di Salvo Barbagallo
Il 2016 si è concluso anche in Italia con le città blindate e con il timore di attacchi da parte di terroristi jihadisti, ma comunque e in ogni modo all’insegna dei grandi concerti di fine d’anno da un capo all’altro del Paese. Un segno forte quello della musica in tutte le sue forme, per dire che la speranza non può e non deve essere sconfitta a causa delle azioni delittuose che sconsiderati fanatici portano avanti contro una Umanità che vorrebbe vivere serena e in pace. Il guaio è che non sono in campo solo quelli che consideriamo “estremisti”, ma anche molti di coloro che si autodefiniscono (o sono definiti) “civili” e “responsabili” e “sentinelle” di una “democrazia” mondiale che ormai da tempo assomiglia più a un colabrodo che non a un simbolo concreto da difendere. Faremmo solo retorica se portassimo esempi delle palesi falsità che hanno caratterizzato i principali avvenimenti (politici, economici, militari) in Italia e ovunque (dalla Germania agli Stati Uniti) dell’anno appena trascorso. Retorica fin troppo facile in quanto hanno parlato i “fatti” che tutti abbiamo vissuto e che (quasi) tutti abbiamo subito senza che si avessero reazioni adeguate per cambiare lo stato delle cose.
Ma i “fatti” si dimenticano con estrema facilità, seguiti da altri “fatti” che sommergono quelli già verificatisi. Così abbiamo dovuto registrare che gli scandali non scandalizzano più di tanto, che gli abusi continuano ad essere perpetrati, che anche se i governi cadono subito dopo si ripropongono a fotocopia e chi guida questo Paese è lo stesso che è stato sfiduciato dalla collettività. I Referendum, alla fine, servono a poco e alla volontà popolare non si viene dato alcun peso perché è sempre la stessa casta che rimane al potere e che determina il destino di tutti.
Sì, è vero: inevitabilmente ogni considerazione diventa pura accademia, pura retorica anche se è lo specchio di una realtà che nessuno può ignorare.
Allora cerchiamo di guardare in prospettiva e limitiamoci a volgere lo sguardo soltanto sulla nostra Isola considerando soltanto chi la abita e quali potranno essere le prospettive per questo 2017 appena appena avviatosi. Prospettive? Certo, con un grosso punto interrogativo, meglio non parlarne…
Partiamo con il piede giusto, ci diciamo: dunque, con ottimismo.
Con ottimismo diciamo che i Siciliani riusciranno ad emergere dal loro atavico torpore e riusciranno a reagire e si faranno “governare” da Uomini consapevoli del loro ruolo al “servizio” della comunità.
Con ottimismo diciamo che non sbarcheranno più migranti/profughi nei porti Siciliani perché i loro problemi saranno risolti nelle loro patrie con l’aiuto di tutti, E CHE I Centri d’accoglienza verranno smantellati per evitare che qualcuno speculi sulla pelle dei fuggitivi.
Con ottimismo diciamo che il nuovo Presidente degli Stati Uniti richiamerà Oltre Oceano i militari USA che hanno “abusivamente” occupato da decenni parte del territorio isolano, mettendo in pericolo con la loro presenza i Siciliani. Con ottimismo diciamo che Donald Trump ordinerà anche di “spegnere” il micidiale MUOS e riporterà all’origine “protetta” l’area di Niscemi.
Con ottimismo diciamo che avverranno tante e tante cose positive in questo 2017, soprattutto che i giovani avranno il desiderato lavoro che consentirà loro di condurre una vita “civile” e non degradata e non avranno la necessità di varcare lo Stretto in cerca di fortuna, come accade oggi.
Con ottimismo diciamo che le risorse che la Sicilia possiede saranno, finalmente, valorizzate e consentiranno lo sviluppo che mai c’è stato.
Eccetera, eccetera.
Per questo primo giorno del 2017 Anno Domini non è un “lusso” essere ottimisti, pur nella consapevolezza che “…del doman non c’è certezza…”.