Agli Italiani (che governano) non piace l’America di Trump

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di Salvo Barbagallo

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Una strana e forse non casuale catarsi sta colpendo molti esponenti dell’attuale Governo dell’Italia: si mostrano apertamente “ostili” a chi rappresenta in questo momento (in qualità di Presidente) gli Stati Uniti d’America! È veramente interessante osservare (e possibilmente analizzare) con attenzione gli atteggiamenti che assumono diversi autorevoli esponenti facenti parte, appunto, del Governo nei confronti di Donald Trump, dimenticando d’un sol colpo anche la circostanza che l’ex premier Matteo Renzi prese parte alla cena d’addio del predecessore di Trump alla Casa Bianca, Barack Obama, con al seguito anche l’attore comico Benigni. Gli Stati Uniti d’America da questi protagonisti della vita politica nazionale ora vengono guardati con diffidenza e (forse) anche con timore. Lasciamo senza risposta l’interrogativo “perché”? Beh, di risposte al punto interrogativo se ne potrebbero dare tante, una fra le principali potrebbe essere quella che Donald Trump (direttamente o indirettamente) rischia di rompere quella sorta di cordone ombelicale che dal dopoguerra ad oggi ha legato (e ancora lega) il nostro Paese agli USA, provocando una “dipendenza” assoluta dalle decisioni che provengono d’Oltre Oceano.

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Come ha riportato giorni addietro (29 gennaio) il quotidiano Il Giornale, prendiamo, per esempio, quanto ha dichiarato il presidente della Camera in un lungo post su Facebook, criticando le scelte di Trump: “Riguarda tutti noi quello che il nuovo Presidente Trump sta decidendo per gli Stati Uniti perché i suoi provvedimenti, oltre a minare le basi dei principi giuridici internazionali, portano ad un caos generale e rischiano di alimentare pericolose ritorsioni (…). La Boldrini è “allarmata” per le prese di posizione di Trump sulla queste migranti, sulla questione del muro con il Messico e parla di “diritti” che vengono violati. Niente da eccepire, se non fosse per il fatto che la “paternità” della linea politica di questi (presunti o veri?) “processi” discriminatori non si può di certo attribuire a Trump, così come a Trump non si possono attribuire gli interventi armati USA sui Paesi dai quali ora fuggono i disperati. È sufficiente riportare alla memoria la “politica” che a riguardo è stata adottata da quanti hanno preceduto lo stesso Trump nel famoso studio ovale della Casa Bianca. Per esempio, a proposito del muro con il Messico è opportuno ricordare che un “muro” con il Messico esisteva già e fu costruito durante l’amministrazione Clinton. È il cosiddetto “muro di Tijuana”, una lastra d’acciaio lunga quasi 30 km che divide USA e Messico tra San Diego e Tijuana nel punto più trafficato di tutta la frontiera. Ad esso si aggiungono le barriere fisse e mobili sparse lungo ben 1000 dei 3000 km di frontiera esistente fra i due Paesi, messe su sempre ai tempi di Bill Clinton.

Come è facile dimenticare, o far finta di “non sapere”: dimenticare non costa nulla!

E cosa dire delle (spontanee?) manifestazioni anti Trump che si sono animate in tutto il mondo, anche in Italia dove alcuni manifestanti (sic!) innalzavano cartelli con scritte “Trump tu non sei il mio Presidente”, ignorando (volutamente, o buccia di banana?) che il “Presidente Italiano” è l’esimio Sergio Mattarella e non Trump? Un mondo di pazzi? No, un mondo dove gli interessi (economici, militari, politici, eccetera) si intrecciano in maniera spaventosa e, spesso, anche occulta.

Così (molto sinteticamente) si sta presentando a livello mondiale la situazione dopo l’elezione e l’insediamento di Donald Trump, un personaggio nella cui dimensione adesso non ci permettiamo di entrare, preferendo però sottolineare alcuni aspetti che riguardano l’Italia e la Sicilia (come al solito, per quanto ci interessa particolarmente). I Governi italiani (compreso questo di Gentiloni del quale molti autorevoli esponenti sono fortemente critici nei confronti di Trump) dal dopoguerra ad oggi sono stati strettamente legati ai Governi e ai Presidenti degli Stati Uniti, consentendo con accordi “bilaterali” che hanno disatteso il Trattato internazionale di Pace di Parigi del 1947, l’occupazione militare da parte delle forse armate statunitensi del territorio nazionale (e Siciliano, soprattutto) pure con la presenza di ordigni nucleari e di altri sofisticati ordigni bellici (vedi il MUOS di Niscemi e i droni a Sigonella). Ebbene se al Governo Italiano ora non piace quanto sta portando avanti mister Presidente Trump, quale occasione migliore per rimandare gli yankee a casa loro? Sappiamo bene che i Trattati e gli Accordi si fanno e si disfano a secondo delle convenienze: nessuno, sicuramente, in questo caso griderebbe allo scandalo. Questo è un discorso che noi approfondiremo in quanto riteniamo che un “rapporto” (quello Italia-USA) possa essere valido in tutte le sue sfaccettature, e non solo parzialmente…e non solo quando è ritenuto comodo e utile.

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One Thought to “Agli Italiani (che governano) non piace l’America di Trump”

  1. Nino

    Complimenti Salvo come quasi sempre sono d’accordo con la tua analisi, questo paese è finto e tale resterà.

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