di Vittorio Spada
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha firmato nei giorni scorsi il decreto che istituisce a Catania, per un periodo di due anni, la sede dell’Autorità di sistema portuale del Mar di Sicilia Orientale, rispetto alla originale previsione di Augusta. La scelta su Catania – specifica il ministero – è stata compiuta in seguito alla richiesta della Regione Siciliana, cui è stata data risposta positiva, specificando che si tratta di sede transitoria per un periodo di non più di due anni.
Nonostante si tratti di un provvedimento che vedrà Catania sede “transitoria” di Autorità Portuale per “un periodo di non più di due anni”, si sono riaccese le polemiche, le stesse quando l’Autorità dallo stesso ministro Delrio nel gennaio dello scorso anno la concesse ad Augusta, solo che ora le polemiche navigano in senso inverso, su Catania, cioè.
In un nostro articolo in data 23 gennaio 2016 avevamo espresso opinione negativa sulla scelta di Augusta quale sede dell’Autorità Portuale effettuata dal ministro Delrio, non tanto perché ritenevamo Catania “idonea”, ma in quanto era nostra opinione che le “caratteristiche” specifiche del porto del Siracusano non rispondessero a criteri di sviluppo “commerciale” dello scalo marittimo. Scrivevamo un anno addietro: Il principio della nuova strutturazione portuale probabilmente è quello opportuno nell’attuale situazione degli interscambi marittimi, soprattutto nell’area del Mediterraneo. Discutibile, per quanto attiene il “sistema” della Sicilia Orientale, la scelta di Augusta, non solo per l’eccessiva penalizzazione che ricade sulla città di Catania e dell’intero territorio etneo, ma soprattutto poiché il porto di Augusta è già un “polo” di forte riferimento per la Marina Militare, non solo italiana ma anche “alleata”. Oltre ai vari Comandi della Marina Militare Italiana e comandi stranieri, si ricorda che Augusta è porto-base utilizzato dalla Marina USA (VI Flotta) con deposito di munizioni (installazione concessa in uso agli Stati Uniti) con pontile per l’attracco di sommergibili nucleari, con missili Polaris e con gallerie sottomarine per sommergibili con penetrazione nell’entroterra costiero. Quelle “ragioni” che sostenevano Augusta “inadatto” per essere sede di “Autorità” civile permangono. Forse, a questo punto, e tenendo conto delle sopradette considerazioni, più “adatta” Siracusa.
L’altro lato della medaglia lo ha illustrato bene il presidente di Confcommercio Sicilia, Pietro Agen, in una recente intervista rilasciata al nostro direttore Salvo Barbagallo. Ecco cosa sostiene Pietro Agen:
Io sono assolutamente favorevole alla fusione dell’Autorità Portuale perché, questo bisogna dirlo, l’Italia era diventata la patria delle parrocchie. Allora le parrocchie dal punto di vista della fede hanno dato un grande aiuto anche quello della crescita di nuove generazioni e quando si tratta di gestire operazioni economiche le parrocchiette locali servono a poco, bisogna ragionare ad ampio raggio. Allora… Ancora quando ero Presidente della Camera di Commercio di Catania mi battei per integrare i porti di Catania, Augusta, Siracusa ed anche Pozzallo perché a mio parere hanno la stessa logica e potrebbero svolgere operazioni di tipo completamente diverso. Chiaramente il grande porto commerciale è Augusta, su questo non possiamo discutere; certo, c’è un problema di intervenire sui fondali per quanto riguarda l’inquinamento ma è chiaro che l’unico porto per profondità e per assenza d’insabbiamento dia delle risposte serie al mercato. Catania e Pozzallo e la stessa Siracusa possono svolgere ruoli collaterali. Il problema qual’è? Fare “sistema”. Non è chi comanda, perché poi si comanderà tutti assieme: quando si è in squadra così si fa. Poi deve essere nominato un Primus, ma spesso più che altro un portatore, un rappresentante non un padrone dei porti. Quello che è importante è fare squadra e decidere cosa fare. Io cito sempre la mia
Liguria che in questo, dal punto di vista della gestione portuale, è stata forse la più intelligente: prima era tutto/Genova, poi un bel momento tutte le grandi navi da crociera si sono trasferite su Savona, che prima era un porto (pensate addirittura…) che era un porto del carbone e c’era addirittura la funicolare che portava il carbone nell’entroterra. Oggi è un grande porto crocieristico che ha rivitalizzato la città di Savona. Genova si è differenziata, ma ha un’ala più prettamente commerciale. Poi c’ha l’ala, invece anche qui di immagine, che è quella ridisegnata de Renzo Piano: più che un porto sembra quasi… un parco. Abbiamo il grande Acquario, abbiamo la vecchia Manifattura del cotone che è diventata Centro congressuale di altissimo livello. Genova è diventata un qualcosa di livello diverso dal porto da come lo abbiamo inteso per anni. La Spezia è diventato uno scalo porta container e porto militare e Imperia (che non ha un porto ma ne ha due perché in quattro chilometri ci sono due porti) ora si è fatta finalmente la banchina intermezza. Quindi siamo praticamente a tre porti, quattro moli e tre porti: queste sono le cose italiane. Però è stata data una caratterizzazione: una parte è diventata turistica, un’altra parte invece è diventata un piccolo porto low-cost per piccole operazioni sia navali sia turistiche. Quattro provincie, quattro logiche diverse, non c’è concorrenza, c’è una grande sinergia e c’è la possibilità di un interscambio notevole; la Sicilia deve imparare a fare la stessa cosa. Dove Catania e Siracusa possono fare turismo, il grande porto commerciale non può che essere Augusta, mentre Pozzallo deve diventare un porto merci sfuse e generi vari perché ha una sua potenzialità…