Dove non volano prefiche e Cassandre

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di Guido Di Stefano

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Sogniamo un limpido cielo, che abbracci benevolmente tutti gli essere umani dai più umili ai più potenti. Sogniamo un cielo che ogni giorno segni il trionfo della luce, sia essa quella folgorante del sole o quella pallida della luna e quella tremolante delle stelle; perché la luce è vita, verità, via, giustizia e misericordia.

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Sogniamo un cielo non macchiato dalla disumana e letale presenza di prefiche e cassandre,  non oscurato dalle polveri e dalle nebbie sollevato dai venti menzogneri di esse e dei loro “araldi”, non avvelenato dalle armi dei loro “signori”, adoratori delle divinità degli inferi.

Sogniamo che noi e tutte le generazioni che ci seguiranno possano alzare gli occhi al cielo mentre odori-colori-suoni della natura rinnovano la speranza contro ogni pessimistica aspettativa: “spes contra spem” è sempre stata la forza vittoriosa dei nostri avi, dalla notte dei tempi.

Sogniamo che prefiche e cassandre precipitino nei baratri e nelle tetre “caverne” in cui vorrebbero spingere i “pochi” umani superstiti all’apocalisse cui vogliono dannarli con le loro idolatre pretese di nuovo ordine mondiale unipolare: sì proprio quel nuovo potere totalitario e unico cui sembrano essersi votati tanti vertici (di ogni origine e  “dottrina”) che abusano e circuiscono per immeritato potere.

Sogniamo che le genti parlino un linguaggio “umanamente corretto e non politically correct”. Perché il favellare “politicamente corretto” è ciclicamente riesumato quale copertura delle derive totalitarie unipolari universalistiche per ingannare i popoli e dannare ogni anelito di libertà. E’ quest’ultimo il linguaggio che, con la sua ipocrita ed elastica morale di comodo, assolve con gli onori i potenti di turno con i loro cortigiani e condanna senza appello gli obiettori.  Quante predazioni, crudeltà e massacri (tanto più spietati quando vi si sono sintonizzati il potere sacro con il profano) sono stati “giustificati” con il “politicamente corretto”: per sintonia tra regno di Francia e papato  la strage degli albigesi o catari inermi, tutti passati a fil di spada fossero essi bambini, donne, uomini, vecchi; per slancio papale e complicità dei regnanti le famose crociate (al grido “Dio lo vuole”, cui erano contrari i regnanti Svevi (regolarmente scomunicati e perdonati fino alla morte) tra cui Federico II di Svevia e il suo Regno di Sicilia contro il quale il solito papa di turno aveva anche bandito una crociata; le spietate colonizzazioni con la ciarliera giustificazione di esportazione della civiltà e della fede; le  inquisizioni chiamate “sante” e invocate come difese della “fede”, che fecero vittime senza distinzione di età, sesso e religione; le strane omissioni contro i deliri del ventesimo secolo; i calorosi abbracci e sostegni dati nel ventunesimo secolo a nuovi regimi di tendenze naziste;  gli assordanti silenzi prevalenti nel mainstream occidentali sulle fosse comuni riempite dagli instancabili (si dice) “figli  del grande fratello”; neanche l’ultima con quattromila corpi ha mosso le labbra delle prefiche e cassandre del nuovo ordine mondiale.

Una costante è comune in tutti i periodi dominati dal linguaggio politicamente corretto: tutti i demoni del potere e della ricchezza hanno indicato (o inventato) sempre i nemici mortali da eliminare e prospettato i cataclismi conseguenti alla non perfetta assimilazione ed esecuzione del “superiore” verbo, mascherando i loro disumani intenti con roboanti proclami di nobili intenti. Purtroppo nei crimini si tuffano in ogni epoca gli spiriti piccoli, contrari all’intelletto, e formano devastanti e sanguinarie armate, che mal si rassegnano alla prospettiva di perdere potere, anche se non sono i più numerosi ma solo i più dannifici esseri, quelli che negano lo “ieri” per vivere un “oggi” senza la certezza di un “domani”.

Condividiamo la “fratellanza universale”, come figli di un unico Creatore, comunque lo vogliamo chiamare; non accettiamo la cancellazione delle identità e dei confini, perché maturati con l’uomo: avete dimenticato che Gesù di Nazareth riconobbe la realtà degli “altri recinti”, popolati in ogni caso da “pecore” sue pronte a seguirlo? Il messaggio è chiaro: non è il recinto che fa le pecore buone o cattive, ma il “buon pastore” che deve precederle “con il suo esempio” e non spingerle con il terrore.

Proprio l’opposto di quello che fanno gli attuali pastori e/o leader occidentali che si abbandonano allegramente alle minacce “di futuro danno” e ai pianti “premonitori”, vere cassandre e prefiche degne di essere precipitate nell’inferno dantesco.

Non parliamo della manifesta insensatezza delle culture governative: per oltre mezzo secolo hanno lavato il cervello ai popoli con il “controllo delle nascite” (non razionale ma “aprioristico”) e attuato politiche socio-economiche ostative alle famiglie (più o meno numerose) negando di fatto a uno dei due genitori la possibilità di dedicarsi ai figli, giustamente gratificato: e ora che i frutti della follia sono evidenti se ne escono con il ritornello della benedizione dell’apporto massiccio di nuove vite di difficile integrazione.

Che dire poi dell’evidente schizofrenica ipocrisia “doppiopesista” di tutto l’occidente? Le nostre prefiche e le nostre cassandre hanno scoperto solo nel terzo millennio che in Africa e in medio-oriente  vivono anche nostri fratelli da amare! Ma perché i Russi debbono sempre essere la nostra minaccia “immanente”? Potere religioso? Potere politico? Potere militare? Potere economico? Convergenza di poteri?

Racconta la storia che i Russi si sono sempre difesi dalle invasioni tanto orientali (coprendo così l’Europa occidentale) quanto occidentali (Napoleone Bonaparte fermato a Mosca, i nazisti stroncati a Stalingrado, l’obliata guerra di Crimea che vide complici degli Ottomani Francia-Inghilterra-Piemonte). E furono altresì i Russi a “svendere” agli USA l’Alaska e gran parte della California. Gli espansionisti sono loro? Forse danno fastidio a troppi “illuminati” alcune loro  virtù: lo spirito identitario, lo spirito nazionale, la valorizzazione delle  loro memorie storiche, la loro cultura pregna di pathos-bellezza-spontaneità-poesia, la loro religiosità che a tratti li avvicina alla figura del bambino portato a esempio da Gesù di Nazareth. E forse dà molto più fastidio il loro attaccamento al “libero arbitrio”, all’intelletto, all’anima, al cuore e alla scienza con coscienza!

Fossimo indipendenti noi Siciliani!

Potremmo lasciare quest’Italia che abdicando dal ruolo di patria del diritto sta trasformandosi nel regno della censura ideologica (come imposto da prefiche e cassandre), della disinformazione e delle carriere costruite sulla guerra mediatica alla Sicilia: quanti sacchi di fango si sono svuotati sulla Sicilia!

Potremmo lasciare l’Euro poiché, fossimo nazione indipendente   con l’attuale legislazione che rispettiamo, basterebbe un Decreto Legge d’urgenza per “uscire”, senza andare in bancarotta come “minacciato” degli unipolaristi.

Potremmo lasciare la UE, di cui non sentiremmo la mancanza e ne avremmo un senso di sollievo liberandoci dai Diktat di Berlino, Bruxelles e Parigi!

Potremmo lasciare la NATO, respirare finalmente liberi dall’attuale invasione e occupazione arbitraria e gratuita dei nostri cielo-terra-mare e fors’anche sottosuolo ed allontanare l’incubo delle testate  nucleari in entrambi i sensi di marcia.

In tutta l’Europa si levano voci allarmate sulla catastrofica tendenza finanziaria della UE: in Italia impera il silenzio di stato.

Da più parti si sentono allarmate denunce sul pericoloso espansionismo della NATO, che sta avvicinando ulteriormente truppe e armi letali a tutti i confini della Russia: dagli altoparlanti italiani si vanta il pieno sostegno della NATO, che già ci ha coinvolti in guerre assurde e nocive!

Intanto stanno miseramente crollando tanti miti e dogmi, che ci sono stati imposti dai cultori del “politically correct”, diciamo, degli ultimi mille anni: insomma se la terminologia è moderna la pratica è antica!

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