Sicilia/Italia che vai, marines armato che trovi

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di Salvo Barbagallo

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Troppo presi (quasi coinvolti) dal gossip della politica e dei politici “nazionali” e “regionali”, Siciliani e Italiani si disinteressano delle problematiche  di più ampio respiro che pesano sul Paese. La questione “migranti” anche se irrisolta non preoccupa più di tanto, indubbiamente c’è attenzione sulle liti interne del partito (il PD) che continua ad esprimere il Governo che governa (?) la collettività nazionale, ma soltanto perché è chiara immagine del ridicolo che (volente o nolente) sovrasta tutti (o quasi tutti); indubbiamente c’è stato un eclatante seguito per il Festival di Sanremo, ma sempre meno interesse per gli scandali che intaccano la Cosa pubblica anche se si ricorda il venticinquennale di “Mani pulite” che avrebbe dovuto cambiare ogni cosa nel modo di operare a tutela del cittadino. In uno scenario dove non si mette in primo piano disoccupazione e occupazione, dove per i giovani il futuro diventa sempre più incerto, dove lo sviluppo del Meridione rimane una chimera, c’è poco spazio per riflettere sul caos in Libia che ci tocca da vicino, sul terrorismo jihadista sempre in agguato, sull’infinito processo Stato/mafia, sull’infinita ricerca (sempre infruttuosa) del boss Messina Denaro e… sugli ordigni nucleari “made in USA” depositati (o disseminati) sul territorio e sulla stessa presenza (ormai stabile) di migliaia e migliaia di militari statunitensi (armati di tutto punto).

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Così non c’è da stupirsi se i mass media riportano quasi marginalmente le dichiarazioni del Segretario alla Difesa americano Jim Mattis rivolte ai 28 membri della Nato: “Gli Stati Uniti rispetteranno gli obblighi in seno alla Nato, ma potrebbero ridimensionare il loro impegno nei confronti di quei membri europei che entro l’anno non avranno messo in atto un piano per raggiungere la soglia del 2% per la spesa militare (…) Il contribuente americano non può più sobbarcarsi una sproporzionata quota a difesa dei valori occidentali e della Nato (…) Gli americani non possono e non vogliono più preoccuparsi del futuro dei vostri figli. La scarsa prontezza militare dimostra una mancanza di rispetto per noi stessi, per l’Alleanza e per le libertà che avete ereditato, ora chiaramente in pericolo (…).

Per comprendere meglio le affermazioni di Jim Mattis, che ovviamente rispecchiano le intenzioni del nuovo Presidente Usa, Donald Trump, c’è da affidarsi a quanto scrive Franco Iacch sul quotidiano Il Giornale: Ogni paese membro della Nato avrebbe dovuto investire il 2 per cento del PIL per la Difesa. Il termine del 2 per cento del PIL, è stato fissato analizzando il livello medio di spesa dell’Alleanza tra la fine della guerra fredda fino al 2003. Il 2 per cento rappresentava lo standard medio degli alleati, quindi facilmente gestibile. Un obiettivo che, al 2016, è stato raggiunto soltanto da cinque alleati: Stati Uniti (3,61%), Grecia (2,38%), Regno Unito (2,21%), Estonia (2,16%) e Polonia (2%). L’Italia, nel 2016, ha investito nella spesa militare l’1,11% del PIL (…). Il Segretario alla Difesa americano riconosce che è vero, nel 2016 i membri della Nato hanno aumentato la loro spesa militare complessiva di circa il 3,8 per cento per circa 10 miliardi di dollari, ma gli alleati devono fare di più. Tutti coloro che beneficiano della miglior difesa del mondo, dovranno garantire la rispettiva quota proporzionale ed il costo necessario per difendere la libertà. Non dimentichiamoci che la Nato difende la libertà (…). Insomma, è sempre una questione di soldi. Ed è sempre una questione che, ovunque ti giri, un marines armato lo trovi, anche (certamente e non solo) sotto etichetta “NATO”. È lo stesso Segretario alla Difesa USA che (sempre a Bruxelles) “informa” che La Nato dispiegherà nei prossimi mesi “dei droni di sorveglianza in Sicilia, per controllare quello che succede sul terreno. Li utilizzeremo in diversi posti, ma avranno la loro base in Sicilia, confermando che Sigonella sarà la base del comando “Global Hawk” Block 40  e dei “Predator”. E sembra (se volete) una solenne presa in giro, dal momento che Sigonella “ospita” ormai da anni i “Global Hakws” e i “Predator”, con l’unica differenza che sono di esclusiva proprietà ed operatività degli USA. Che ora arrivino pure i droni della NATO è un surplus che rende ancora più pericolosa l’installazione “italiana” al cui interno, in piena autonomia, è collocata la Naval Air Station statunitense. La “missione” della Alliance Ground Surveillance sarà quella di supportare le operazioni Nato nel Mediterraneo, nei Balcani, in Africa e in Medio Oriente. Ma, scusate: non sembrano in contraddizioni le dichiarazioni del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Jim Mattis, che ha detto ai ministri degli altri Paesi membri della Nato che Washington ridurrà il suo impegno militare se gli altri Paesi non aumenteranno la spesa per la difesa, aggiungendo che I contribuenti americani non possono più tollerare un peso sproporzionato per la difesa dei valori occidentali e che Gli americani non possono preoccuparsi del futuro dei vostri bambini più di quanto lo facciate voi?. A questo punto c’è da chiedersi quali sono realmente, allora, le “missioni” che compiono da anni i droni USA (armati e di osservazione) che già sono di stanza stabile a Sigonella? Forse non per il futuro e la sicurezza dell’Europa, ma solo per esclusivo interesse a Stelle e Strisce?

È forse in nome di questi “interessi” ignoti che l’Italia (e la Sicilia?) custodiscono i micidiali ordigni nucleari USA?

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