DAL RAPPORTO SULL’INDAGINE DELLA COMMISSIONE EMIS del PE, EMERSE RESPONSABILITA’ “A TAPPETO”
La Via: “Per evitare in futuro nuove frodi, rafforzare i controlli sulle regole esistenti, e introdurre i test su strada”
Dieselgate: il Parlamento europeo ha di fatto messo la parola fine sul famigerato caso Volkswagen, con i risultati emersi dalla commissione parlamentare d’inchiesta che ha fatto luce sulla vicenda, ma restano puntati i riflettori su comportamenti più estesi, non esclusivamente limitati all’azienda tedesca. Non si tratterebbe infatti di un caso isolato, al contrario la vicenda farebbe da ombrello a “una problematica ben più vasta e complessa che riguarda tutto il settore”, conferma l’eurodeputato Giovanni La Via, Ap\Ppe, a chiusura del rapporto finale votato dalla Commissione Emis, di cui fa parte, approvato a larghissima maggioranza. “E’ stato – commenta La Via – il frutto di un lavoro di 12 mesi molto intenso, con diversi incontri e audizioni a livello europeo e con i Ministri e le autorità dei singoli Stati membri, a seguito dei quali abbiamo accertato gravi comportamenti messi in atto dalla Volkswagen, ma che sottendono diverse problematiche dell’intero settore automobilistico, che dobbiamo risolvere ed eliminare”.
Insomma, si sarebbe scoperchiata un’inquietante realtà, che opacizza la più moderna tendenza green degli Stati a garanzia di un ambiente più sano e vivibile, in vista anche dell’ambizioso obiettivo definito dell’accordo globale ONU sul clima di Parigi. La prassi con cui hanno operato alcune industrie sarebbe ben diversa. “Abbiamo avuto prova di grandi discrepanze tra i valori delle emissioni inquinanti su strada e le emissioni durante i test in laboratorio dei veicoli che dovevano essere omologati, e la conclusione del rapporto – spiega l’eurodeputato – identifica chiaramente diverse responsabilità, sia per quanto riguarda la corretta applicazione delle regole europee sui limiti delle emissioni delle sostanze inquinanti delle automobili, sia per quanto riguarda i controlli su eventuali strumenti in grado di alterare i risultati dei test”. Dalla chiusura delle indagini emergerebbe soprattutto la “miopia”, e le tante carenze, anche da parte degli Stati membri e delle singole autorità nazionali, che avrebbero dovuto vigilare e verificare che si rispettassero le norme che regolamentano la materia, e gli effettivi livelli di emissioni inquinanti.
Ma non si tratta esclusivamente di una valutazione di quanto accaduto: il rapporto contiene infatti un numero elevato di proposte, al fine di “migliorare il sistema dei controlli e incrementare l’efficacia della sorveglianza del mercato”, dice l’on. La Via, che aggiunge “dobbiamo adesso fare in modo che tutti gli Stati membri implementino correttamente le regole oggi esistenti, soprattutto per quanto riguarda i controlli e le omologazioni, nel frattempo – anticipa l’eurodeputato – stiamo lavorando alla nuova legislazione, che sarà rafforzata proprio per evitare scandali e frodi come il dieselgate”.
Un passo avanti, poco dopo il caso Volkswagen, era stato compiuto grazie alla proposta di La Via, secondo cui i test di omologazione possono registrare risultati reali e attendibili solo se effettuali su strada e non più in laboratorio. “Chiediamo con forza – ribadisce – che i test vengano effettuati alle reali condizioni di guida su strada, e non con modelli ad hoc in laboratorio, e con limiti sempre più bassi per le sostanze inquinanti, a tutela dei consumatori ma soprattutto della qualità dell’aria che respiriamo e della salute di tutti i cittadini”.