di Rita Charbonnier
Annalisa, perché hai deciso di scrivere un romanzo su Caravaggio? Da quale tua esigenza è scaturito questo lavoro?
Nel 2005 iniziai a compiere ricerche sulla presenza di Michelangelo Merisi, più noto come Caravaggio, a Siracusa. Il dipinto che aveva lasciato nella Chiesa di Santa Lucia alla Borgata da sempre mi aveva emozionato ed incuriosito. In particolare nel quadro, oggi esposto in Ortigia alla Chiesa di Santa Lucia alla Badia, mi aveva colpito la Santa; avevo iniziato a chiedermi a chi si fosse ispirato il pittore. Al volto di una delle sue modelle o ad una donna siracusana vera? Nella mia fantasia di scrittrice era emerso un viso pulito e dolce, diverso dai volti delle donne che il pittore aveva raffigurato nei suoi quadri. La seconda motivazione era che, sulla presenza di questo grandissimo artista a Siracusa, vi era solo un ricordo storico contemporaneo, quello di Vincenzo Mirabella che aveva narrato di aver accompagnato il Caravaggio nella celebre zona del Teatro Greco in una sua opera del 1613. Anche se il pittore era un fuggiasco, proveniva infatti da Malta, mi chiedevo il perché sul suo soggiorno siracusano, durato circa due mesi, vi fosse una sola testimonianza. In aggiunta permane il mistero del contratto, che non è mai stato trovato lasciando agli appassionati del pittore, e sono tanti, ed agli studiosi l’onere della ricerca su chi avesse commissionato l’opera. A Siracusa custodivamo, quindi, il dipinto di uno dei pittori più importanti della storia dell’arte mondiale. Io stessa, appassionata dell’arte di Caravaggio sin da ragazza, ero andata in giro per l’Europa e fino in Russia per ammirare nei più importanti musei gli altri suoi capolavori ma fino a qualche anno fa non erano molti a sapere della presenza de “Il seppellimento di Santa Lucia” nella mia città. Mi sembrava importante riportare l’attenzione su questo momento “siracusano” della vita del pittore. Inoltre più leggevo libri, biografie e approfondimenti su Caravaggio più mi rendevo conto che Michelangelo Merisi era molto più complesso del personaggio geniale ma anche “violento”che era stato raccontato. In un suo dipinto aveva inserito delle note musicali tratte da una melodia nota, contemporanea, frequentava poeti, studiosi di scienza ed intellettuali importanti con cui si intratteneva in dotte conversazioni. Pertanto mi sono decisa a raccontare un Caravaggio, forse, poco noto e l’ho immaginato qui, nella mia città. Non è stato semplice studiare e immaginare la Siracusa del 1608, città poi cambiata dal terribile terremoto di fine secolo. Ho compiuto ricerche anche su feste, usi, costumi, gastronomia del tempo imbattendomi anche in alcune ricette. Nella pasticceria, ad esempio, grande spazio veniva dato alla mandorla “pizzuta” di Avola, oggi celebre in tutto il mondo. Sono stata aiutata da amici esperti in storia moderna, urbanistica, folklore e storia della gastronomia, tutti puntualmente presenti nei ringraziamenti alla fine del mio libro. Utilissimi gli studi di Salvatore Russo su Vincenzo Mirabella, di Francesca Fausta Gallo sulla Siracusa barocca e il primo “editing” dell’amico Salvatore Paci.
Quanta libertà narrativa ci si può concedere quando si scrive un romanzo basato – come in questo caso – su un grande personaggio storico? Dove si trova la linea di demarcazione tra realtà e romanzesco?
Il romanzo permette libertà narrativa all’interno di limiti temporali abbastanza certi. Di Caravaggio sappiamo la data in cui si trova a Messina per firmare un contratto nel dicembre del 1608 ed è noto che fuggì da Malta alla fine del mese di settembre dello stesso anno. Ho letto moltissimo per mantenere intatti quei vincoli temporali che appaiono documentati. Su Malta e i luoghi frequentati da Caravaggio ho consultato vari saggi e mi sono recata nell’isola per assorbirne l’atmosfera. In merito al motivo per cui il pittore fu costretto a fuggire dopo esser stato condotto in prigione ho scelto una delle varie interpretazioni date in questi anni dagli studiosi, prevalentemente inglesi, che si sono cimentati nella ricostruzione di quel breve periodo maltese di Caravaggio.Poi, all’interno del personaggio che ho immaginato approfondendone la vita e l’opera, ho fantasticato, perché il mio obiettivo era raccontare il Caravaggio a Siracusa e diffondere la genialità della sua arte e la complessità del suo pensiero e della sua personalità anche ai non specialisti del settore, a tutti gli amanti della bellezza, del racconto storico, agli appassionati del pittore. Devo ringraziare l’Electa Mondadori che ha accolto la mia idea ed ha inserito il mio romanzo nella collana Electastorie dandogli l’onere e l’onore di inaugurare la collezione noir. Ritornando al fascino delle opere di Michelangelo Merisi tanti mi dicono di non essere competenti di pittura e arte ma davanti alle opere del Caravaggio rimangono “muti”. Lo vedo spesso accadere a Siracusa davanti al grande quadro dedicato al seppellimento della nostra Santa Patrona. Turisti, cittadini e studenti restano silenziosi ad ammirare la Pala d’altare e poi commentano le loro impressioni e spesso sottolineano la stessa cosa; che il pittore li ha fatti sentire come presenti in quel momento. E’ come se il Caravaggio avesse fotografato la scena. Approfondendo la realtà storica e sociale della Siracusa del 1608 ho immaginato le possibili frequentazioni del pittore, poche per la verità data la condizione di fuggiasco, ed i luoghi in cui si era spostato. Partendo dalle descrizioni del Mirabella, autore dell’opera immane “Dichiarazioni sulla pianta delle Antiche Siracuse” e dalla biografia di quest’ultimo ho immaginato anche altre “escursioni” del Caravaggio a Siracusa. Ho scelto il verosimile attingendo alle scarne note biografiche del pittore inserendo poi luoghi suggestivi come le Latomie dei Cappuccini di Siracusa, le Catacombe di San Giovanni, le grotte sotterranee dell’antica Chiesa di Santa Maria del Gesù e l’isola “magica” di Ortigia con le sue splendide Chiese e scorci meravigliosi.
Tu sei un’autrice di narrativa e di saggistica. Quando scrivi, in cosa sostanzialmente differisce il tuo approccio all’uno e all’altro genere?
La mia formazione principale è quella di ricercatrice. Questa mia passione si è potuta realizzare con le pubblicazioni dei miei saggi su Elio Vittorini e Francesco Paolo Perez. L’ultimo libro che ho dato alle stampe è stato “Vittorini e le Mille e una notte. Pittura, fumetti e pubblicità nell’opera editoriale di Elio Vittorini”, che ho realizzato dopo due anni di ricerche svolte anche online in Archivi del Nord Italia e tramite le antiche collezioni di libri che ho trovato in librerie antiquarie. E’ stato il mio lavoro su Archimede a partire dal 2011 ad aver fatto scattare la molla che mi ha portato alla narrativa. Saggistica e narrativa, tuttavia, si basano su ricerche rigorose e incrocio di documenti. Poi nasce la storia dove la fantasia si può esprimere ma sempre con un obiettivo. Così come in “Archimede e l’enigma della Sfinge” la mia missione era quella di dar vita a questo genio che tutto il mondo ci invidia e che la sua città, Siracusa, non onora abbastanza, come ti ho risposto prima anche la presenza di Caravaggio a Siracusa non è stata secondo me ben studiata e approfondita. L’input, dunque, viene dalla voglia di raccontare le mie ricerche e le mie scoperte in modo piacevole, approfondito, interessante; la storia, tuttavia, scaturisce anche dai personaggi che man mano che scrivo vanno raccontandosi. In questo libro Michel’Angelo ma anche la protagonista del dipinto e ancora la famiglia di Vincenzo Mirabella. Non è stato semplice scrivere il romanzo perché Caravaggio è un artista complesso, affascinante, amatissimo, intrigante ma proprio per questo quasi come una “Sirena” che mi chiamava e mi chiedeva di raccontarlo. Spesso tendo a essere troppo ampia nelle mie contestualizzazioni, lo ero anche quando insegnavo al Liceo, ma crescendo come autrice mi sono data fiducia ed ho avuto il coraggio di indulgere di più in descrizioni e frammenti anche lirici riferiti a scene e paesaggi. Perché Siracusa era ed è una città bellissima. La luce che la irradia era ed è magica e la natura, nonostante l’incuria dell’uomo, è meravigliosa.
Credi che l’attività di una scrittrice si differenzi in qualche modo dall’attività di uno scrittore? Esiste, a tuo avviso, una “scrittura femminile”?
Non credo vi sia differenza. La scrittura è una vocazione che “chiama” nello stesso modo uomini e donne. Forse per le donne è più facile dal punto di vista dell’indagine e dell’espressione dei sentimenti;ritengo che la maggior parte delle donne sia “più sensibile ed empatica” degli uomini. Non penso che esista una “Scrittura femminile”. Devo , invece, dire un’altra cosa, se permetti. Come donna che lavora e come madre è molto più difficile trovare il tempo per seguire la propria passione!
Come lettrice, quali sono i tuoi autori – o le tue autrici – preferiti?
Leggo centinaia di libri ogni anno; saggistica, biografie, thriller, romanzi storici e d’avventura. Spesso li recensisco sulle pagine culturali de “la Sicilia”. Recentemente ho letto il libro di Carla Maria Russo “I giorni dell’amore e della guerra” che segue il primo volume “La bastarda degli Sforza”.Una scrittura potente unita ad un’indagine storica curata. Ho trovato meraviglioso anche “La randagia” di Valeria Montaldi e molto ben contestualizzato “La profezia di Cittastella” di Guido Conti solo per citare gli ultimi che ho letto insieme a “La reliquia di Costantinopoli” di Paolo Malaguti.
Tra i miei autori preferiti Matilde Asensi, soprattutto i primi romanzi, Valerio Massimo Manfredi, Falcones, Donato Carrisi ma anche Muriel Burberry, Simonetta Agnello Horby, Viola Di Grado, e ancora Sara Rattaro, Vanessa Roggeri,Clara Sanchez, Ruta Sepetys. Ne potrei citare tantissimi. Uno dei primi romanzi storici che mi ha affascinato è stato “ La strana giornata di Alexandre Dumas”. Ho letto tutti i libri di Wilbur Smith, Patterson, Cussler e Deaver , Reichs e Cornwell solo per citarne alcuni d’oltreoceano.
*Annalisa Stancanelli, bolzanina di nascita, vive a Siracusa dal 1986. È giornalista pubblicista. Ha Insegnato letteratura italiana e latina nei licei; dal 2013 è dirigente scolastico del IV Istituto Comprensivo G.Verga di Siracusa. Laureata nel 1996 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania ha conseguito una seconda laurea in Storia Contemporanea nel 2011 . Dal 2005 collabora con la redazione “Cultura e Spettacoli” e con la redazione Siracusa de “La Sicilia”. Il primo libro, “Vittorini e i balloons. Vittorini e i fumetti del Politecnico” ha vinto la sezione Saggistica del Premio Nazionale “Portopalo più a sud di Tunisi ” ed è esposto all’American Italian Museum di New York. Nel 2011 è stata insignita del “Premio di Giornalismo Saretto Leotta per la Cultura”. Ha pubblicato nel 2014 la biografia politica “Francesco Paolo Perez, cuore siciliano anima italiana”(Bonanno) . Nel 2016 ha pubblicato il romanzo storico su Archimede, “Archimede e l’enigma della Sfinge”e tre saggi su Vittorini, “Vittorini e i fumetti del Politecnico” ( seconda edizione con una nuova appendice sulla polemica “sul fumetto” degli anni 1950-1951), “Vittorini, Pavese e Topolino”, “Vittorini e le Mille e una notte. Pittura, fumetti e pubblicità nell’opera editoriale di Elio Vittorini ” ( tutti i libri con youcanprint).