di Giuseppe Stefano Proiti
<<Caravaggio è doppiamente contemporaneo. È contemporaneo perché c’è, perché viviamo contemporaneamente alle sue opere che continuano a vivere; ed è contemporaneo perché la sensibilità del nostro tempo gli ha restituito tutti i significati e l’importanza della sua opera. Non sono stati il Settecento o l’Ottocento a capire Caravaggio, ma il nostro Novecento. Caravaggio viene riscoperto in un’epoca fortemente improntata ai valori della realtà, del popolo, della lotta di classe. Ogni secolo sceglie i propri artisti. E questo garantisce un’attualizzazione, un’interpretazione di artisti che non sono più del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento ma appartengono al tempo che li capisce, che li interpreta, che li sente contemporanei. Tra questi, nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio>>. (Vittorio Sgarbi)
Certe vite viaggiano in maniera parallela, scavalcano il tempo, e allacciano le diverse epoche creando un’armonia di valori condivisi. Se pensiamo al periodo del Rinascimento, non possiamo non correlarlo ai nomi di Michelangelo Merisi e di Vittorio Sgarbi: due anime “barocche”, particolarmente irrequiete, destinate a incidere fortemente nel presente e su intere generazioni future. L’uno, ha segnato traguardi insuperabili dell’ingegno creativo, dove anche le foglie e la frutta di una natura morta sembrano prendere vita e avere un’anima: “Tanta manifattura mi costa fare una figura umana, che fare fiori o frutta” (Caravaggio). L’altro, parimenti, raggiunge livelli inenarrabili dell’ “ingegno seduttivo” dell’animo umano. Quest’ultimo, viene travolto dall’effetto scenografico dei suoi gesti, dall’uso quasi fisico della sua parola, che si traduce in emozione e stupore.
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi è l’uomo più adatto per far rivivere quel sentimento “denso” impresso nelle opere di Caravaggio, quella sua maniera così “fotografica” di vivere. Sembrano entrambi portare avanti quegli istanti di fuga dal buio, quella comune missione nell’accezione latina del termine “tradizione”, qualcosa che si tramanda e che rimane incisa in queste icastiche parole: <<Mandare luce dentro le tenebre dei cuori degli uomini. Tale è il dovere dell’artista>> (Riccardo Tommasi Ferroni). Ed è su questa abbagliante “scia di luce”, che gli italiani, da qualche mese a questa parte, stanno vivendo un “secondo Rinascimento”.
Reduce di numerosi sold out nei teatri più belli d’Italia, Sgarbi stasera ci condurrà, attraverso la vita e la pittura rivoluzionaria di Michelangelo, in uno spettacolo teatrale al “Regina Margherita” di Caltanissetta, con le immagini delle opere più rappresentative del pittore lombardo curate dallo scenografo e video maker Tommaso Arosio, la direzione artistica di Moni Ovadia, la regia e le luci di Angelo Generali, il tutto arricchito dalle composizioni musicali (violino ed elettronica) di Valentino Corvino.
È bello vestire i panni di attore, ma a fine serata Vittorio Sgarbi ha promesso ai suoi fans di tornare alla sua funzione “congenita” di autore, firmando le copie del suo ultimo libro “Dall’ombra alla luce. Da Caravaggio a Tiepolo” (edizioni La Nave di Teseo) di cui questo spettacolo ne costituisce la trasposizione in chiave teatrale.
“Caravaggio” è una produzione della Promo Music in collaborazione con La Versiliana Festival; andrà in scena anche domani 5 aprile al Teatro “Garibaldi” di Enna, e giovedì 6 aprile al Teatro “Impero” di Marsala.