di Giuseppe Stefano Proiti
È stato un grande trionfo che ha riscosso un boom di ascolti incredibile – quasi 6 milioni di spettatori – la miniserie televisiva in 4 puntate Maltese – il romanzo del commissario, diretta da Gianluca Maria Tavarelli,
in onda dall’8 al 16 maggio 2017 su Rai 1. Consensi unanimi arrivano, non solo dalla critica e in generale dal mondo dello spettacolo, ma anche da esponenti della Giustizia. Si esprime in questi termini il Presidente di Sezione in Corte d’Appello di Messina, Nello Neri: “Ho molto apprezzato questa fiction, in particolare, oltre all’ottima regia ed interpretazione dei protagonisti, l’estremo realismo delle situazioni rappresentate, che in forme molto simili ho vissuto e fanno parte del mio bagaglio di esperienze di vita e professionali”. Parole che sembrano combaciare con quanto dichiarato due giorni fa dal regista Tavarelli in un’intervista: “L’idea era quella di basare tutto su fatti reali e personaggi realmente esistiti, anche se su uno scheletro di fantasia”.
Continua su questa scia il giudice Neri: “Chiunque pensi che ciò che è stato rappresentato sia il frutto di un’enfatizzazione ad uso spettacolare, sbaglia. La realtà è proprio quella. Anzi, spesso, è anche più cruda e non viene trasposta in quella veste sullo schermo perché sarebbe scarsamente credibile proprio per la sua crudezza.
Con il filtro del tempo mi rendo conto di due cose:
la prima è che nel lungo periodo (1986 – 1994) in cui sono stato Pretore nella mia amatissima Adrano, ho avuto la fortuna di collaborare con operatori della Polizia di Stato e dei Carabinieri straordinari per capacità ed integrità (e forse è anche per questo che siamo ancora tutti vivi nonostante le eccellenti operazioni condotte). Non potrò mai ringraziarli abbastanza (da uomo dello Stato) per ciò che hanno fatto;
la seconda è che a quel tempo il territorio era presidiato con gli uffici giudiziari oltre che con le stazioni dei Carabinieri, e, ove c’erano, dei Commissariati P.S. operativi h.24, mentre oggi gli uffici giudiziari sono stati chiusi, le stazioni dei Carabinieri sono diventate citofoniche nelle ore notturne e le pattuglie nel turno 0-7 diventate vere rarità.
Quando si abbandonano i presidi territoriali, non si supportano le forze dell’ordine con uomini e risorse adeguati e si mettono in discussione quei magistrati che denunciano e perseguono il malaffare (l’ultimo della serie il Procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro), è evidente che lo Stato arretra di fronte alla illegalità diffusa e fa solo finta di combattere il crimine.
Ho detto di essere arrabbiato, ma in fondo sono anche molto, ma molto, disgustato”.