di Luigi Asero
2.120, un numero. Nemmeno enorme ma pur sempre un numero. Il numero di migranti arrivati in Sicilia soltanto tra sabato e domenica. Oltre 43 mila dall’inizio dell’anno.
E come salgono i numeri degli sbarchi, salgono anche i numeri delle vittime: secondo un calcolo basato su testimonianze di superstiti sarebbero oltre 1.100 sempre dall’inizio dell’anno. Forse un nuovo naufragio proprio nei giorni scorsi. Si fa notare che questo dimostri come in questo momento ci si debba impegnare ancor maggiormente nel soccorso in mare, abbandonando le “polemiche” sulle Ong e rafforzando semmai il fronte della “solidarietà” in mare per salvare sempre più esseri umani, fingendo di dimenticare che più navi si mettono più aumenterà il numero di persone pronte a traghettare senza che poi, nella “sognata” terra europea ci sia una collocazione sicura. Tanto poi si piange per quelli che si impiccheranno senza prospettiva, o ci si adirerà per quelli che compiranno reati a danno della collettività in assenza di una seria programmazione. Fermare l’accoglienza? Pensate che stiamo parlando di questo?
No. Ovvio che no. Non si ferma la solidarietà giusta, si deve fermare un meccanismo scellerato che produce e alimenta il fenomeno senza risolverlo alla base. Portare pace in quei Paesi dove la guerra provoca esodi (mentre noi preferiamo vendergli le armi, e poi fingere pietà per i profughi); investire risorse in quei Paesi vittime della povertà, far in modo che possa aumentare il benessere diffuso senza che questo debba per forza portare al rimescolamento di tutte le identità.
L’emergenza è sempre dietro l’angolo, nessuno vuol proporre e mettere in atto fatti concreti capaci di contrastare il fenomeno. Chi per interesse, chi per filantropia, chi per senso religioso, chi per mero esibizionismo. Il risultato? Lo sapremo fra qualche anno, intanto si comincia a intravederne qualcosa.
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