di Salvo Barbagallo
Per Matteo Renzi, ex premier e attuale segretario del PD, tutto è andato bene nelle recenti e ultime competizioni elettorali amministrative, avendo “conquistato” più Comuni che il Centrodestra. Tira avanti, Matteo Renzi e rispolvera il vecchio termine “rottamazione”, nel senso che la “pausa” che si è concessa dopo la batosta (risultato) del Referendum Costituzionale che lo ha costretto (purtroppo per poco tempo) a tornarsene a casa. Non ascolta nessuno, neppure chi gli sta (più o meno) vicino. Ha dichiarato Valter Veltroni: A Renzi ho sempre riconosciuto che la sua ispirazione di fondo somigliava a quella del Lingotto. Ma ora, e gliel’ho detto con sincerità, faccia a faccia, gli consiglio di cambiare passo, serve una nuova stagione. Un consiglio sincero e accalorato quello di Veltroni al segretario del Pd, ma Renzi, è più che noto, è abituato a tirare dritto, incurante di consigli e critiche. Esplicite le parole di Veltroni: (…) Si rottamano le carcasse di auto, non le persone. Altro conto è il rinnovamento, la selezione non sulla base delle appartenenze correntizie (…).
Rottamare è il verbo preferito da Renzi, che non si è mai fermato a “teorizzare”, preferendo la strada dell’applicare, costi quel che costi. In passato non abbiamo ritenuto Renzi un masochista, ma un personaggio che portava avanti una ben determinata strategia, quella che alcuni hanno definito del “napalm”, cioè quella di fare terra bruciata senza badare a spese oppure a inutili “sacrifici umani”. Gli ex leader del Pd, Bersani in prima linea, ne sanno qualcosa. Ora che il PD è nello stato che tutti vedono, senza i fronzoli (pseudo?) ideologici che lo hanno tenuto in piedi per anni, ora che le sconfitte (non solo sul piano elettorale) sono sotto gli occhi di tutti, c’è quel risultato elettorale che (volutamente) dai più viene ignorato: l’astensionismo che continua a crescere in maniera pressoché esponenziale. Qualche altra spallata nel dibattito parlamentare (come la mancata approvazione della “nuova” legge elettorale) e alle urne si recheranno sempre meno cittadini, convinti (comunque in pieno errore) che “tanto non serve a nulla andare a votare”.
Solo questione di tempo, poco o molto che sia, e l’Italia, il Paese di tutti, migranti (!) compresi, sarà da rottamare come la carcassa di un’auto ritenuta irrecuperabile. È questo l’obbiettivo finale di Matteo Renzi? È questo il “target” di una strategia la cui origine non è chiara? Probabilmente non si avrà una risposta soddisfacente in tempi brevi: bisognerà attendere lo svolgimento degli avvenimenti che sovrastano ogni cosa, dal come si comporrà (o ricomporrà) il quadro socio-politico-economico-militare mondiale (e non esclusivamente “internazionale”), dai fermenti secessionisti allo stato attuale sotto traccia, e dai tanti fermenti che da anni tengono in fibrillazione tante importanti aree di questa Terra i cui abitanti (nella stragrande maggioranza) non hanno voce in capitolo nelle decisioni di vitale importanza.
A noi la dietrologia piace: piace perché quando accaduto in precedenza costituisce valido sistema di analisi del presente e può (o potrebbe) far comprendere su quale percorso si avvierà l’immediato futuro. Ecco perché riproponiamo articoli da noi scritti in tempi diversi, con argomento comune: Matteo Renzi.
Matteo Renzi, “missione” compiuta? PD (quasi) al tappeto
di Salvo Barbagallo
È inevitabile.
E’ inevitabile parlare di Matteo Renzi, di quanto è accaduto e continua ad accadere all’interno del PD, non fosse altro perché è il PD che ha espresso (e sta mantenendo ancora) il “Governo” del Paese. Quindi ciò che sta sconvolgendo questo partito riguarda tutti gli Italiani, anche quelli dell’estrema periferia territoriale, cioè i Siciliani.
Gentiloni con Matteo Renzi all’Assemblea del PD
Avere assistito (grazie a Mentana de “La7”) in “diretta” alle fasi dell’Assemblea del PD inevitabilmente porta a una serie di riflessioni che non è il caso di esternare nella loro complessità. Basti chiedersi superficialmente (molto superficialmente) come può un partito nelle condizioni in cui si trova pretendere di governare l’Italia. La risposta semplicistica (molto semplicistica) è che manca un’alternativa, in quanto le altre compagini cosiddette “politiche” non versano in condizioni migliori. In pratica, un disastro annunciato e verificato della Politica e degli uomini che la Politica rappresentano (in nome dei cittadini). Allo stato attuale non c’è da fare riferimento al passato, ed è assente la prospettiva del futuro.
Interrogativo primario: era questo l’obbiettivo (noi preferiamo definirla “la missione”) che Matteo Renzi si prefiggeva di raggiungere sin da quando ha iniziato la “sua” rottamazione degli “storici” vertici del PD?
Matteo Renzi
Matteo Renzi da segretario del PD e nella veste di premier è andato avanti senza guardare (e ascoltare?) nessuno: la sua strada l’ha percorsa (e la sta percorrendo) con palese arroganza come se qualcuno lo avesse investito di un ruolo “sacro”. È andato avanti nonostante abbia collezionato fallimenti “politici” su fallimenti, incurante delle critiche e senza raccogliere suggerimenti. Le lotte interne di un partito non dovrebbero coinvolgere un’intera collettività nazionale, e invece la collettività nazionale ne sta subendo le conseguenze perché i problemi che l’affliggono non sono stati risolti come le tante e tante “promesse” hanno annunciato: sul tappeto rimangono disoccupazione, migranti, scandali “no stop” a tutti i livelli e, soprattutto, la mancata ricerca di una necessaria stabilità che possa riportare il Paese nei canoni di una vita equilibrata e civile.
Affermare che il tutto rientra nel previsto? Anche ciò può apparire semplicistico. Dovrebbero preoccupare le condizioni in cui sono costretti a barcamenarsi i giovani (in special modo quelli del profondo Sud) ai quali non viene offerto un futuro; dovrebbe allarmare il mancato sviluppo delle regioni periferiche; dovrebbero interessare a quanti litigano in nome di “Sinistre” vecchie e nuove le situazioni anomale dei Paesi che confinano con l’Italia che possono provocare ulteriore instabilità (se non di peggio).
Un quadro fosco si presenta oggi al nostro Paese: l’artefice è stato Matteo Renzi? Ma chi è veramente Matteo Renzi?…
Per non andare oltre in possibili soliloqui, rimandiamo (fra i tanti) ad alcuni articoli scritti in precedenza.
Pd, quasi ottocentomila voti in meno ma per Renzi è tutto “ok”
di Salvo Barbagallo
Elezioni in Emilia Romagna e Calabria, dopo il voto: in realtà hanno perso tutti e anche se qualche compagine – la Lega – ha fatto notevoli passi avanti alla fine rischia di restare isolata, senza possibili alleanze.
Il PD ha perduto quasi ottocentomila voti, l’astensionismo è salito alle stelle? Tutto è irrilevante per Matteo Renzi, ogni cosa “è marginale” a fronte della vittoria. E probabilmente ha ragione il premier: l’importante è “vincere”, peggio per chi ha preferito restarsene a casa ignorando le urne e rinunciando a esprimere la propria volontà. Il “cambiamento” (quale che sia, gradito oppure no) lo impone chi ha le redini in mano e guida le sorti del Paese. Ma non è detto che vada secondo gli intendimenti di chi, in questo momento, è al comando: troppe incognite, troppo incertezze sono disseminate in questo percorso. E pur tuttavia resta valido il vecchio proverbio “chi non risica, non rosica”, a dimostrazione di quanti “mutamenti” sono avvenuti in Italia nel corso dell’ultimo anno.
Hanno perduto tutti in queste ultime elezioni regionali che, nonostante il parere di molti analisti, ha costituito un vero test. Hanno perduto anche tutti coloro che non sono andati a votare, hanno perduto quei partiti (?) che in passato hanno avuto il loro exploit, da Forza Italia al Movimento 5 stelle, ha perduto anche la Lega che dovrà fare i conti con tutti e che potrà non trovare alleati che consolidino la vittoria ottenuta.
Il Movimento 5 stelle tra Emilia Romagna e Calabria ha perduto 400mila voti rispetto alle Europee di maggio scorso e ora su Grillo cadranno le inevitabili contestazioni interne.
Forza Italia ha ottenuto meno della metà dei voti della Lega in Emilia Romagna.
Il PD che ha raggiunto la vetta del 49,05 dei voti espressi da un 37,70 di elettori non ricorda che si è presentato in Emilia e Romagna con altre tre liste, “Sinistra Ecologia Liberta”, “Emilia Romagna Civica”, “Centro Democratico, Democrazia Solidale”, liste che hanno contribuito con un buon cinque per cento, mentre gli altri partiti, gli uni contro gli altri armati, hanno corso da soli. Giustificata appare, pertanto, la soddisfazione di Salvini-Lega che ha più che doppiato con i suoi 233.439 suffragi Forza Italia bloccata a 100.478 preferenze.
E ci limitiamo al “Dettaglio” Emilia Romagna in quanto, a nostro avviso, è dai risultati elettorali in questa regione che potrà delinearsi non solo il futuro del PD ma forse del Paese. Nella regione-simbolo di una Sinistra che non esiste più da tempo Matteo Renzi dovrà misurarsi con ciò che la Sinistra ha rappresentato non solo in quel territorio, ma pure con le rottamazioni interne che ha provocato, con la crescente conflittualità con i sindacati con quella base ignorata costituita dalle operative rosse e con tutto il sistema che ha da sempre sostenuto la Sinistra. Renzi dovrà misurarsi con un passato che non si può cancellare dall’oggi all’indomani in nome di un “Bene” che non appare comune né alla stessa Sinistra, né all’intera Italia.
Perché “La Voce dell’Isola” si occupa di ciò che accade in Emilia Romagna? Cioè, al nord? Semplice: la Sicilia fino a quando (fino a quando?) è Italia dovrà vedere ciò che accade in quel Paese del quale è parte integrante (?), in special modo per i danni che direttamente o indirettamente potrà subire per ricaduta. Renzi in Sicilia è di casa, Salvini quasi…
2 giugno 2015
Renzi: quel che doveva fare, l’ha fatto
di Salvo Barbagallo
Il premier Matteo Renzi con i suoi atteggiamenti dell’ultima ora probabilmente ha voluto lanciare un messaggio, non si comprende bene a chi e con quale contenuto. Ma questa è soltanto una “interpretazione” soggettiva tendente a dare una spiegazione “plausibile” all’apparente disinteresse mostrato per lo spoglio delle schede (e del risultato delle urne) mostrandosi apertamente a giocare con la playstation e dopo con il “volo” in Afganistan. Una forma di certo inconsueta di dire “grazie” a quanti si sono spesi per conto suo, e dopo del PD, nella campagna elettorale delle regionali. Lucida e senza peli sulla lingua l’analisi di Lucia Annunziata su Huffington Post: “Il treno del Pd, e di Matteo Renzi, rallenta. Non è solo una questione di velocità, quale pure è – il Pd perde voti rispetto alle europee. E non è nemmeno solo questione di rinnovamento, quale pure è . È che il voto delle regionali disegna una realtà italiana molto diversa da quella che la “narrativa” di questi ultimi mesi ci aveva consegnato. Il Partito della Nazione, la nuova pelle che nell’immaginario della sinistra al governo avrebbe dovuto essere la forza trainante di una rinascita nazionale post-ideologica, nei fatti non esiste. Il Pd a guida Renziana non sfonda a destra, anzi la destra se unita si difende bene; e non riesce a sottrarsi ai condizionamenti della sinistra. Rimane il primo partito ma mostra segni interni di grande fragilità. Al contrario, le forze che la narrativa ufficiale chiama “antisistema” non arretrano, anzi si rafforzano…”.
Ancora più spietata l’analisi dei “numeri” effettuata dall’Istituto Cattaneo: ci sono due milioni di italiani che un anno fa hanno votato per il Pd e che ieri o non sono andati alle urne o hanno scelto qualche altro partito. Nel dettaglio, rispetto alle elezioni europee, il Partito democratico ha perso 2.143.003 voti, 1.083.557 rispetto invece alle politiche 2013, quando era segretario Pier Luigi Bersani.
Una flessione pesante che ha interessato, causa anche l’alta astensione, quasi tutti i partiti. Il Movimento 5 Stelle ha perso rispetto al 2014 circa 893 mila voti, 1.953 mila rispetto all’exploit del 2013. Particolarmente forte la caduta di consensi in Veneto: dal 2013 ad oggi il M5s ha perduto il 75 per cento dei voti. Significa, in altri termini, che su quattro elettori che due anni fa avevano espresso la propria preferenza per il M5s, tre di questi alle ultime elezioni non hanno confermato il proprio voto, astenendosi o scegliendo un altro partito.
Forza Italia si è persa per strada, le forze di Alfano in disfatta, chi può considerarsi soddisfatto del risultato elettorale di queste ultime regionali? L’unico che può festeggiare è Matteo Salvini. La Lega Nord ha guadagnato 256.803 voti rispetto alle europee e 402.584 rispetto alle politiche. Ma sono alcuni dati in regioni cosiddette “rosse” ad impressionare. In confronto al 2013. In Toscana il numero di consensi per la Lega è salito del 1220 per cento, cioè i voti sono più che decuplicati, in Umbria addirittura del 1499 per cento.
Probabilmente il “progetto” (quale?) di Matteo Renzi non si è ancora esaurito e probabilmente quanto verificatosi il premier lo aveva messo in conto: troppi punti interrogativi rimangono sul tappeto, tanti da far ipotizzare che quel che Matteo Renzi con le sue azioni (dalle svariate rottamazioni, all’Italicum, alla Scuola) voleva raggiungere (cosa?), l’abbia già ottenuto.
20 dicembre 2015
Da un altro mondo, la “forza” di Matteo Renzi
di Salvo Barbagallo
In natura tutto si trasforma e così anche il logico/pensiero del premier Matteo Renzi non ha confini nel suo continuo mutare. Se non fosse per la semplice ragione che a Renzi è affidato (? ma chi gli ha dato questo mandato assoluto?) il destino di gran parte degli italiani, si potrebbe anche ironizzare sulle sue azioni che (spesso) si contraddicono e che (spesso) non si capiscono a fondo. Basti riflettere sulle ultime esternazioni nei confronti della Merkel, che fino a qualche mese addietro seguiva con devozione, incitando il “nostro” Paese ad applicare il “modello Germania”, per rendersi conto che tutto è fin troppo fluido e in continuo divenire. Come dire: la negazione di qualsiasi punto fermo. Di ciò, però, non siamo certi (ma è solo la nostra opinione).
C’è sicuramente in Matteo Renzi (e questo, forse e in altre circostanze, sarebbe da ammirare) una “forza” incredibile nello scombinare gli scenari e, contemporaneamente, una “forza” ancora più “forte” nel mantenere intatto ciò che gli sta più a cuore. Renzi “rottamatore”, Renzi “conservatore”: Bersani e altri, da una parte, ne sanno qualcosa, dall’altra parte la Boschi e altri anche. Ma non ci troviamo davanti la “forza” che ci ha fatto conoscere “Star Wars”, anche se (forse) la provenienza potrebbe ricondursi al Paese che “Star Wars” ha prodotto.
Angela Merkel? Fabio Martini ieri (19 dicembre) sul quotidiano La Stampa ha sottolineato … “Stavolta c’è del vero nel racconto di Matteo Renzi, che ha reso noto di aver di fatto messo in minoranza la Merkel all’interno del consesso dei 28 capi di Stato e di governo, con la Germania messa sotto “accusa” dall’Italia per il tentativo di aggiramento delle sanzioni alla Russia, in particolare sul raddoppio del gasdotto Nord Stream che già collega Russia e Germania. La sorpresa è stato il consenso che ha accompagnato le critiche del capo di governo italiano: la maggioranza dei capi di governo intervenuti (quindi non tutti) nella discussione hanno condiviso la posizione di Renzi…”
Questo dovrebbe meravigliare? Matteo Renzi che mette in “crisi” la teutonica Angela? Caspita, che “forza”!..
Questo è ben poca cosa a fronte di tutto ciò che è passato nel dimenticatoio: gli scandali che non sono scandali (dal Cara di Mineo a Mafia Capitale, al salvataggio dell’Etruria & Company), le “decisioni” improvvise (il prolungamento della presenza militare italiana in Afghanistan e il prossimo invio di soldati italiani a Mosul) per fare “cortesia” a Obama. Certo…(?) in Afghanistan non si combatte, così come non si combatte a Mosul.
A Mosul? Stanno cercando di penetrare gli jihadisti del Califfato nero: come riporta Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera, le ultime informazioni da quel territorio indicano che… “la novità degli ultimi giorni sul centinaio di chilometri del fronte che corre a nord-est e ovest di Mosul – tra la cittadina di Makhmur, la piana di Niniveh costellata di antichi villaggi cristiani e la zona della grande diga dove dovrebbero arrivare anche i tecnici e militari italiani – è costituita dall’intensità dell’offensiva…”
Matteo Renzi con la sua “forza” risolve tutto: gli italiani (la maggior parte) però non ne sono convinti. Perché? Semplicemente perché in Italia non è tutto come prima, ma semplicemente peggio di prima…
23 dicembre 2015
Matteo Renzi, il “lato oscuro della forza”?
di Salvo Barbagallo
Scusateci, “Star Wars” imperversa e fa soldi a palate ed è inevitabile (?) fare riferimento al kolossal americano. Che c’entra? Sin dall’inizio della saga di “Guerre stellari” quel che ha colpito (e alla fine affascina) maggiormente nelle avventure fantagalattiche è il “lato oscuro della forza”. Senza addentrarci nella fatica di registi e produttori, ci limitiamo a riportare quanto viene descritto su Javapedia-Wikia: Il lato oscuro della Forza, chiamato Bogan dagli antichi precursori dei Jedi, era lo strumento primario dei Signori dei Sith, ed era il lato della Forza più distruttivo. A differenza del lato chiaro della Forza, gli utilizzatori del lato oscuro prendevano il potere dalle emozioni primitive, sia negative che positive (…) il lato chiaro era associato alla creazione della vita, il lato oscuro era associato alla morte e alla distruzione (…) Una volta che lo accetti, il lato oscuro è con te per sempre“
Scusateci ancora, ma in più circostanze abbiamo parlato dell’incredibile “forza” che il premier Matteo
Renzi ha mostrato (e continua a mostrare) nelle sue azioni “politiche”, e più volte ci si siamo chiesti da dove gli derivasse questa “forza”, e notando che questa “forza” in tante occasioni è stata “distruttiva”, non potevamo non ricordarci del “lato oscuro della forza” raccontataci nella saga creata da George Lucas nella serie cinematografica. Quella del premier Renzi è una “forza” trasmessagli – in un modo o in un altro – dai cosiddetti potentati economici italiani o stranieri? Interrogativo peregrino e azzardato che trae, a sua volta, rispondenza nell’appello lanciato a Renzi dal vicepresidente della Camera (il più giovane in assoluto, 26 anni, dai tempi dei tempi) Luigi Di Maio (M5S) nel corso di una intervista rilasciata a Pietro Senaldi, sul quotidiano Libero: “Vorrei fare un appello al premier: renda trasparenti i bilanci delle sue fondazioni. Non vorrei scoprire che tra i titolari dei 90 milioni di fidi concessi da Banca Etruria figurassero finanziatori di Open, Big Bang o della Leopolda. Abbiamo sempre supposto che lo stretto rapporto tra Renzi e la Boschi si fondasse su una grande fiducia personale; comincio a pensare che ci siano anche risvolti economici. Renzi non può scaricarla perché se cade lei, cade il governo, ci sono troppi interessi in ballo”.
Appello di Luigi Di Maio caduto nel vuoto (e non poteva essere diversamente) perché il premier risponde quando vuole e a chi vuole, ed ha la capacità (scusate, la “forza”) di ribaltare le critiche, noncurante di apparire come Pinocchio allorché viene scoperta qualche sua “bugia”.
Quel che dovrebbe preoccupare è il futuro che viene riservato all’Italia e agli italiani. Riferendoci sempre a Star Wars, se la “forza” di Matteo Renzi è quella che rappresenta “il lato oscuro”, allora sono guai grossi. Infatti: “Una volta che lo accetti, il lato oscuro è con te per sempre …”