di Salvo Barbagallo
Certi argomenti per i governanti e i politici di Sicilia probabilmente vengono considerati tabù: infatti di “certi” argomenti non ne parlano mai, forse perché a loro non interessano, o forse perché invece “interessano” fin troppo e, quindi, hanno “interesse” a non parlarne. Probabilmente la verità non la sapremo mai, di certo però restano le “cose” che non si possono nascondere, ma delle quali… (come se fosse stata data una “parola d’ordine”) si continua a non parlare. Giochiamo con le parole? No, di certo, e pertanto poniamoci la domanda “perché nessuno – governante o politico – vuol discutere sulla progressiva ed eccessiva in Sicilia presenza militare “straniera”, quella degli Stati Uniti d’America? Oh, certo, ci sono state e ci saranno ancora le proteste popolari per il MUOS di Niscemi, ma poi si scopre che ad autorizzare l’installazione del pericoloso e bellico impianto di “comunicazione” (?) satellitare made in USA sono stati i competenti uffici della Regione Siciliana, mentre ne avevano l’autorità statutaria di impedirla.
Qualche mese addietro la Commissione parlamentare d’Inchiesta sull’Uranio è venuta anche in Sicilia: aveva il compito di accertare le condizioni in cui vivono i militari italiani e se corressero rischi per la presenza di uranio “impoverito” nel corso di esercitazioni, oppure nelle munizioni nei depositi: Quattro giorni addietro (18 luglio) la Commissione ha depositato la relazione che è stata approvata approvata con la sola astensione del deputato Mauro Pili, ex presidente della Sardegna. Soldati senza “difese” per la salute e territori devastati: queste le accuse contenute nella relazione della Commissione Uranio presieduta dal deputato Pd Giampiero Scanu, che si è si è avvalso nell’indagine di consulenti esterni con particolari competenze ispettive e investigative, magistrati come l’ex pm torinese Raffaele Guariniello (esperto di prevenzione sui luoghi di lavoro), ufficiali di polizia giudiziaria come l’ufficiale Nas Loreto Buccola (specializzato in reati sanitari), e medici legali come Rita Celli (consulente tecnico delle Procure). Il risultato è raccolto in un “libro bianco” dove vengono documentate le carenze nel sistema della prevenzione della sicurezza sul lavoro del comparto Difesa, sia in Italia ad esempio per l’esposizione all’amianto e al radon. Sia nelle missioni estere, per l’esposizione alle nanoparticelle provocate dalle munizioni all’uranio impoverito, e documentati pure i gravi danni recati all’ambiente e alle popolazioni vicine ai poligoni militari.
Un lavoro importante, questo della Commissione Uranio, ma “ristretto” al campo della… “pericolosità” accertabile. E la “pericolosità” delle armi nucleari “straniere”, cioè quella Statunitensi, custodite sul territorio “italiano” nei depositi, oppure operativi (droni o velivoli attrezzati per trasportarle) negli aeroporti “italiani”, questa “pericolosità” chi la dovrà accertare?
Per quanto più direttamente interessati: nei depositi “Siciliani” di Sigonella, Augusta, eccetera della basi militari “autonome” USA sono custoditi ordigni nucleari? Nei nostri cieli, i droni e i velivoli a Stelle e Strisce trasportano bombe atomiche? Non lo sapremo mai, grazie anche (se non soprattutto) alla compiacenza di chi governa la Sicilia e (a più largo raggio) alla “connivenza” dei governanti nazionali.
Stefania Maurizi ieri (20 luglio) sul quotidiano La Repubblica ha scritto, nel suo servizio titolato “Gli Usa mettono il segreto sulle armi atomiche in Italia”: Buio totale. E’ questo che ci aspetta d’ora in poi per le armi nucleari americane stoccate in Italia nelle basi di Aviano e Ghedi. Una completa assenza di trasparenza. Sì, perché il Pentagono non rivelerà più i report delle ispezioni di sicurezza sui suoi armamenti atomici. Per decenni questo tipo di informazioni sono rimaste accessibili al pubblico e hanno permesso di avere un minimo di controllo sulla gestione degli arsenali da parte dei militari, per capire se venivano rispettate misure di sicurezza rigorose e adeguate. Ora, però, con un’improvvisa inversione a U, il Pentagono ha deciso che questi dati verranno secretati. Non sarà quindi più possibile sapere se le bombe di Aviano e a Ghedi hanno falle di sicurezza, emerse grazie a ispezioni ufficiali dello stesso governo americano (…).
Stefania Maurizi parla della presenza degli ordigni nucleari ad Aviano e Ghedi, non può parlare, ovviamente, di quanto probabilmente non è mai stato reso noto, cioè della “possibilità” che la Sicilia custodisca più bombe di quante risultano (più o meno) dichiarate.
Stefania Maurizi si chiede: Che strumenti avranno in mano le comunità locali e, più in generale, i cittadini italiani per penetrare questo muro di segretezza che circonda Aviano e Ghedi? Vorremmo suggerire che gli interrogativi ai quali si dovrebbe dare “comunque” una risposta esauriente riguardano: “Che succede in Sicilia? Perché la presenza militare USA cresce continuamente? Perché proprio in Sicilia sono dislocato droni Global Hakws e Predator operativi bellicamente? Quale è la vera funzione del MUOS di Niscemi? Quanti sottomarini nucleari statunitensi attraccano ad Augusta? Perché gli Stati Uniti d’America investono miliardi di dollari nelle strutture militari in Sicilia? Eccetera, eccetera?”.
Governanti l’Isola, Governanti il Paese Italia, compiacenti o conniventi che siano dovrebbero fornire risposte e “giustificazioni” adeguate alla collettività Siciliana e nazionale. Le Commissioni parlamentari possono essere veramente utili quando lavorano a 360 gradi: le indagini “ristrette”, a conti fatti, hanno una utilità…”ristretta”, là dove i pericoli maggiori che riguardano tutti, poi, non vengono denunciati.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella auspica che il Mediterraneo torni ad essere “Culla di civiltà”: estremamente difficile che ciò possa accadere, se si ignorano le condizioni in cui vive l’Italia e… la Sicilia.