Il Cinema come strumento per le dittature o per diffondere la democrazia

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di Valter Vecellio

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I dittatori del ‘900 erano ben consapevoli di quanto il cinema fosse utile ai loro regimi. La speranza è che le democrazie liberali di oggi si decidano a destinare risorse ed energienon tanto per “esportare” la democrazia, quanto a diffonderne i semi, e sostenere e aiutare i democratici

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Leni Riefenstahl
Leni Riefenstahl

Grande regista, Helene Bertha Amalie Riefenstahl, più conosciuta come Leni; indiscutibilmente. Altrettanto indiscutibile che sia stata una fervente nazista. Quando il nazismo c’era, e si sapeva cos’era e cosa faceva. Leni Riefenstahl è autrice di film e documentari che esaltano Adolf Hitler; corifea del regime, si assicura in questo modo una posizione di primo piano nella cinematografia tedesca del suo tempo. Un’adesione caratterizzata da amicizia e stima con Hitler e piena condivisione con i suoi “ideali”; e Hitler ricambia al punto che per anni si sospetta una relazione sentimentale tra i due. Amicizia e stima che suscitano invidia e risentimenti; e in particolare da parte del ministro della propaganda Joseph Goebblels. Mai la Riefenstahl rinnega le sue simpatie, le mette in discussione: nazista per tutta la sua lunga vita (101 anni). Legge e trova stimolante la lettura del “Mein kampf”, e questo da solo dà l’idea del personaggio. Però ancora oggi il cortometraggio “Reichsparteitag”, per non dire di “Triumph des Willens” e di “Olympia”, stomachevolmente iper-celebrativi, sono tecnicamente eccellenti; formidabili quei continui “giochi” di teleobiettivi e grandangoli.

Joseph Goebblels con Vittorio Mussolini
Joseph Goebblels con Vittorio Mussolini

Cinecittà, ora: la Mecca della cinematografia europea. A Cinecittà sono stati girati migliaia di film, produzioni di ogni tipo, registi del calibro di Federico Fellini, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Luchino Visconti, hanno girato nei suoi stabilimenti. Forse non tutti sanno che dobbiamo Cinecittà a Mussolini. In origine il “cuore” della cinematografia italiana era a Torino. Nel 1931 Mussolini, consapevole dell’importanza dello strumento cinema come arma di propaganda, potente almeno quanto la radio e comunque destinato a surclassarla, costituisce l’Ente Nazionale Industrie Cinematografiche, nel cui ambito nasce Cinecittà: a Roma, perché Mussolini vuole controllare direttamente la nascente industria propagandistica e cinematografica del paese. Non a caso a Cinecittà si realizzano film tecnicamente eccellenti, propaganda smaccata del regime fascista: “Scipione l’africano”, di Carmine Gallone; “Luciano Serra pilota”, di Goffredo Alessandrini. Anche Stalin nutre analoga “attenzione” al cinema: purché, beninteso sia strumento di propaganda e diffusione di consenso (per gli altri che al comunismo reale non si piegano, c’è la Lubianka, il gulag, la Siberia).

I dittatori, insomma, sono ben consapevoli di quanto il cinema possa e riesca a essere utile ai loro regimi; e anche oggi, che ci sono strumenti di comunicazione molto più difficili da “controllare” (ma internet e tutti i suoi “derivati”, come ben sappiamo, sono armi a doppio taglio, incontrollabili in ogni senso). Ma per tornare al cinema: Hitler, Mussolini, Stalin hanno saputo farne un uso sapiente. Le democrazie liberali occidentali? Molto meno; e forse non poteva e non può che essere così. Tuttavia è interessante (e merita una riflessione), il tentativo costituito da “©”. Trasmesso dal canale saudita “MBC” durante i giorni del Ramadan, descrive la vita nei territori di Siria e Irak controllati dallISIS. Si ispira a fatti veri, ed è destinato a un pubblico arabo e musulmano. Racconta di massacri di massa, decapitazioni, attentati, stupri, schiavitù, tratta delle donne, reclutamento di ragazzini per lo spaccio di droga: la quotidiana barbarie del cosiddetto e sedicente Stato Islamico in Medio Oriente. L’idea è nata da una collaborazione del dipartimento di Stato USA e l’emittente “MBC”. Lo scopo dichiarato quello di creare una narrativa “altra” rispetto a quella dell’ISIS; una delle interpreti di “Black Crows”, l’attrice kuwaitiana Mona Shaddad, dice: “Ho partecipato a questo importante progetto soprattutto per avere la possibilità di cambiare la narrazione e rappresentare la vera brutalità degli islamisti”.

Homeland
Homeland

Wayne White, analista del Middle East Institute di Washington così giudica l’iniziativa: “Programmi come ‘Black Crows”, di buona qualità e con contenuti realistici, possono avere un impatto significativo sulla riduzione dell’efficacia degli appelli estremisti di gruppi come l’ISIS. Lo Stato islamico è preoccupato per il potenziale di questa serie TV, e non a caso ha minacciato di morte gli attori e la squadra di produzione. A indebolire programmi come ‘Black Crows’ sono i limiti alle libertà di espressione, gli abusi dei diritti umani e il comportamento autoritario dei governi che li finanziano. L’Arabia Saudita è uno degli stati autoritari che ha bisogno di migliorare i propri standard di vita sociale per rendere più efficace la diffusione dei suoi programmi attraverso la ‘MBC’ e  suoi media locali”. Tutto vero. E tuttavia si tratta di un “inizio” che merita di essere segnalato. In attesa che le democrazie liberali si decidano a destinare risorse ed energie non tanto per “esportare” la democrazia, quanto a diffonderne i semi, e sostenere e aiutare i democratici (che per fortuna non mancano anche in quei tormentati paesi).

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