di Salvo Barbagallo
Migranti, la situazione è sotto gli occhi di tutti, ma tutti (o quasi) sembrano impegnati a non trovare soluzioni adeguate e, soprattutto, definitive. Quali che siano gli interessi che animano tutte le parti in causa, si tratta di interessi contrastanti dove il punto di equilibrio (quello che si potrebbe definire di “un” accettabile “compromesso”) continua a sfuggire, lasciando sul tappeto il problema, ovviamente non risolto.
L’Italia è il Paese che paga maggiormente (sotto tutti i punti di vista) gli errori commessi dai “suoi” Governi (quello di Renzi in testa), con accordi con l’UE sull’accoglienza, che oggi in molti considerano irresponsabili, al pari degli “accordi” che Gentiloni (sempre in nome dell’Italia buonista) ha fatto e fa periodicamente con Fayez Al Sarraj, capo di un Governo libico voluto dall’ONU e sorretto dall’Italia quasi per “delega/imposta”), mentre notoriamente è risaputo che un altro “Governo” sta dall’altra parte del Paese africano, a Bengasi, quello del generale Khalifa Belqasim Haftar. L’Italia paga (è risaputo) per consentire a Fayez Al Sarray di bloccare il flusso di migranti che stazionano in Libia in attesa di essere “imbarcati” sui gommoni dei trafficanti d’essere umani, per poi essere “raccolti” dalle navi di soccorso, ed essere “sbarcati” principalmente nei porti della Sicilia. Ma Fayez Al Sarraj non è (?) in grado (?) di fermare (?) il “trasferimento” dei migranti dalle spiagge libiche a quelle sicule e (ovviamente) continua a chiedere aiuto al Gentiloni di turno che si occupa della delicata questione, andando anche altrove, dal Macron di turno in Francia che, di certo, dimostra una strategia superiore, o quantomeno più “efficace” di quella dimostrata dal collega italico.
Chi ci guadagna dall’attuale (visibile) stato delle cose? La risposta può essere errata o infantile: apparentemente solo Fayez Al Sarraj che in mano non ha altra materia contrattuale per mantenere la sua posizione (ovviamente voluta e retta dall’ONU senza un “costo” reale).
Gli interessi sul piano internazionale nei confronti della Libia sono enormi, e questi interessi sono “conosciuti” anche dai Paesi Africani dai quali “fuggono” i migranti, con una “fuga” che poco o nulla ha di “normale”, ma che si mostra (nel tempo) sempre più “pilotata” per perseguire “altri” interessi, di “altra” natura.
Le problematiche che, poi, riguardano l’accoglienza in Italia e il disaccordo/schermaglia con l’UE, costituiscono un peso aggiuntivo in quanto (poi…) scendono in campo altri tipi di interessi, più o meno confessabili, ai quali è facile mettere l’etichetta “politicamente corretta”. In quest’ambito rientrano le iniziative dei cosiddetti “buonisti” che (in buona o malafede, il risultato non muta) perseguono a loro volta “altri” interessi.
A conti fatti, sulla pelle dei migranti (anche loro in buona fede o in malafede, il risultato non cambia, cioè se spinti alla fuga da “vera” necessità o da altro) si stanno giocando da tempo (e ci augureremmo di essere in errore) partite con poste probabilmente (?) inconfessabili e note (?) forse soltanto a chi sta al tavolo da gioco e a chi ha organizzato e promosso lo stesso tavolo da gioco.
Strategie pericolose che, comunque (e forse come sta già accadendo) possono sfuggire di mano a chi le ha promosse e a chi non ha tenuto nel debito conto che i “danni collaterali” previsti possono di gran lunga superare i danni “messi in conto” sin dall’inizio.
I mesi che verranno probabilmente (ma forse, no…) metteranno in luce il “lato oscuro” della “questione migranti”.