di Salvo Barbagallo
Chiunque l’abbia messa in moto può auto incensarsi: in Sicilia la strategia del caos funziona. E funziona nella misura in cui vengono allontanati dalla urne i diritti al voto, fin troppo stanchi (nauseati?) del bailamme che i partiti (o pseudo tali), i movimenti e i gruppi sparsi in cerca di “nuove” aggregazioni hanno provocato (strumentalmente), disorientando quanti dalla politica pretendono stabilità. Abbiamo già registrato le analisi di Demopolis, analisi che dovrebbero far prendere “coscienza” (ma così non è e non sarà) a coloro che intendono governare la Sicilia, una regione che continua a precipitare nel baratro più profondo e dove gli abitanti non sanno più a quale Santo votarsi. Anche in campo religioso, (parliamo di “fede”) purtroppo ormai non ci sono punti fermi.
L’uscente presidente della Regione Rosario Crocetta ha deluso tutti, forse anche i suoi “assistiti” e “privilegiati” consapevoli che comunque la “sua” amministrazione non avrà un seguito.
Come Demopolis ha evidenziato, se si dovesse andare oggi al voto, su 4 milioni e 600 mila elettori, si recherebbero alle urne soltanto circa 2 milioni di siciliani, cioè meno della metà dei votanti. Oggi, a poco meno di quattro mesi dal rinnovo del Governo regionale. Probabilmente in questi 120 giorni (poco più, poco meno) le segreterie (cosiddette) politiche recupereranno qualche punto percentuale, ma l’affluenza (e vorremmo essere in completo errore) dei votanti si manterrà bassa e probabilmente non supererà la soglia del cinquanta per cento.
La strategia del caos? Come definire quanto si sta verificando sotto gli occhi di tutti: le compagini (politiche?) in contrapposizione non riescono ad esprimere al loro interno, per la guida della Regione, il “nome” di un candidato che possa essere “credibile” e accettato dalla comunità Isolana. A Sinistra come a Destra dirigenti e “militanti” non sanno esprimere una “figura”, un “personaggio” che, quantomeno, possa definirsi “nuovo” e, soprattutto, un programma di “rinnovamento” (o pseudo tale, cioè solo “apparente”) che possa essere considerato come “svolta”.
Il Presidente della Regione uscente sta lasciando una scia di disastri, che mette in luce il segretario regionale di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino: “Il Titanic è affondato, ma Crocetta & C. fanno finta di nulla. Non vediamo l’ora di votare e metterci alle spalle questa incredibile stagione politica”. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, afferma “Io non rinuncio all’idea che si possano creare le condizioni per convincere il presidente del Senato, Pietro Grasso, a candidarsi a governatore della Regione Siciliana”, ma Pietro Grasso si è espresso già chiaramente con un secco “No”; a Destra a quanti hanno tirato fuori il nome dell’europarlamentare Giovanni La Via per rappresentare la Sicilia si sono opposti Firrarello e Cuffaro, e chi ancora punta su Nello Musumeci è convinto che da solo non la potrà mai spuntare; il Movimento 5 Stelle è ancora alle prese con le “Regionarie” e, forse, alla fine, sulla confusione generale, avrà “spontaneamente” la meglio su tutti.
La strategia del caos? Ci piacerebbe che qualcuno dimostrasse che non esiste una “strategia”, ma che si tratta solo di un “caos” determinato dall’incoscienza dei politici Siciliani. Ma noi all’incoscienza non crediamo, semmai potremmo essere convinti che i tanti interessi (economici, militari, accoglienza migranti, occupazione, clientelismo, eccetera, eccetera) che pesano sulla Sicilia provocano contrasti difficilmente sanabili e squilibri che possono essere compensati esclusivamente con compromessi altrettanto difficili da raggiungere.
Dal caos attuale dovrebbe scaturire una leadership? Probabilmente scaturirà una leadership non messa in conto, una leadership “calata” dall’alto, dai luoghi dove il “vero” potere nasce e dai personaggi che sono nelle condizioni di decidere e imporre. Nulla di nuovo, dunque: sono esperienze già vissute (e sperimentate) in passato, in tante occasioni…
Così è, se ci pare, anche se non vorremmo…