La Russia, via Libia, si avvicina alla Sicilia

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di Salvo Barbagallo

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Troppo distratti, troppo disinteressati i Siciliani alle cose di Casa loro, e anche poco curiosi degli intrecci politici che si annodano sotto i loro occhi in vista delle imminenti elezioni regionali, figurarsi che proprio ad agosto vanno ad occuparsi di vicende nazionali o internazionali. È uno sguardo “deluso”, quello che osserva i nostri conterranei che non si preoccupano più di tanto delle “invasioni” dirette (i migranti che vengono sbarcati nei porti dell’Isola) e indirette (la crescente presenza dei cinesi, che ormai è quasi stanziale), e ancor maggiormente assente l’interesse su questioni “militari” che riguardano l’occupazione del territorio.

Flotta USA nel Mediterraneo

Da parte dei Siciliani non c’è attenzione neanche su presunti o reali pericoli che possono derivare dall’attuale delicata situazione socio/economica/militare che vivono Paesi vicinissimi all’Isola, Paesi come la Libia il cui destino è legato al Mediterraneo e alle grandi Potenze che ne vogliono l’assoluto controllo. Proverbiale il fatalismo che anima i Siciliani, che non si allarmarono neanche quando Gheddafi, nel lontano e dimenticato 1986, lanciò due missili SS-1-Scud contro Lampedusa nel tentativo di colpire una stazione militare USA/NATO. D’altra parte la delega “totale” che i Siciliani danno periodicamente ai politici che vanno a governare la Regione, è la dimostrazione dell’eccessiva superficialità con la quale sono “osservati” gli avvenimenti che (in modo o in un altro) possono interessare la Sicilia. Se, per esempio, si provasse a chiedere a un cittadino comune chi è oggi al governo in Libia (certo, la Libia, quel Paese che dista da Pozzallo appena 400 chilometri) probabilmente risponderebbe che non lo sa. Nulla di allarmante, in molti non sanno che l’Italia è governata da Gentiloni e non da Renzi…

Dunque. Anche se i mass media più diffusi spesso offrono ai loro lettori reportage su ciò che accade nell’altra sponda del Mediterraneo, è ai giornali specializzati che finisce con il toccare il compito delle analisi, oltreché della cronaca che può apparire “ripetitiva”. Analisi che possono rispondere a interrogativi o suscitare interrogativi.

E su “Analisi Difesa”, diretto da Gianandrea Gaiani, che troviamo una “Opinione” approfondita di Antonio Li Gobbi, titolata “Ombre russe sul Mediterraneo”, dove, fra l’altro, si evidenzia che (…) In merito al “nostro” fronte caldo, la Libia, l’interesse dei nostri politici e dei nostri commentatori appare in questi giorni focalizzato sull’evoluzione della problematica delle migrazioni incontrollate che giungono nel nostro paese. Sembra però che non ci si stia accorgendo che il Mediterraneo (ormai quasi orfano delle attenzioni statunitensi), piano piano stia scivolando sempre di più nell’orbita d’influenza russa e che la Libia si avvii ad essere il prossimo “boccone” del pasto geo-politico di Mosca. Sia al-Sarraj che Haftar si sono recati a Mosca e ora Putin, sempre senza eccessivo clamore (da buon ex agente del KGB), avrebbe organizzato un altro incontro tra i due sotto le ali di “Madre Russia” (…).

Navi russe nel Mediterraneo

Non entriamo nel merito dell’analisi (che, comunque, in gran parte condividiamo), ma acquisiamo la “cronaca” sui “movimenti” della Russia di Putin nell’area del Mediterraneo, che riteniamo significativi, cercando di offrire qualche “spunto” di ulteriore riflessione in quanto non siamo convinti che il Mediterraneo sia ormai quasi orfano delle attenzioni statunitensi. Nel Mediterraneo staziona da decenni e decenni la Sesta Flotta USA, al centro del Mediterraneo ci sta la Sicilia con le potenti e sofisticate (fra le tante, come Augusta e Trapani) installazioni militari a Stelle e Strisce di Sigonella (Naval Air Station) e Niscemi (impianti MUOS). Installazioni e mezzi tecnicamente avanzati che (al momento) hanno il “totale” controllo di un Mediterraneo dove è la Russia ad essere carente (se non completamente assente) come presenza. In quel Mediterraneo dove ora (sic e forse) sta cercando di “reinserirsi” anche l’Italia che proprio su Sigonella rafforza la sua esistenza “nazionale” con la ricostituzione del 61° Gruppo Volo dell’Aeronautica Militare che sarà dotato di velivoli a pilotaggio remoto MQ1-C (Predator A+) con il fine di consolidare e rafforzare la presenza e l’attività di sorveglianza  dei velivoli a pilotaggio remoto (APR) nell’ambito del concorso al dispositivo di sicurezza nazionale, specialmente per quanto riguarda il Mediterraneo, e che il velivolo a pilotaggio remoto UAV Predator ha già effettuato da Sigonella più di 1.000 ore volate in attività varie e in particolare nell’ambito della missione “Mare Sicuro” (Aviation Report).

Sigonella

Per non andare oltre. Situazione fin troppo instabile nell’area del Mediterraneo, i contendenti sono sempre i “soliti” noti (USA e Russia ex URSS), Libia che con le sue risorse fa gola a tanti, Sicilia perennemente “occupata” dagli USA che nessuno (dicasi nessuno!) riesce a contrastare su questo terreno.

I Siciliani? Come detto, indifferenti. I governanti la Sicilia? Chissà se da tutto questo bailamme non trovano un loro tornaconto…

 

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