di Salvo Barbagallo
Analisti e politologici dei “grandi” mass media nazionale (e qualche volta, internazionali) cercano di “interpretare” questo breve periodo che precede le elezioni regionali. Analisti e politologi si danno una da fare nel tentativo di avere un quadro chiaro delle strategie che i leader nazionali di partiti e di raggruppamenti più o meno strumentali stanno mettendo in atto nel “laboratorio Sicilia” in preparazione, poi, della prova finale per la competizione elettorale che vedrà coinvolto l’intero Paese. Difficile per chi sta all’estero (come molti Siciliani definiscono il Continente al di là dello Stretto) riuscire a scoprire le carte che vengono spese sul tavolo da gioco dell’Isola: la realtà di questa regione, a mala pena, la comprendono gli stessi abitanti, figurarsi chi non la vive direttamente in prima persona.
Dunque, le elezioni regionali e l’appariscente (o solo apparente?) bagarre della ricerca di “nomi” presentabili e “credibili” (affidabili?) che possono occupare (degnamente?) la poltrona di Presidente della Regione Siciliana sia da parte delle Destre, sia da parte delle Sinistre: è verosimile questa spasmodica “individuazione” di un personaggio? Sì e no: sì in quanto è palese la confusione che regna negli opposti schieramenti; no, in quanto si può ritenere che non manchino i “nomi” a portata di mano. Dunque? Si tratta semplicemente di “strategie” degli “accordi” che le varie componenti (o spezzoni) che costituiscono sia le Destre che le Sinistre devono raggiungere, appunto e come detto, in preparazione della competizione elettorale nazionale.
Questo (secondo noi, ma, come al solito, potremmo essere in errore) costituisce il primo livello del “Caso Sicilia/elezioni”.
Il secondo livello (probabilmente quello più importante, ma anche per questo aspetto potremmo essere in errore) è la “questione” dei voti che possono “manovrare” i contrapposti schieramenti. I “pacchetti” di voti in una regione come la Sicilia, dove i recenti sondaggi indicano un astensionismo (più o meno) del cinquanta per cento, costituiscono la “base” più importante sulla quale si gioca la partita.
Nulla di particolarmente nuovo, sono opinioni da noi espresse nel corso degli anni, quelle in merito al “potere del clientelismo”. E per noi è sufficiente riprendere parte di un articolo pubblicato nel luglio di due anni addietro, per evitare di ripetere le stesse frasi.
Manovre (pseudo) politiche o manovre di interessi particolari (sconosciuti), alla fine, paralizzano qualsiasi tentativo di “cambiamento”, se mai si potesse presentare. Lo scenario siciliano è quello consueto: situazioni che sembrano fotocopie di fatti già avvenuti (e magari dimenticati) che cambiano (fino a un certo punto) solo la forma e i protagonisti dell’ultima ora. Una “costante” che non muta nella struttura poiché le fondamenta dell’edificio Sicilia, costruite settant’anni addietro sono le stesse di oggi: apparentemente e a secondo delle esigenze si “rinnovano” – o forse è meglio dire si “ristrutturano” – i piani sovrastanti. Dalle fondamenta, nell’arco di settant’anni, si sono alzati i pilastri del “sistema clientelare” che hanno sorretto (e sorreggono) i detentori del potere (politico, economico, finanziario, mafioso, eccetera) che si sono avvicendati nel tempo.
Le fondamenta dell’edificio-Sicilia sono solide e il “sistema clientelare” ha avuto modo di svilupparsi perché mai contrastato: ma chi avrebbe potuto farlo? Di certo non la collettività che l’ha subìto e della quale solo una minima minima parte, veramente irrilevante, quella costituita dai “privilegiati” del sistema, ne ha tratto beneficio.
In ogni posto-chiave (e posti subalterni funzionali) delle pubbliche amministrazioni e anche in entità private, sono stati (e vengono) collocati soggetti di “fiducia” di chi detiene il potere (politico, economico, finanziario, mafioso, eccetera); nello stesso mercato del lavoro possono penetrare solo soggetti che, in un modo o in un altro sono legati a chi detiene il potere (politico, economico, finanziario, mafioso, eccetera); non c’è possibilità di occupazione per quanti stanno “fuori” dalla cerchia di chi detiene il potere (politico, economico, finanziario, mafioso, eccetera). Chi è “fuori” è fuori e viene inesorabilmente stritolato da un meccanismo che ha raggiunto nell’applicazione del “sistema” una “perfezione” che definire scientifica è dir poco. Quando qualcosa non funziona non è perché si è verificato un “contrasto” esterno al sistema, ma soltanto perché provocato da una lotta interna per l’acquisizione di una fetta di potere in più.
Riproposto lo scenario (sempre eguale) di questa Sicilia (ma altrove è forse diverso?) dovrebbe apparire chiaro quanto sta accadendo in questi torridi giorni dell’agosto 2017 (Anno Domini!) fra i contrapposti raggruppamenti: soliti giochi dove la posta si alza o si abbassa a seconda dei momenti, in preparazione di giochi a più largo respiro. Da questi giochi è fuori il Movimento 5 Stelle che procede per la sua strada, lasciato (in un certo senso) libero nei movimenti, tanto da porre in evidenza pure l’ipotesi che le Destre e le Sinistre non abbiano un concreto interesse ad occupare quella poltrona di Presidente della Regione alla quale (solo apparentemente?) molti aspirano…
Resta il fatto che è fuor di dubbio che i “pacchetti” di voti “sicuri” in possesso degli uni o degli altri derivano dal sistema malato del clientelismo diffuso, “conquistato” con tutti i mezzi: leciti o illeciti? E chi lo può dire… o documentare?
La Sicilia “laboratorio politico”? È vero. La Sicilia “terra di mafia”? È vero. Se, però, non si sanno analizzare gli eventi che si susseguono, allora non si potranno mai comprendere le “logiche” di chi detiene il potere (politico, economico, finanziario, mafioso, eccetera), non si potrà mai comprendere l’atavica mancanza dello sviluppo in un territorio che possiede tanto e che, invece, continua a rimanere nell’arretratezza più totale, voluta e perseguita. È il “ sistema clientelare” che gestisce ogni cosa, e fin quando permane non potrà esserci alcuna prospettiva per i Siciliani.