Quella che sta per aprirsi nella Regione Siciliana, sarà, senza ombra alcuna di dubbio, una occasione più unica che rara che dovrà giungere ad un risultato di portata storica che dovrà essere immediatamente ed inequivocabilmente tangibile nonchè propedeutico al rilancio della macchina amministrativa regionale ed all’utenza che, a vario titolo, attorno ad essa gravita.
Sul tavolo negoziale che in questi giorni vedrà protagoniste le sigle sindacali rappresentative dei dipendenti regionali da un lato, e l’Amministrazione regionale dall’altro, non è in discussione un semplice rinnovo di contratto di comparto e dirigenza benchè ormai scaduto da tempo immemore, ma una vera e propria rivisitazione in chiave moderna , di istituti contrattuali ormai obsoleti che, in molti casi, risalgono all’era pre-informatica.
Ma a chi giova davvero una macchina amministrativa regionale che non funziona in maniera ottimale e che non risponde alle necessità oggettive dell’utenza?
A chi giova l’atavica menzogna sui reali emolumenti percepiti dagli impiegati regionali ? E a chi giova l’immorale querelle sul numero degli stessi in rapporto alle competenze che lo statuto speciale attribuisce alla regione Siciliana?
Una preliminare specifica va fatta ad iniziare dall’ultimo quesito, dato che, ai più non è chiaro il concetto che in Sicilia, materie quali i Beni Culturali, le Motorizzazioni , gli uffici del lavoro il Genio Civile , la Protezione Civile e tanti altri Dipartimenti di competenza regionale, nel resto d’Italia sono di competenza Ministeriale o degli Enti Locali o dei liberi consorzi degli stessi ( ex Province ) che, al loro interno conglobano oltre che le competenza, anche il personale idoneo allo svolgimento delle mansioni previste, sgravando nei numeri ovviamente, le proprie Amministrazioni Regionali . Tutto ciò, se da un lato risulta di elementare comprensione, in Sicilia diventa volutamente e demagogicamente, oggetto del contendere di ben frequentate e “qualificate” tribune televisive dove si affollano a parlare soggetti in mala fede o peggio prezzolati, che sproloquiano su un argomento che invece andrebbe affrontato, anche in sede di rinnovo contrattuale, nella sua essenza intrinseca, attraverso la redizione di dotazioni organiche congrue alla tipologia e natura dell’intervento oggetto dei doveri dell’Amministrazione Regionale.
Nulla vale per il dipendente che deve fare il proprio dovere, se il proprio datore di lavoro si chiama Comune Regione Ministero o Provincia, l’importante è che sia chiaro ed intellegibile l’oggetto del proprio operato quotidiano.
Sui faraonici emolumenti percepiti dai dipendenti regionali un appunto va fatto a priori. Il ragionamento inoppugnabile, esce fuori da una analisi delle attuali condizioni economiche dimostrabili che riguardano la stragrande maggioranza dei dipendenti stessi , che percepiscono stipendi netti di circa 1.000 euro al mese per 36 ore di lavoro settimanale pro capite, usufruiscono della mancia elettorale che si sostanzia nel decreto fiscale Renzi, non hanno alcun accesso al proprio trattamento di fine rapporto neanche per spese mediche dimostrabili, hanno trattenute ingenti somme dallo stipendio in caso di malattia, anche breve, hanno una età media di oltre 50 anni con la prospettiva di almeno altri venti anni di servizio tesi al raggiungimento del requisito minimo di età pensionabile. Si tratta di oltre cinquemila unità lavorative con una anzianità di servizio ventennale. Anche di questo, nel caso di un rinnovo di contratto serio e non propagandistico si dovrà tenere conto.
Appare ovvio precisare, che in atto vi è in Amministrazione Regionale , una vera e propria promisquità di mansioni svolte dal personale regionale che è causata dalla procedura di pensionamento dei “ vecchi “ dipendenti , la non applicazione del turn over che integri detta procedura, la conseguente attribuzione di mansioni difformi alla qualifica di assunzione al personale di cui sopra .
E’ come se avendo un panificio ed assumendo un addetto alla panificazione , ci si accorgesse che va in pensione il ragioniere addetto alla contabilità e si procedesse ad affidare la stessa all’addetto alla panificazione, come se fosse la stessa cosa !
Questo è successo, ma il problema è che adesso l’addetto alla panificazione, sa fare anche il ragioniere contabile e, giustamente, reclama di poterlo fare a titolo!!!!!!
A parte gli improbabili paragoni che valgono meramente a titolo esemplificativo, la situazione dell’Amministrazione Regionale è questa e con questa bisogna fare i conti.
Ecco perchè non si parla di semplice rinnovo contrattuale, ma, nel complesso di riforma della macchina amministrativa regionale, di moderni e più attuali rapporti con l’utenza, di semplificazione di procedure amministrative e snellimento degli iter farraginosi che attualmente attanagliano le strutture.
Personalmente non credo che allo stato vi siano le condizioni affinchè in tempi rapidi si possa giungere ad un risultato tanto ambizioso ma, appartenendo alla Segreteria di un Sindacato autonomo, il desiderio di iniziare questo lavoro è tanto , così come sono tante le volte che la politica ha permesso di giocare con la dignità di lavoratori che, mele marce a parte, svolgono con dedizione ed impegno l’attività lavorativa che gli viene quotidianamente affidata, ed è a loro, che questa Segreteria Provinciale rivolge e dedica il proprio lavoro, con la certezza dell’impegno che la delicatezza del momento richiede.
S.A.Di.R.S. (Sindacato Regionale
Dipendenti Regione Sicilia)
IL SEGRETARIO PROVINCIALE
Orazio Salvatore Zappalà