Girellando per la Sicilia e… Bramando che un miracolo celeste o terreno ci liberi da Roma

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di Guido Di Stefano

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Liberate la vostra fantasia  e spaziate per tutta l’isola. Volate alti nel cielo, tuffatevi nelle sue acque, calpestate il suo suolo, inebriatevi dei suoi odori, illuminatevi dei suoi colori, ascoltate le sue voci, esplorate i suoi orizzonti e le sue valli incantate, ascoltate la melodia delle sue voci, scoprite i suoi segreti custodi e testimoni della gloria che fu: è la Sicilia, la vostra madre, la nostra madre.

Mettete ordine nel caos con cui ci avvolgono e la vedrete bellissima, viva ed eterna, come una dea. Eccovi una modesta “carrellata”  dei suoi sorrisi, dei suoi affetti, della  sua nobiltà, della sua storia, della sua cultura. Insomma tutto quello che i poteri oscurantisti stratificati a nord di Eboli aggrediscono sistematicamente da secoli.

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Senza andare troppo indietro. La tassa sul macinato portò alla cancellazione di tutti i piccoli “mulini: guarda caso i secolari e culturalmente compenetrati mulini ad acqua erano piccoli.

Ora siamo soggetti alla “urbanizzazione” forzosa dei fabbricati rurali? Che fine faranno i plurimillenari  “tholoi”  in “pietra bianca” e i mitici “pagliai” in pietra “nera”, tutti in pietrame dalle fondamenta alla copertura? Forse non ci sapranno rispondere i tenebrosi e voraci (e magari numericamente pochi) mandanti a nord di Eboli e neppure gli spenti  e vegetanti (anche se una minoranza) esecutori periferici! Oppure non vorranno risponderci?

Noi vorremmo proporre che tutti i vetusti (o secolari) fabbricati rurali, obbligati a passare al catasto urbano quali produttori di reddito anche se privi di servizi e non serviti fin sull’uscio da decorose strade pubbliche, fossero acquisiti dal demanio pubblico e affidati (anche dieci cadauno) ai grandi cultori di politica ed economia italici (e siculi) perché traggano da essi il “sospettato” reddito con cui dovrebbero sostentarsi senza avere più diritto (a qualsiasi titolo) di fruire delle casse pubbliche. Sarebbe uno spasso gustarsi le conseguenze: potenti e sapientoni, e con loro le loro corti, costretti, come un grande e crescente numero di normal-cittadini, a vivere nella più nera indigenza, oppressi da una fiscalità sempre più elefantiaca e imprevedibile. Ammesso che in questa tempesta non si riducano a ruderi effettivi!

Poco ci manca che i nostri “saggi” concepiscano e codifichino una leggina che obblighi i cittadini Sichelioti (e nordici) a richiedere un anno prima dell’evento la licenza di nascita e la licenza di morte, fissando anche dei rigidi paletti: 1) la licenza avrà la validità di un anno; 2) gli inadempienti, anche solo per un giorno, saranno sanzionati per un importo fisso pari a dieci volte l’imposta di licenza; 3) non saranno ammesse deroghe, neanche “incidentali”.

Intanto ci permettiamo di parafrasare Ugo Foscolo: “anche la speme, ultima dea, fugge gli incanti”. Quali incanti? Quelli di Sicilia!

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