Una petizione con oltre 25 mila firme raccolte a Messina e provincia contro il paventato taglio delle ambulanze medicalizzate, ossia con il medico a bordo, e la chiusura dei PTE voluto dal progetto di riordino dell’assessore regionale alla salute Gucciardi. È questa la sintesi della protesta che monta a Messina e provincia, indice di un malcontento di molti cittadini che vedono il loro diritto alla salute leso da scelte miopi perpetrate da governanti e politici regionali distaccati e insensibili E dire che Messina era stata la prima a dotarsi di uno soccorso specializzato. Un piano sanitario che dimezza le ambulanze nella provincia di Messina che passerebbero da 26 a 13 e ridurrebbe persino i PTE, i presidi territoriali d’emergenza, a cui spesso nella continuità operativa dei medici che ivi stazionano, molti utenti si rivolgono e soprattutto parecchi turisti. Verrebbe così penalizzato il modello d’eccellenza peloritano fondato sulle reti tempo dipendenti per infarto ed ictus con grave nocumento in particolar modo per le popolazioni più distanti dai presidi ospedalieri.
Una scelta questa con conseguente pregiudizio sull’assistenza sanitaria avanzata ma anche degli interventi urgenti salvavita per il trattamento del paziente critico. Infatti, nella sola Messina, città con oltre 250 mila abitanti, è prevista una sola ambulanza medicalizzata e una sola auto medica. Per cui riuscire ad avere il giusto soccorso in caso di chiamata è come vincere un terno al lotto, specialmente se l’ambulanza con l’equipaggio medico è impegnata in altra chiamata. Il resto della provincia, accusa poi, una carenza a macchia di leopardo con aree troppo ampie per garantire il raggiungimento dei target (il paziente in difficoltà) entro i canonici 8 minuti in ambiente urbano e 20 minuti in area extra-urbana, a meno che nella catena del soccorso non venga consapevolmente prevista la mancanza della assistenza medica. Ma in questo caso la politica si assume la responsabilità morale, e non solo, di sottrarre ai propri elettori le chances di salute che la carta costituzionale prevede.
“E’ un omicidio per il cittadino – afferma il Dott. Nino Grillo medico del 118 nonché sindacalista segretario provinciale dello Snami – cioè a dire: in questo momento noi medici del 118 prendiamo il paziente che sta male a casa lo monitorizziamo, vediamo subito di cosa si tratta, iniziamo i primi trattamenti e lo portiamo subito in sala operatoria. Questo non sarà più possibile effettuarlo se non ci saranno più i medici sull’ambulanza”.
Nel 2016 sono state 960 le persone soccorse da ambulanze medicalizzate per problemi cardiaci mentre 858 quelli con problemi neurologici.
Dopo l’ultima riunione con le rappresentanze sindacali, in particolare Snami e UGL, il sindaco di Messina Renato Accorinti, ha convocato per metà ottobre tutti i sindaci dell’area metropolitana con l’intento di organizzare una manifestazione a Palermo per far sentire al Governo regionale la voce delle comunità messinesi che invocano il diritto alla salute.
È impensabile che un cittadino residente sul territorio nebroideo o nell’alta Valle Alcantara non abbia lo stesso diritto alle cure mediche di chi abita a un km dall’ospedale: garantire il diritto alla salute in qualsiasi parte del territorio provinciale si abiti riteniamo sia un dovere oltre che un diritto previsto dalla carta costituzionale. Ci auguriamo che scelte scellerate, calate dall’alto e fatte a tavolino da qualcuno in un comodo e magari accogliente ufficio regionale che disconosce le peculiarità morfologiche di un territorio esteso e difficile da raggiungere come quello della provincia di Messina, possano essere riviste ridando fiducia ai cittadini nelle istituzioni che sicuramente, se così non fosse, sapranno indubbiamente manifestare il loro dissenso nell’imminente tornata elettorale.