di Giuseppe Stefano Proiti
È alla prima avventura discografica, ma ha tutta la stoffa di un artista rodato.
Si chiama Carlo Bellavia, ha 25 anni, e lo scorso 25 agosto ha lanciato dal centro della città in cui vive (Trecastagni) il suo album, registrando un ottimo successo di pubblico. S’intitola “Ti amo anche se” … anche se … questo ragazzo dovrà ancora salire molte “scale”. La vita lo ha messo sin da piccolo a dura prova: ecco cosa racconta a La Voce dell’Isola.
Fino all’età di 13 anni ero stonato come una campana, non riuscivo a cantare neanche una canzoncina delle recite scolastiche. Dopo l’esperienza traumatica di un incidente stradale, è stata forse “l’infiammazione del dolore” a far uscire, come il “puss”, la musica che era in me. In effetti, debbo constatare che non tutti i mali vengono per nuocere. Fu il periodo di degenza molto lungo, di circa 3 anni, che sfruttai al meglio. Ero fermo immobile sulla sedia a rotelle, ma mi sentivo come sull’aereo, in giro per il mondo. Da autodidatta cominciai a studiare il piano, la chitarra. Così, finalmente uscì la voce per “Firenze Santa Maria Novella” di Pupo. Una canzone bassissima, ma dopo una settimana già interpretavo Bocelli, Ranieri, Pavarotti, Tosca, Turandot.
Insomma musica per grandi … roba molto seria …
Si, il mio pubblico diciamo che è “over”. Ho infatti un repertorio che va dagli anni ’50 – ’60 – ’70 in poi. Grazie a mia nonna, da piccolo ascoltavo musica molto rétro, ragion per cui mi porto dietro questo “bagaglio” tipologico e, ovviamente, affettivo. Poi sai … non mi dispiacerebbe affatto, far alzare dalla sedia tante vecchiette per vederle ad un mio concerto. Anzi, è la cosa più difficile, sarebbe un vero miracolo. Vi è però da dire che anche i big oggi “attualizzano” spesso brani del passato, ad esempio “Io che amo solo te” del grande Sergio Endrigo, riportato all’apice del successo dalla strepitosa Alessandra Amoroso.
Bene … bene. E allora … quale strategia avresti per intraprendere il cammino del successo?
Beh, seguire la “strada ordinaria”. Quella da cui sono partiti tutti gli altri. Nel 2013 partecipai ad “Area Sanremo Tour”. Dopo due tappe il mio percorso purtroppo finì li. Stavolta invece ho avuto la fortuna di arrivare alle prefinali nazionali. Oggi, 21 settembre, sono assolutamente carico per affrontare questi due giorni a Crotone. Se andrà bene accederò ai “tre giorni” delle finali nazionali, che si svolgeranno i primi di ottobre a Sanremo.
Parlaci in breve del tuo album …
Ti amo anche se, da cui prende il titolo l’intero album, è un brano molto sentimentale. Racchiude un po’ il mio stile romantico nella vita di tutti i giorni. Cerco sempre di tradurre la poesia che ho dentro in parole e musica. Questo album contiene cinque brani inediti e – seguendo le orme dei giganti – ho inserito pure due cover: “Tu si na cosa grande” e una mia versione personale di “Per te” (un bellissimo testo inedito di Josh Groban).
Josh è un lirico, dunque un artista completo. Un po’ come il nostro Bocelli, la sua voce stupenda mi appartiene molto. Spero che anche attraverso questo pezzo si possa conoscere in Italia la bellezza del suo “sentire”.
Se ti dovessi inquadrare in un genere musicale, in quale ti classificheresti?
Non ho un vero e proprio genere perché io canto quello che ho dentro. Faccio “soul pop”, faccio “pop lirico” … e sono in una fase molto sperimentale. Ovviamente con l’esperienza di Sanremo dovrò sforzarmi di cercare una linea guida e seguirla. Oggi bisogna ammettere che se non si segue il “pop”, difficilmente si avranno speranze commerciali. Dunque sono molti gli artisti che alla fine scelgono di seguire questo genere, anche se … in realtà … hanno molto più da dare.
Quale cavallo di battaglia hai scelto per “Area Sanremo Tour” ?
Ci sono arrivato attraverso una presa d’atto, un segnale dall’alto. Il brano che ho già proposto nelle prime due tappe e che proporrò fino alla fine di questo mio percorso s’intitola “Buonanotte papà”.
E’ una storia molto bella e commovente. Una sera tornai a casa, avevo voglia di buttare giù qualcosa e mi vennero in mente per prima cosa i Santi martiri, patroni di Trecastagni (Alfio, Filadelfo, Cirino). Quindi mi misi davanti al pianoforte, cercai di scrivere, ma non ebbi nessuna ispirazione. All’improvviso arrivò un testo che si completò in mezzora, l’arrangiamento in un’ora. Nel tempo di un’ora e mezza è nato questo brano dedicato ad un piccolo angioletto volato in cielo: il mio Marco. Un’altra cosa che mi stupì fu questa. Io a Sanremo volevo portare un altro brano dal titolo “Io ti aspetto”, considerate le approvazioni che riscosse quando pubblicai il video per la prima volta su Facebook e poi lo cantai in Piazza Marconi di Trecastagni. Ho cambiato però idea quando mi arrivò una mail ufficiale da Sanremo per la convocazione, identificandomi per errore come Marco Bellavia. Lo interpretai come un segno del destino, per cui, da quel momento, mi sono fatto “cullare” … irremovibilmente … ogni notte … da questa “scelta” !
E adesso, come direbbe l’inimitabile Renato Zero, “si sta facendo notte”. Non ci resta che augurare Buonanotte … al “Papà” !