di Salvo Barbagallo
Cronistoria di un pomeriggio difficile in Catalogna.
Alle 17.04 Carles Puigdemont ha fatto ingresso al Parlamento regionale, la piazza prospiciente letteralmente blindata dalla Guardia Civil, più poliziotti che manifestanti bloccati al di là di questa barriera, in attesa oltre mille inviati e cameramen provenienti da tutto il mondo in attesa delle dichiarazioni del Governatore della Catalogna. Non si è avuto l’ipotizzato e temuto arresto “preventivo” di Carles Puigdemont. Quasi in contemporanea a Madrid Mariano Rajoy riferiva al Congresso sulla situazione, affermando in maniera drastica che con dichiarazione d’Indipendenza non esiste alcuna possibilità di dialogo e preannunciando di “essere pronti a fare quanto necessario”. Dall’altra parte, le reazioni internazionali: il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha rivolto un appello a Puigdemont: “di non annunciare una decisione che renderebbe il dialogo impossibile. La diversità non deve portare al conflitto, le cui conseguenze sarebbero cattive per i catalani, la Spagna e tutta l’Europa. Cerchiamo sempre ciò che ci unisce e non ciò che ci divide”.
Ad accrescere la tensione la pubblicazione sul quotidiano El Pais del (presunto?) “Progetto” o “Piano segreto” degli indipendentisti Catalani che sarebbe stato trovato nel corso di una perquisizione della Guardia Civil nel corso di una perquisizione nell’abitazione di Josep María Jové Llado, il segretario generale della vice presidenza della Generalitat, braccio destro del vicepresidente Orios Junqueras. Il Piano – secondo quando riportato da El Pais – prevede che la Dichiarazione unilaterale di indipendenza (o Dui) può generare un conflitto che se ben gestito potrà portare a uno Stato indipendente”, così come prevede una “reazione violenta dello Stato” alla quale si risponderebbe con una “resistenza” affiancata dalla Polizia Catalana, i Mossos d’Esquadra. Nel Progetto, la cui realizzazione dovrebbe svolgersi a tappe, è prevista la creazione di un Comitato strategico formato dal presidente e dal vicepresidente per gestire un Governo Catalano e dai leader dei gruppi parlamentari indipendentisti per gestire un Governo Catalano di transizione in attesa di indire regolari elezioni del “nuovo” Stato.
Già dalla mattinata al di là della “barriera” che isola la piazza prospiciente il Palazzo del Parlamento Catalano a Barcellona, nei dintorni del parco della Ciudadela a Barcellona, chiuso al pubblico per ragioni di sicurezza, per seguire in diretta il discorso grazie a due schermi giganti, migliaia di persone, giovani e meno giovani che attendono le dichiarazioni del Governatore, seguendo quanto accade all’interno dell’aula consiliare si un maxi schermo. Alle 18 e 12 giunge la notizia che Puigdemont ha rinviato il suo discorso di un’ora, per una riunione in corso con l’esecutivo assembleare. Dalla mattinata La polizia spagnola si è attivata per controllare i luoghi strategici nell’ipotesi di una dichiarazione di indipendenza, e la Guardia Civil presidia in forza l’aeroporto ufficialmente per misure anti-jihad. Il centro di Barcellona intanto è stato praticamente bloccato dai trattori dei movimenti indipendentisti, quasi a difesa dei manifestanti il cui numero nel tardo pomeriggio è andato crescendo.
Carles Puigdemont alle 19.05 è entrato nell’aula parlamentare e ha preso posto. Attimi di attesa e di tensione. Alle 10.12 si apre la seduta. Un minuto dopo Puigdemont apre il suo intervento, che dura trentuno minuti. Indipendenza “sospesa”, apertura al dialogo per evitare tensioni, senza passi indietro, ma responsabilità. Forse la risposta che, tutto sommato, si aspettava la stessa maggioranza degli indipendentisti. Indipendenza “sospesa” fino alla prossima seduta del Parlamento Catalano, e dare la possibilità ad una mediazione internazionale. In questo senso Carles Puigdemont ha assunto il “mandato per Catalogna indipendente”.
Significativi molti passaggi dell’intervento del Governatore Catalano, che ha ricordato i momenti drammatici delle giornate che hanno preceduto e che hanno portato al Referendum per l’Indipendenza: “La violenza indiscriminata è stata utilizzata per impaurire gli elettori”, “Violenze al voto prima volta nella democrazia dell’UE”, “Da Madrid risposta autoritaria e repressiva”, “La Catalogna ha guadagnato il diritto ad essere indipendente”, “Non siamo pazzi né delinquenti, non abbiamo nulla contro la Spagna”, “Questo è un momento serio: né ricatti, né minacce: il Popolo Catalano reclama la propria libertà”.
Dichiarazione per l’Indipendenza, dunque, rinviata.
La risposta di Madrid: rafforzamento delle misure di sicurezza negli aeroporti e nelle stazioni.
La storia continua.