Momenti, ore di alta tensione in questo martedì d’ottobre, giorno in cui il presidente del Governo Catalano, Carles Puigdemont dovrebbe annunciare l’Indipendenza della Catalogna. È il giorno della verità per la Catalogna, il giorno in cui Puigdemont si presenterà al plenum del Parlamento regionale, ex caserma borbonica già presidiata da ingenti forze della polizia di Madrid sin dalle prime ore del mattino.
Anche se negato ufficialmente l’invio dell’esercito, in realtà convogli militari da Madrid si sono collocati in Catalogna ufficialmente con il compito di supporto logistico alla Guardia Civil che ormai da diverse settimane si trova a Barcellona e in diverse città della regione.
C’è tensione anche all’interno della compagine che ha voluto e affrontato il Referendum in condizioni di forti pressioni da parte del Governo nazionale e dello stesso re Felipe di Spagna. All’interno del fronte indipendentista c’è chi ha cercato una mediazione possibile, come quella tentata ieri dalla sindaca di Barcellona Ada Colau, dentro e fuori la Spagna, sostenendo che il referendum del primo ottobre non è sufficiente a dare legittimità a una dichiarazione di Indipendenza, mentre la maggioranza, nei partiti della coalizione secessionista al governo, spinge per la rottura. E le organizzazioni civiche, come l’Assemblea nazionale catalana e Òmnium, con lo slogan “Benvenuta Repubblica”, hanno già organizzato per stasera nel giardino della Cittadella davanti al Parlamento una mobilitazione straordinaria, “in difesa del referendum”, una grande manifestazione di massa che intende richiamare l’attenzione internazionale sulla delicata questione dell’autodeterminazione.
Il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy si è espresso chiaramente: “Reagiremo duramente”, parlando apertamente di “Golpe” di fronte all’ipotesi di una dichiarazione d’Indipendenza da parte della Catalogna:
A questo punto è alto il rischio anche di un arresto preventivo di Carles Puigdemont prima che possa aprire il suo discorso nel Parlamento Catalano.
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