Elezioni Sicilia, il giorno della verità “scomoda”

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di Salvo Barbagallo

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Già da ieri sera (5 novembre) ancor prima che le urne venissero chiuse, gli exit poll davano i primi risultati (comunque virtuali) sull’elezione del “nuovo” governatore della Sicilia: Musumeci (Destra) avanti (di poco) su Cancellieri (M5S). Tutti (o quasi) i quotidiani riportano in primo piano questa importante “indicazione” ancora non definitiva, poco o nulla viene posto in evidenza in riferimento alla percentuale dei votanti che, a nostro avviso, è il dato più significativo di questa competizione: solo il 46,76% dei Siciliani è andato alle urne! Come dire che oltre (oltre!) metà dei Siciliani ha espresso concretamente il suo dissenso nei confronti non soltanto dei sei candidati alla carica di Governatore della Regione, ma anche verso le “coalizioni” che si sono coagulate per sorreggerli. Che vinca l’uno o l’altro dei due candidati a questo punto poca rilevanza ha: rappresenterà esclusivamente una minima parte dei Siciliani.

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Ovviamente la Destra “Berlusconiana”, o la compagine Grillina (a seconda del risultato accertato a termine dello spoglio delle schede) grideranno alla “vittoria”, ma “vittoria” su cosa e su chi?

Già nelle precedenti elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana l’assenteismo era stato consistente: nel 2012 votò, infatti, solo il 47,41%. Questa percentuale si è accresciuta. Ci si chiede: come si può parlare di “vittoria” quando la collettività Siciliana esprime in maniera così evidente ed eclatante la sua sfiducia nei confronti di tutte (dicasi tutte!) le forze politiche in campo?

Ma chi ha vinto, allora? Ma certo, hanno vinto le “segreterie” (più o meno) politiche meglio organizzate, e non si può disconoscere che da questo punto di vista i “Berlusconiani” siano stati e siano quelli che hanno avuto e Hanno mezzi di supporto  a sufficienza per superare qualsiasi ostacolo. Le cosiddette Sinistre non esistono da tempo, né sul piano organizzativo, né sul piano “ideale” di un passato che difficilmente può tornare.

Segreterie/clientelismo, fame di occupazione, disoccupazione, speranza di un lavoro che non si trova, hanno giocato e giocheranno sempre un ruolo determinante in situazioni territoriali come quella Siciliana.

Anni fa scrivevamo in merito al clientelismo: Il “fenomeno” non è soltanto siciliano ma riteniamo possa riguardare tutta Italia: il “potere” delle segreterie politiche (o pseudo tali) si è accresciuto esponenzialmente di pari passo con l’assenteismo elettorale. Con il crollo delle strutture dei partiti cosiddetti tradizionali (quelli, cioè, che hanno caratterizzato il recente passato), con il proliferare di “nuove” aggregazioni (spesso trasversali), hanno preso una rinnovata vita le segreterie “personali”, quelle dei leader (grandi e piccoli, nazionali e locali). Segreterie che, in qualunque ora del giorno (escluse quasi sempre sabato e domenica) registrano un via vai di postulanti, che “chiedono” questo o quel favore: migliaia e migliaia di persone (l’etichetta politica senza più senso) che hanno necessità di risolvere modesti o meno modesti problemi familiari. Nella maggior parte le “richieste” che vengono fatte nelle segreterie riguardano occupazione e lavoro.

Ebbene, in Sicilia le condizioni si sono aggravate, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Che sia Musumeci o Cancelleri a governare la Sicilia (si vedrà, poi, con quale tipo di “governo”), l’elemento che dovrà essere tenuto nel debito conto è che “rappresenterà” poco i Siciliani. Soprattutto “non” rappresenterà coloro che non sono andati a votare.

 

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