Prigionieri del nulla

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di Guido Di Stefano

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Negli anni sessanta e successivi del secolo scorso imperava nel mondo occidentale il “conformismo” (di cruda sostanza o di semplice facciata) cui faceva da contraltare l’”anticonformismo (di utilitaristica facciata o di spontanea sostanza). Erano ancora i tempi in cui per le opposte “fazioni”, ivi compresi i detentori di potere, rendevano onore al detto di Quinto Orazio Flacco   “est modus in rebus sunt certi denique fines quos ultra citraque nequit consistere” ossia “cioè vi “esiste  una misura nelle cose e anche esistono precisi confini al di là e al di qua dei quali è iniquo arroccarsi”.

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Inoltre i contendenti, in massima parte, sfoggiavano all’occorrenza “quid” ormai perduto e cioè un invidiabile “savoir-faire”, per cui alla bisogna agivano con “pugno di ferro in guanto di velluto”. Niente a che vedere con la grossolanità (e a tratti arroganza, volgarità e prevaricazione) dei nostri giorni.

Erano i tempi in cui il presidente della nuova frontiera J.F. Kennedy mandava la guardia nazionale per difendere e applicare il diritto allo studio delle minoranze; i tempi in cui per la pace e nell’interesse comune si accollava la responsabilità degli errori dei soliti (ig)noti. Erano i tempi in cui diceva realisticamente  e ancor più profeticamente che “il conformismo è il carceriere della libertà e il nemico della crescita”.

Perché scriviamo profeticamente? Ora non si parla più di “conformismo”: è stato detronizzato e (quasi) cancellato dalla memoria storica. Un tiranno peggiore occupa il suo “trono”: il politicamente corretto, invisibile e ondeggiante  mantello sventolato per coprire le nudità dei potenti. Le applicazioni a esso riconducibili lo presentano come uno  spietato carceriere di libertà, verità, giustizia, identità, luce  e nemico di vita, crescita, umanità: si ha l’impressione che il guanto di velluto sia stato sostituito da un guanto chiodato per dilaniare gli altri, i dissenzienti anzi tutti i nemici, che sono tali perché non massificati e/o massificabili dal pensiero unico e restii a portare il giogo di un nuovo ordine unipolare, a tratti decantato da insospettabili istituzioni che ben altri valori dovrebbero propugnare.

Ma poi cosa vuol dire “politicamente corretto”? Che l’universo politico è giusto e corretto? A giudicare dalle esibizioni politiche degli ultimi decenni sembrerebbe proprio di no: a noi sembra che la demonizzazione, l’offesa, il “mascariamento” degli avversari, le subdole istigazioni  sono diventate il pane politico quotidiano condito sempre con l’olio degli “errori o crimini (reali o immaginari) degli “altri”! Già “gli altri” queste creature evanescenti e aliene!

Forse alcuni, in pieno delirio di onnipotenza, si vogliono sostituire al Creatore e pretendono  dogmaticamente di possedere la capacità di stabilire cos’è bene e cos’è male nell’intero universo, dimentichi che ad Adamo fu mosso il rimprovero “chi sei tu per giudicare il bene e il male?”!

Sembra proprio che i seguaci di forze oscure ci vogliono imprigionare  nel nulla che precede l’Apocalisse! Magari direte: assurdo! E se l’evangelico “666” dell’Apocalisse di Giovanni dovesse intendersi come “www”? Dopo tutto alcuni, nell’esaltazione della guerra ibrida, stanno allargando il campo di battaglia all’universo “www”.

Ci auguriamo che le nostre impressioni non trovino riscontro nella realtà; però sembra che a Oriente, a migliaia di chilometri di distanza,  altre persone, mai viste, nutrano analoghi timori e lanciano messaggi e inviti alla ragione.

 

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