Attenzione “politica” nazionale (e, forse, internazionale) sulle elezioni in Sicilia, meno interesse in gran parte della collettività Isolana che osserva tra scetticismo e fastidio la “calata” dal Continente di big e leader sulle principali città di questo estremo Sud “nazional/Tricolore”. Certo, la “piazza” si riscalda a Catania per la presenza di Grillo, così come applaude il ringiovanito Silvio nello stracolmo Politeama di Palermo e, in percentuali variabili, i Salvini, Meloni e quant’altri stanno ricoprendo il ruolo di “sponsor” per i candidati nelle numerosissime liste “aggregate” nelle coalizioni a sostegno degli aspiranti alla poltrona di Governatore della Sicilia. I “big/leader” hanno facce più che note, le giovani leve sicuramente con volti meno conosciuti, lanciati nell’agone con il solo scopo di raccogliere voti (anche se pochi, indubbiamente utili) che difficilmente riusciranno a varcare la soglia di Palazzo d’Orleans.
Chi sta difendendo gli elettori dagli imbonitori, da quanti portano in dote solo le trite promesse che i Siciliani conoscono da decenni e alle quali “promesse” non crede più nessuno, neanche coloro che sono “militanti” nelle stesse coalizioni? Non molte “promesse”, tutto sommato, in questa campagna elettorale giunta a conclusione, ma solo spruzzate di fango lanciate da una parte all’altra sulla “comune” tematica degli “impresentabili” che si possono trovare inseriti qua e là nelle liste. Chi sta difendendo gli elettori dagli imbonitori? Gli stessi Siciliani, quelli che preferiranno non andare alle urne, commettendo ulteriore errore e favorendo in tal modo proprio coloro ai quali vorrebbero opporsi.
Indubbiamente per i Siciliani non è una condizione favorevole quella che si sta presentando in questa elezione ormai alle porte: comprensibile la confusione generata dopo gli anni di (mal) gestione della Regione da parte del Governo Crocetta, e i continui allarmismi lanciati (da una parte e dall’altra) per gli “impresentabili” che oscurano l’immagine delle “persone per bene” che propongono la loro candidatura. Solo parole fumose, ma di “programmi” per risollevare lo stato di abbandono in cui versa la Sicilia. Come superare, a questo punto, il rischio dell’astensionismo? Si crede poco ai miracoli che vengono dall’alto, ormai, e quindi il “miracolo” dovrebbero farlo proprio dal “basso” i Siciliani recandosi in massa alle urne. Per votare chi? Forse “scegliendo” quelle che considerano “persone per bene”, dando loro la possibilità di esprimersi e “ignorando” coloro ai quali (da tempo) hanno tolto la loro fiducia.
Scelte complesse e complicate dovute alla mancanza di effettive e reali “alternative”, tenendo conto che questo “test” elettorale Siciliano inciderà sulla prossima competizione nazionale dove la situazione si presenterà ancora più tortuosa, sulle “scelte” che non saranno determinate dagli elettori (cioè da una collettività “partecipante”) ma da chi tira le fila all’interno di aggregazioni che scaturiscono da circostanze più o meno “opportunistiche”. In quel caso, chi salverà gli Italiani dagli imbonitori?