Sicilia/Italia, verso il governo dello scetticismo e dell’indifferenza

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di Salvo Barbagallo

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La Sicilia ha un nuovo Governatore (Nello Musumeci), la Giunta ancora non formata, l’ARS deve eleggere il suo Presidente, tutti atti che verranno espletati nei tempi necessari. L’Italia tutta, o per meglio dire, “tutti” coloro che ritengono di poter governare ed essere nel diritto di farlo (quindi, in verità, non tutti gli Italiani) si preparano alla prossima competizione elettorale nazionale. Già il test elettorale siciliano è passato al vaglio degli analisti, sono state valutate le possibili “combinazioni” di impossibili coalizioni, vagliate le tenute degli accordi più o meno palesi, sono venuti a galla piccole e grandi magagne di qualche candidato più o meno presentabile, ma poco o nulla si è rimarcato sull’espressione primaria del rifiuto al voto della maggioranza dei Siciliani. Ma questo non è un “fenomeno” soltanto isolano, in quanto le elezioni di Ostia hanno offerto un quadro ancora più desolante che preannunzia, sul piano nazionale, uno scenario ancora più cupo.

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Ebbene, mentre tutto ciò sta configurando una preoccupante caduta d’interesse da parte delle collettività verso le problematiche della gestione del Paese, di una regione o di un’altra, eventi di più ampia portata passano inosservati, o quasi, a vantaggio delle futili informazioni ritardate da decenni (le molestie alle attrici, per esempio), degli scandali/scandaletti di provincia, coprendo questioni di vitale importanza, come l’immigrazione, i pericoli di una guerra fra grandi e piccole Potenze, del terrorismo che si intende ignorare convinti che l’Isis sia stata definitivamente debellata. Tranne, poi, a scoprire che alla Polizia italica mancano i fondi per pagare antiterrorismo e scorte, ma si dà la scorta al carro funebre che ha trasportato la salma di Totò Riina da Parma a Corleone, tranne poi apprendere che in Germania sono stati arrestati sei siriani che si stavano preparando a portare a termine una strage.

Certo, risulta importante l’attesa della sentenza si Strasburgo per quanto attiene la (ri)discesa in campo di Silvio Berlusconi  per la quale si sta preparando lo spavaldo Matteo Renzi, così come risulta significativa la rinuncia di Di Battista alla Camera. Fatti di sicuro non trascurabili, ma questa operata dai mass media – diciamolo pure senza mezzi termini – è, come afferma Luciano Lago, si chiama tecnica della “distrazione” un collaudato sistema per distogliere l’opinione pubblica dalla questioni scomode per il potere.

In questo scenario, di certo non idilliaco, sembrano cadere nel vuoto le frasi di Papa Wojtyla ricordate da Monsignor Mauro Longhi “Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai Paesi orientali”. Problematiche che pochi hanno voglia di approfondire, preferendo lasciar scorrere il tempo utile e fronteggiare le allarmanti crisi che si presentano oggi.

Allora il richiamo ad una effettiva presa di coscienza appare compromesso in partenza. Ma di tutto ciò (forse) non hanno motivo di curarsi i Musumeci, i Renzi, i Prodi che ritornano alla ribalta, i nuovi e i vecchi arnesi che si muovono in nome di una politica che non c’è, che avrebbe invece ragione d’esserci: e questo è il governo dello scetticismo e dell’indifferenza…

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