Catalogna/elezioni, vincono gli indipendentisti, ma gli unionisti sono il primo partito.
La grande stampa, dopo lunghi silenzi, ha risvegliato ieri (21 dicembre) il suo interesse verso la Catalogna, nel giorno cioè in cui i Catalani dovevano recarsi alle urne. E probabilmente pochi potevano prevedere la grande affluenza alle urne – oltre l’86 per cento – che sottolinea in maniera inequivocabile l’errore “poliziesco” del premier spagnolo Mariano Rajoy allorché tentò di impedire il primo ottobre scorso il Referendum sull’Indipendenza indetto legittimamente dal Governo regionale Catalano. E probabilmente pochi credevano in un successo delle forze indipendentiste (le tre compagini JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup) che hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei seggi, 70 su 135, anche se in termini di voti hanno perduto a vantaggio del partito centrista unionista di Ciudadanos.
La situazione appare paradossale, in quanto nella realtà dei fatti, non è destinata a mutare, se non forse in termini “politici” nei confronti del premier spagnolo Rajoy che, in teoria (molto in teoria) dovrebbe pagare pesantemente l’utilizzo del “pugno duro” nel tentativo di evitare il Referendum a suon di manganellate e carcerazione (che permane) dei leader indipendentisti Jordi Sanchez di Asamblea Nacional Catalana (Anc) e Jordi Cuixart di Omnium Cultural, ai quali il Tribunale supremo ha negato la libertà su cauzione.
Ma Rajoy già nelle frenetiche ore del dopo voto, ha ricevuto i primi appoggi incondizionati: il portavoce della Commissione dell’Unione Europea ha fatto sapere, infatti, che “la posizione dell’UE sulla Catalogna non cambierà”. Non c’è da commentare in una condizione simile, se non con le parole dell’ex governatore del represso Governo Catalano, ritenuto a sino ad ora “fuorilegge”, Carles Puigdemont, che così si è espresso dal suo “esilio” in Belgio: La Repubblica catalana ha battuto la monarchia sull’articolo 155: Rajoy è stato sconfitto. Ora servono una rettifica, una riparazione e la restituzione della democrazia. Parole che guardano a un futuro “diverso” per la
Catalogna, un futuro che (sempre “probabilmente”) non appagherà le richieste di Indipendenza che giungono dalla maggior parte della collettività Catalana. Non va dimenticato che le elezioni di ieri sono state indette dal premier spagnolo Mariano Rajoy, con i poteri speciali che gli ha conferito il senato di Madrid all’indomani della proclamazione della Repubblica Catalana con la destituzione dell presidente Carles Puigdemont, del suo governo e dello scioglimento del Parlamenti Catalano. Diciotto candidati indipendentisti (fra i quali Puigdemont) alle elezioni appena svolte sono incriminati per “ribellione e sedizione” per avere portato avanti il progetto politico dell’Indipendenza, e in questo momento resta incerta la stessa sorte di Puigdemont, in “autoesilio” in Belgio con quattro ministri.
Il “momento della verità”, dunque, la Catalogna lo ha avuto, ma sarà sempre il Governo di Madrid a decidere il percorso della Regione in quanto era e resta in vigore l’articolo 155 grazie al quale alla Catalogna è stata sospesa gran parte della propria autonomia con il Parlamento che è stato sciolto.
Dalle prossime ore si potrà comprendere quali posizioni adotterà il Governo di Madrid dopo il risultato elettorale di ieri. Comunque andrà, il “sogno” di una Catalogna “Indipendente” resta sospeso.