Bisogna cogliere l’appello: per l’anno che si apre “non bisogna essere pessimisti”, domani è un giorno tutto “nuovo”, il primo giorno del diciottesimo anno del Terzo Millennio. L’Italia apre questo 2018 con aumenti su luce, gas e autostrade, la Sicilia non è da meno con l’aumento su prezzi della rete ferroviaria fra le più degradate del Paese. Insomma, non c’è che dire. Non c’è che dire? In realtà tante cose andrebbero dette, ma la maggior parte le abbiamo “rilevate” nel corso di un 2017 che nella nostra Isola e al di là dello Stretto, nel cosiddetto Continente, non possono considerarsi edificanti. Neanche in prospettiva.
Questo 2018, volente o nolente, presenta già cose “nuove”: in Sicilia un “nuovo” Governo che mostra curiosi collanti nella sua composizione, nato sulla base di un forte astensionismo che ha superato la soglia del 50 per cento, sul piano “nazionale” verso elezioni che registreranno quasi sicuramente un ulteriore balzo in avanti nell’allontanamento della collettività alle urne. Dei flussi migratori ne abbiamo parlato a sufficienza, le ripercussioni finiranno altrettanto “quasi” sicuramente con il generare propagazione nel disagio sociale. Non c’è che dire.
L’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, afferma l’articolo 11 della Costituzione, e pur tuttavia produce e “diffonde” armi che vengono usate “come strumento di offesa alla libertà dei popoli”. Ovviamente nessuno reagisce, perché si lederebbero interessi di casta. Quindi, ipocrisia e interessi economici vanno a braccetto in Italia, in quell’Italia che si professa “umanitaria” attraverso i suoi rappresentanti al Governo. Non c’è che dire.
Le problematiche, ovviamente, sono molto, molto più ampie, e vanno oltre i confini di questa Italia, di questa Sicilia di oggi che domani vede un anno nuovo. C’è chi, inascoltato, ha ricordato e detto: “L’esordio del Terzo Millennio fu segnato l’11 settembre 2001 dall’orrenda strage delle Torri Gemelle a New York (ormai quasi caduta nell’oblio).
Altre stragi, tante, troppe, dopo quella fatidica data, hanno sconvolto tanti, troppi Paesi, dall’Europa agli USA, dalla Cecenia al Medio Oriente ed all’area del Mediterraneo: uno sterminato elenco di vittime innocenti di una follia omicida, perpetrata nel nome di fanatismi patologici di religioni sedicenti portatrici di pace, ma in effetti abili mistificazioni di interessi di potentati economici, aventi come obiettivo ultimo il dominio sul mondo.
Il terrore provoca paura nelle popolazioni inermi e indifese, nell’indifferenza e nella volontà di chi calpesta i valori della vita, mentre la violenza agisce come catalizzatore aggregante per quanti intendono scardinare le fondamenta della civiltà occidentale. L’Umanità intera appare indifesa rispetto all’ignavia di chi dovrebbe proteggerla, mentre piuttosto le elités dominanti sono del tutto allineate a tutt’altri interessi, convergenti nel disegno della creazione di un potere mondiale, in grado di sottomettere tutto e tutti. Si tratta con tutta evidenza di una lotta spietata che vede in campo protagonismi opposti, le cui finalità affiorano analizzando gli strumenti usati: attentati, crisi economiche pilotate, predominio commerciale, incontrollati e pilotati flussi migratori che scardinano intere società, disoccupazione, guerre piccole e grandi che sconvolgono intere aree geografiche da un capo all’altro del pianeta. I mezzi di informazione imboniscono le masse descrivendo presunte lotte alle mafie criminali, ma ignorano le “vere” mafie, quelle del potere riconosciuto dei grandi oligopoli mondiali e quelle dei poteri più o meno occulti, che manipolano il destino di tutti gli esseri viventi, anche con tutti i mezzi che lo sviluppo tecnologico mette a disposizione di quanti possiedono gli strumenti per governarlo. Tutte cose ben note, i cui meccanismi perversi nessuno tenta di bloccare, perché lo strapotere di pochi si sovrappone alle necessità dei miliardi di esseri umani che popolano questa terra”.
Le cose da dire? Molte, ma prima le cose da fare. Rimane da vedere, oggi come oggi, chi si farà avanti per proporre un Tavolo se non di Dialogo almeno di Discussione dove possano essere avanzate Proposte concrete per raggiungere una Soluzione accettabile per evitare che accada il peggio.