Migranti, le “cose” che non devono essere dette

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di Aldo Coppola

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Questione “migranti”: c’è una linea direttiva che passa principalmente attraverso l’Italia, e l’Italia applica, ovviamente, per mezzo dei suoi rappresentanti al Governo? L’interrogativo non è tanto peregrino vedendo il gran da farsi che si sono dati quanti rappresentano gli Italiani, ma senza che gli Italiani siano mai stati interpellati in merito. Quel che si verifica non può, ormai, essere attribuito alla necessaria e giusta “solidarietà” che si deve avere verso chi si trova in condizioni disperate, ma a qualcosa che con la solidarietà non ha nulla a che fare, notando e annotando che i problemi “veri” del nostro Paese vengono disattesi e completamente ignorati. Un esempio? Trentaseimila giovani Italiani (in maggior parte Siciliani) si sono visti costretti a lasciare la loro terra per mancanza di lavoro, in contrapposizione il ministro Minniti preannuncia che andrà a “prelevare” in “aereo” diecimila migranti per immetterli e “ospitarli” in Italia. È un dato difficilmente confutabile che dovrebbe far riflettere, ma anche le riflessioni, alla fine, vengono “pilotate” attraverso gli sbandieramenti del termine “solidarietà” sui principali mass media. Poche le voci “scomode” che non devono essere ascoltate, appunto, perché in questo scenario desolante sono “scomode”.

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Nell’Editoriale di “Analisi Difesa” alcuni giorni addietro Gianandrea Gaiani ha messo in evidenza e a chiare lettere la situazione che l’Italia sta vivendo: Nonostante violenze e disordini provocati dagli immigrati illegali afro-asiatici accolti in Italia in oltre 650 mila unità dal 2013 ad oggi dei quali mezzo milione fuori controllo e nonostante lo stesso governo italiano riconosca che con i flussi migratori sono arrivate ondate di criminali e terroristi islamici e tema il massiccio arrivo di foreign fighters, il ministro degli Interni Marco Minniti ha invitato a non parlare di emergenza quando si tratta dell’immigrazione, che “è ormai un dato strutturale”. Un’affermazione che deve preoccupare poiché a pronunciarla è stato l’unico esponente dell’attuale governo che ha cercato di porre un freno ai flussi incontrollati (anzi, favoriti dall’Italia stessa) dalla Libia. Grazie alla sua iniziativa nel 2017 sono sbarcati quasi 120 mila clandestini (il governo li definisce “migranti” come avessero il visto sul passaporto e fossero giunti in Italia regolarmente invece che pagando trafficanti), il 34% in meno rispetto al 2016, anno record con oltre 181 mila immigrati illegali giunti via mare. Un dato definito da Minniti “incoraggiante” anche se in uno Stato decente non dovrebbe esserci nulla di incoraggiante nell’aver accolto quasi 120 mila immigrati illegali il cui unico “merito” è aver pagato criminali per raggiungere l’Italia (…).

Gli elementi che Gianandrea Gaiani offre all’attenzione generale sfuggono perché la linea conduttrice dell’informazione è ben altra e le eccezioni sono poche. Noi ci chiediamo quale possa essere la cabina di “regia” di questi eventi che si accavallano e che, puntualmente, vengono esaltati facendo richiamo alla “pietà” verso i fuggitivi che si riesce a salvare e sottrarre alle tempestose acque del Mediterraneo.

Poi c’è anche l’autorevole voce dell’attuale Pontefice che riempie i cuori di chi ancora sente d’avere una “coscienza”.

E pur tuttavia altri fattori (che non riteniamo marginali, ma che riteniamo omogenei al quadro complessivo) dovrebbero far riflettere: la presentazione di molti Presepi ha abbandonato la tradizione liturgica. Non c’è da stupirsi se Giuseppe e Maria vengono “identificati” come due migranti, così come non c’è da stupirsi se la tradizionale grotta è stata sostituita da una moschea ai cui piedi sono rappresentati la Sacra Famiglia con asinello, bue e cammello? Presepi presentati all’interno di scuole pubbliche.

Chiudiamo questo excursus ancora con le osservazioni di Gianandrea Gaiani:

Tra gli sbarcati quest’anno i nigeriani sono i più numerosi (18.099), seguiti dai guineani (9.646), dagli ivoriani (9.409) e dai bengalesi (8.954): tutti provenienti da Paesi non in guerra e neppure in preda a carestie. Come se tutto questo non bastasse, dopo 4 anni di impiego intensivo della Marina Militare e della Guardia Costiera per consentire a chiunque paghi trafficanti di raggiungere l’Italia, il governo italiano ha varato una nuova operazione che vede il coinvolgimento dell’Aeronautica Militare. Nei giorni scorsi 2 velivoli C-130J hanno infatti trasferito da Tripoli all’Italia di 162 africani detenuti in Libia per immigrazione illegale. Un’operazione nata da “un’iniziativa congiunta tra il Ministero degli Interni e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che, in stretta coordinazione con l’UNHCR “hanno individuato in Libia dei migranti in condizioni di vulnerabilità e in grado di ottenere la protezione internazionale” come recita un comunicato della Difesa.

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