di Giuseppe Stefano Proiti
“Una scuola che, a livello pedagogico, ti insegna solo quello che non devi fare è inutile. Serve una scuola contadina. Quella che spesso ti fa sentire l’odore della terra bagnata e ti porta a seminare un pensiero diverso, che possa attecchire nell’universo”. (G.S. Proiti)
È stata l’iniziativa più vistosa che si è celebrata in Italia per la Giornata dell’Olocausto.
Il 27 gennaio nel cortile dell’Istituto Superiore Ven. Ignazio Capizzi di Bronte è sbocciata la primavera.
Così, quel sorriso offeso di Anna Frank con la maglia giallorossa della “collezione antisemita” diventa il sorriso orgoglioso di un’alunna del terzo Liceo classico, Greta Granata, che dichiara: “Alle stupide risate dell’odio e dell’ignoranza della Curva Sud dell’Olimpico abbiamo risposto con sorrisi pieni di vita. Oggi abbiamo visto esplodere una colorata intelligenza dalle radici di un terreno fertile come la cultura”.
Esprime profonda soddisfazione anche il Dirigente scolastico Prof.ssa Grazia Emmanuele: “Credo che tutte le scuole dovrebbero aderire al “Progetto Crocus”. La Fondazione irlandese (HETI, Holocaust Education Trust Ireland), ci ha fornito circa tre mesi fa i bulbi di crocus. Questi fiori invernali, straordinari nel loro aspetto grazioso e delicato, sbocciano proprio alla fine di gennaio. Dunque è iniziata in autunno la nostra “cerimonia della preparazione”.
Come un buon contadino prepara in tempo utile la terra per avere il suo raccolto, noi abbiamo scelto di piantarli lo scorso 27 ottobre, sapendo che sarebbero sbocciati in coincidenza di una data importante, per onorare la memoria del milione e mezzo di bambini che morirono nell’Olocausto e furono vittime delle atrocità naziste. Attraverso queste concreta esperienza son certa di far assumere ai ragazzi un’autentica concezione valoriale attraverso la dimensione lavorativa.
Il principale motivo di curiosità e di studio sulla pianta filiforme sin dai tempi di Teofrasto (discepolo di Aristotele) si deve al fatto che da questo fiore così delicato e armonioso si estrae una spezia di color oro ma più costosa dell’oro: lo zafferano.
Non solo, il crocus – citato persino nell’Iliade – è stato anche un modo per far appassionare i ragazzi al gusto della letteratura classica. C’era quando venivano adagiati sulle tombe, o comparivano nella descrizione del talamo nuziale (di Giove e Giunone), in entrambi i casi a simboleggiare la speranza”.
È proprio quest’ultimo l’aspetto di massima comunicazione che ci regala il fiore di crocus. Quel grido tinto di giallo che si leva in alto come un palloncino sospinto dal vento: “Per favore, giovani, non lasciatevi rubare la speranza” (Papa Francesco).