Rifiuti siciliani: nessuno ha soluzioni

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di Luigi Asero

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L’eterna questione dei rifiuti in Sicilia mette a dura prova il neo-presidente della Regione Nello Musumeci. Il suo governo aveva affidato la responsabilità dell’assessorato all’Energia (competente anche per i rifiuti) all’ormai ex assessore Vincenzo Figuccia il quale dopo 20 giorni di attenta analisi ha preferito rassegnare le proprie dimissioni, ufficialmente in contrasto con il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e la sua volontà di rimuovere il tetto agli stipendi d’oro dei funzionari regionali. Sospettiamo invece proprio per la matassa inestricabile della “questione rifiuti”.

Nello Musumeci si trova quindi, in attesa di nominare un nuovo assessore, nella situazione di detenere l’interim anche dell’assessorato all’Energia e di “scoprire” che, toh, la matassa è inestricabile. Così ha annunciato di voler chiedere al Governo centrale “poteri speciali” per risolvere la delicata questione ipotizzando di trasferire in altre regioni, o all’estero i rifiuti in eccesso durante questa fase.

Dopo trenta giorni di attività del governo credo di poter dire che la situazione della gestione dei rifiuti in Sicilia è assai grave” dichiarava lo scorso mercoledì 3 gennaio il presidente Musumeci. Che poi ha aggiunto “Parlare di emergenza di fronte ad un problema che si trascina da vent’anni è fare un torto alla lingua italiana. Preferisco usare un ossimoro, un’emergenza strutturata”.

Così appunto annuncia di voler richiedere poteri speciali e di avere in mente una soluzione tampone e specificando di voler chiedere al premier Gentiloni la dichiarazione di emergenza ambientale limitatamente alla discarica palermitana di Bellolampo e ai comuni che conferiscono nel sito.

Poi precisa “tutte le discariche in Sicilia sono prossime al collasso. Abbiamo due milioni di metri cubi da conferire. Al giorno in Sicilia vengono portati in discarica 5 mila tonnellate di rifiuti. Se nulla dovesse cambiare a settembre non avremmo più dove metterli“.

Secondo lo stesso Musumeci sarebbe opportuno adottare un piano dei rifiuti, così come potenziare la differenziata, trovare soluzioni finanziarie per gli Ato e ipotizza incentivi alle imprese che usano materiali riciclati: questo si può fare con poteri ordinari. Ribadendo la convinzione che l’ipotesi dei termovalorizzatori è al momento non necessaria.

Le grane vengono da una risposta indiretta che è arrivata ieri dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “Chi è capace di fare ha risolto il problema, ma c’è chi ancora segue la pancia dei cittadini, non risolve il problema e lo scarica su altri. Per me è inammissibile”.

Le discariche sono stracolme, lo scaricabarile è iniziato (o non è mai finito), i costi per le piccole amministrazioni aumenteranno (e conseguentemente per i cittadini). La patata è bollente, difficile trovare la via d’uscita. Ma in fondo, chi non lo sapeva già?

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