Immigrazione: un decalogo per salvare l’Europa e i suoi valori

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L’appello inviato a tutti i Capi di Stato e di Governo del continente

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Rimettere al centro l’Europa e i suoi valori per rispondere alle sfide geopolitiche e far fronte alle ondate migratorie, senza indulgere a populismi ed estremismi: questa la sfida proposta dai promotori del Decalogo di Roma ai Capi di Stato e di governo di tutti i Paesi del Continente europeo, dal Portogallo alla Russia, dall’Islanda a Malta.

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L’iniziativa, partita in ottobre sia in Italia che Francia, con un primo appello di intellettuali ed esponenti della società civile, ha avuto successivi sviluppi nei due paesi fino a diventare una petizione popolare sui principi contenuti nel Decalogo di Roma;  un documento (che ha tra i suoi primi firmatari il deputato europeo Patricia Lalonde, il senatore onorario Yves Pozzo di Borgo, e il giornalista Arturo Diaconale e su cui sono state raccolte migliaia di firme) in cui si riaffermano in modo sintetico alcuni principi irrinunciabili e si propongono azioni concrete a salvaguardia di valori e identità della cultura occidentale europea.

Si tratta della prima petizione europea a cui seguiranno ulteriori iniziative in altri Paesi del Continente, in attesa che i Governi europei si pronuncino.

Il « Decalogo di Roma »

Noi sottoscritti consideriamo dovere dell’Europa come comunità di paesi e di cittadini, rilanciare e rafforzare i suoi valori fondativi. Nell’era della globalizzazione e delle grandi migrazioni – che consideriamo fenomeni inarrestabili – non è infatti possibile sopravvivere se quei paesi e quei cittadini non ritrovano la forza delle loro migliori tradizioni. Le civiltà e i popoli che investono e attraversano l’Europa nei nostri tempi sono spinti e motivati da potenti valori identitari.

Senza una reazione europea, fatta di consapevolezza e di orgoglio della propria storia, l’esito non può che essere quello dello spegnimento culturale del continente e in definitiva della sua assimilazione ai valori altrui. Non si tratta di invocare uno scontro di civiltà, ma di tornare a essere una civiltà senza per questo indulgere a populismi o a estremismi.

Per questo proponiamo un documento destinato a tratteggiare le basi di una rifondazione politica e culturale dell’Europa, non per contrapporla al resto del mondo ma per tenere fermo il suo posto nel mondo, perché quello è il nostro posto e non ne abbiamo né ne vogliamo un altro.

  1. L’Europa affonda le sue radici a Gerusalemme, Atene e Roma. La sua linfa sono i valori della democrazia e del patrimonio di civiltà e religiosità del mondo giudaico-cristiano. Le radici europee sono state vivificate e rafforzate dall’innesto di laicità e libertà quali miglior lascito del secolo dei Lumi.
  2. La conoscenza e il riconoscimento di questi valori, assieme a una preparazione di base di storia, educazione civica, geografia e cultura europea del paese di accoglienza sono alla fondazione di qualsiasi processo di integrazione.
  3. La conoscenza di una lingua europea è richiesta per ogni persona che intraprenda percorsi di cittadinanza o di asilo. Lo studio e l’apprendimento della lingua specifica del paese di accoglienza è condizione necessaria al rinnovo di qualsiasi permesso individuale.
  4. La scuola e ogni altro sistema educativo avranno in tal senso un ruolo primordiale. La loro organizzazione e struttura dovranno potere consentire al meglio le condizioni per affermare e diffondere i valori e le conoscenze di cui ai punti precedenti. Sarà scoraggiata la formazione di classi scolastiche dove gli alunni europei risultino in minoranza.
  5. Il diritto di asilo deve essere legato specificamente alla situazione politica del paese di provenienza e al comprovato rischio di morte o imprigionamento per reati di opinione, appartenenza etnica o orientamento sessuale. In caso di emigrazione di carattere economico l’accoglienza regolare dovrà essere stabilità in base a quote nazionali e avrà un carattere transitorio.
  6. La costruzione di nuove moschee sul territorio europeo dovrà essere sottoposta ad un principio di reciprocità nei paesi musulmani coinvolti nel loro finanziamento o nella loro gestione.
  7. L’uso del burka, del niqab o di altre velature che nascono il viso deve essere proibito nei luoghi pubblici
  8. L’assegnazione di un posto di lavoro a immigrati regolari sarà soggetta all’applicazione delle norme in vigore nel paese d’accoglienza.
  9. L’assegnazione di un alloggio a immigrati regolari sarà soggetta all’applicazione delle norme in vigore nel paese d’accoglienza.
  10. La cittadinanza non appartiene alla sfera dei diritti ma a quella dei contratti. Può essere acquisita in base ad una scelta e a una decisione consapevole e attiva del richiedente e in base a regole certe ed evidenti del paese d’accoglienza. Nessun tipo di automatismo è dunque giustificabile.

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