Da decenni e decenni si cerca di sconfiggere la Mafia (o Cosa Nostra, chiamatela come preferite): tante le battaglie vinte dalle Forze dell’Ordine, ma la guerra continua e sembra non avere mai fine. Oggi in Sicilia il 43,33 per cento degli studenti ritiene che la mafia sia più forte dello Stato, e solo il 25.87 per cento considera possibile sconfiggerla definitivamente. Alla domanda su quanto pensino che la mafia sia diffusa nella propria regione, il 54.19 per cento dei ragazzi intervistati ha risposto abbastanza, il 29.30 per cento molto, il 15.14 per cento poco. Questi alcuni dei dati dell’indagine sulla percezione mafiosa da parte dei ragazzi condotta per l’undicesimo anno dal Centro Studi Pio La Torre tra le cento scuole che partecipano al Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro e i cui risultati sono stati presentati giorni addietro nella sede nazionale dell’Fnsi, in una conferenza stampa indetta dal Centro Pio La Torre, dalla Federazione nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) e da Articolo 21. Altro dato allarmante: la sfiducia degli studenti nei confronti della classe politica è elevata (81.91 per cento nei confronti dei politici nazionali, 79.75 per cento nei confronti di quelli locali).
A seguire le cronache quotidiane si può registrare che gli investigatori di certo non stanno con le mani in mano, ma la loro attività appare frenetica annotando i continui arresti di appartenenti a questo o quell’altro clan mafioso, da un capo all’altro dell’Isola. Torna in mente l’immagine simbolica della “piovra”: per quanto arti le si possano amputare è sempre lì che continua a navigare, con il risultato (pericoloso) che si finisce anche con il creare e ritualizzare i “miti”. Come quello dell’imprendibile Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993.
Matteo Messina Denaro, il “vero” capo di Cosa Nostra? Non lo crediamo e condividiamo le affermazioni del magistrato siciliano Alfonso Sabella (dal 2014 vice capo del Dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi) che in una intervista rilasciata a Salvo Toscano per “LiveSicilia” sostiene (…) Secondo me Messina Denaro non è il capo di Cosa Nostra. È una mia idea (…). Matteo il capo non lo è mai stato (…) Matteo Messina Denaro è sicuramente il leader indiscusso del suo territorio, il Trapanese (…). Resta un personaggio di prestigio, ma non è al vertice (…).
Analisi che non fa una piega, questa di Alfonso Sabella.
Allora? Allora sulla Mafia (o Cosa Nostra, come preferite) sono stati scritti centinaia e centinaia di libri, realizzati forse altrettanti film e fiction, ma le forze del male stanno costantemente radicate non solo sul territorio siciliano, ma un po’ ovunque, sparse (più o meno indisturbate) sul pianeta Terra.
Indubbiamente la Mafia (o Cosa Nostra, chiamatela come preferite) non è più quella della dimenticata strage di Ciaculli, o quella circoscritta nelle provincie della Sicilia (occidentale o orientale, non muta granché), né quella dei figli dei boss d’altri tempi laureati nelle più prestigiose università del mondo e perfettamente inseriti nelle collettività: la Mafia (o Cosa Nostra, chiamatela come preferite) è ormai qualcosa d’altro. Un qualcosa d’altro che forse (sottolineiamo il “forse”) neanche il più esperto investigatore riesce ancora a individuare e classificare. Se la questione è in questi termini, come si può parlare di un “capo” di Cosa Nostra? E, quindi, come è possibile (ri)cercarlo nella complessa (articolata e trasversale) moltitudine dei poteri “forti” che sovrastano la società?
Forse (forse?) bisognerebbe andare a scavare alla base dei Poteri forti, almeno alla base dei Poteri forti che si conoscono. Locali, regionali, nazionale, internazionali…
A questo punto non sappiamo se l’immagine simbolica della “piovra” possa avere ancora una valenza specifica.