di Salvo Barbagallo
Le parole vengono dette, tante “cose” vengono scritte, non sempre le parole che vengono dette sono ascoltate e quelle scritte, lette.
In conclusione, volenti o nolenti, non possono esserci alibi o paraventi che possono porsi dietro ai quali nascondersi. Fatto è che nonostante le “denunce”, nonostante le enunciazioni di “riflessioni” ponderate, nonostante che vengano indicati “percorsi” che possono condurre a portare in luce “verità” che vengono tenute sommerse, nulla accade che possa ribaltare le condizioni della perenne stagnazione.
Così si continua a discutere sulla Sicilia e personaggi autorevoli (lo apprendiamo dalla AdnKronos) come il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato affermano apertamente che “C’è una parte della storia” sulle stragi di mafia “che è una storia segreta, ma purtroppo non è una novità, perché è cominciata con la strage di Portella della Ginestra e tutta la sequenza delle stragi che hanno insanguinato la storia italiana hanno una parte che non è stata rivelata e che non credo che, a questo punto, emergerà (…) Abbiamo delle commissioni parlamentari sulle stragi neofasciste, che hanno concluso i loro lavori senza depositare una relazione conclusiva. Per i reciproci interventi politici (…) Penso che questo Paese abbia un grave problema: non riesce ancora oggi a fare i conti con il proprio passato. E, quindi, non può capire il presente (…). Credo che o questa classe dirigente finalmente inizia a fare i conti con se stessa o, se continua a nascondere la polvere sotto il tappeto, e i conti non li farà, noi saremo costretti a scendere dentro un girone infernale che giorno dopo giorno dopo giorno si avviterà (…).
E Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia (Ansa) dichiara: Condivido la riflessione dell’ attuale procuratore nazionale antimafia su un livello occulto di responsabilità dietro le stragi di mafia e terrorismo: c’è ancora molto da capire (…).
Riflessioni e opinioni chiaramente da condividere, ma c’è da chiedersi: quale “forza” superiore impedisce di raggiungere i livelli della o delle verità, se chi ha (o ha avuto) gli strumenti utili non riesce nell’intento?
Scarpinato afferma che una storia segreta, ma purtroppo non è una novità, è cominciata con la strage di Portella della Ginestra, ma dimentica (o sconosce) la strage avvenuta a Randazzo in precedenza, il 17 giugno del 1945, quando venne eliminato il capo dell’EVIS Antonio Canepa, e con quell’assassinio si pose termine alle “velleità” indipendentistiche della Sicilia. Fino a che punto si spinsero le responsabilità dello Stato (ovviamente di “pezzi” dello Stato) nelle stragi che presero il via con l’omicidio di Canepa? Fino a che punto le “ingerenze di Potenze straniere hanno influito (e influiscono) sulla vita del Paese/Italia?
Troppo “facile” individuare nelle stragi che hanno insanguinato l’Italia strumenti di pressione; troppo facile individuare nella mafia le responsabilità “esecutive”, ma quando si cerca di andare “oltre” c’è sempre la “forza” ignota che blocca tutto.
Quanto sta accadendo dal 4 marzo scorso presenta aspetti inquietanti che, purtroppo, vengono colti soltanto nella loro superficialità. La lettura del passato potrebbe offrire tante e tante spiegazioni, in special modo in merito ai “sistemi” di condizionamento che vengono adottati: quel “passato” (vicino o lontano, lontanissimo che sia) però si è fatto in modo che venisse cancellato dalla memoria, e affermare che cosa si debba raccontare ai giovani d’oggi diventa pleonastico.
L’interrogativo che dovrebbe toccare ogni cittadino Italiano (a nostro avviso) dovrebbe essere: “Da quale passato nasce la realtà d’oggi in Italia?”. Se si riuscisse a dare una risposta “veritiera” a questa domanda probabilmente potremmo comprendere ciò che sta accadendo in questi giorni; potremmo comprendere lo “scontro” in atto tra il Presidente della Repubblica Mattarella e i rappresentanti delle compagini politiche che hanno vinto le elezioni del 4 marzo scorso; potremmo comprendere le reali “ragioni” per le quali si va “oltre” la volontà espressa dalla maggior parte degli elettori. Sfortunatamente all’interrogativo non si dà risposta perché al “passato” non si vuol guardare e, di conseguenza, ciò che è “vecchio” appare “nuovo” e non “ripetitivo”. Cioè, a fotocopia…