« Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro. » Alessandro Manzoni – I Promessi Sposi
di Marco Di Salvo
Finita (male) la vicenda del governo giallo-verde, vale la pena fare un veloce check sulle conseguenze per i soggetti politici protagonisti delle ultime settimane. E non è difficile notare che chi è rimasto con il cerino in mano, vero vaso di coccio tra i vasi di ferro Mattarella-Salvini sono il movimento 5 stelle e il suo leader, Gigi di Maio.
Il perchè è velocemente detto. La linea “istituzionale” del movimento tutta sorrisi e frasi di circostanza rassicuranti (inaugurata in campagna elettorale e portata avanti, non senza scossoni nei mesi scorsi), è stata sconfitta dalle accellerazioni delle ultime ore, lasciando gli esponenti del movimento con il cerino in mano delle centinaia di dichiarazioni di fiducia nel ruolo da garante del presidente della Repubblica.
La corsa verso la stanza dei bottoni a qualunque costo (ricordate i programmi tailor made adattabili a ogni alleato, purchè si arrivasse a palazzo Chigi?), piena di frasi di circostanza e di rispetto nei confronti dei poteri del Presidente della Repubblica sono svaniti in un attimo, quando questi poteri sono stati esercitati a norma di Costituzione, quella più bella del mondo, sempre nella bocca dei cinque stelle, ma a spizzichi e bocconi, come se l’avessero studiata sul Bignami dedicato al tema.
E a questa formazione costituzionale si deve probabilmente la richiesta di impeachment (fatta in seconda battuta, perfino dietro alla Meloni), sbagliata nei termini formali e probabilmente inefficace in termini politici, se non come strumento buono per sedare le ribellioni online e cercare di capitalizzare elettoralmente lo sdegno montante nelle ultime ore sui social network. ma quello è un mercato elettorale che ha oggi troppi pretendenti. E di certo alcuni di questi molto più “professionalizzati” nel carezzare il verso dell’indignazione.
Alla fine non ci si dovrà soprendere, se e quando ci saranno le prossime elezioni (anche questo tutto da definire e vedere) se a perdere consensi saranno proprio i “cittadini” a cinque stelle, che oggi stanno in mezzo al guado, proprio come gli elettori che in gran parte rappresentano.
“Perchè fidarmi di Di Maio, se Salvini e la Meloni urlano più forte?” diranno gli elettori sovranisti dei 5stelle. “Perchè fidarmi di Di Battista e Fico, se non hanno fatto il governo del cambiamento?” diranno quelli che da sinistra hanno votato per il movimento grillino e li hanno visti allearsi con il babau leghista. Tutti, leader ed elettori, con il cerino in mano e senza aver capito come sia finito proprio a loro.