di Salvo Barbagallo
Informazione, disinformazione, sovrainformazione, sottoinformazione e fake news, ultimo termine importato per classificare notizie infondate. Fake News? Spiegato da Wikipedia: termine inglese fake news (in italiano notizie false) indica articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione. Tradizionalmente a veicolare le fake news sono i grandi media, ovvero le televisioni e le più importanti testate giornalistiche. Tuttavia con l’avvento di Internet, soprattutto per mezzo dei media sociali, aumentando in generale la diffusione delle notizie, è aumentata proporzionalmente per logica conseguenza anche la diffusione di notizie false.
E poi: opinioni e contro opinioni: una tempesta continua, non stop, che colpisce e, spesso, travolge il “destinatario” dei messaggi utilizzando tutti gli strumenti che l’evoluzione tecnologica mette a disposizione di chi ha la possibilità di gestirla e, quindi, utilizzarla per le finalità più variegate. Difficile sfuggire, difficile riuscire a individuare quale sia la “vera” realtà là dove sono alti gli interessi che mirano al condizionamento della conoscenza e, anche, della coscienza individuale e collettiva. In una simile situazione, che da tempo ha assunto i connotati della globalizzazione, nulla può essere dato per certo. È in questa condizione che ci si affida alle interpretazioni, alle ipotesi basandosi sui dati (o sui fatti, più specificatamente) che possono essere documentati, su ciò che può avere riscontri concreti: cioè, indispensabile la verifica dei fatti, quella che gli inglesi definiscono fact checking.
Questo preambolo per cercare di far comprendere le difficoltà che si incontrano ormai dal 4 marzo, dal risultato della consultazione elettorale, nel delineare la serie degli avvenimenti che riguardano la formazione di un Governo possibile da dare all’Italia. Difficoltà nel presentare un quadro chiaro, comprensibile di una situazione che è stata definita “complicata”, ma dove non si individuano le “vere” origini delle spinte contrapposte. Ecco perché (a nostro avviso, ma ammettiamo senza arroganza che potremmo essere anche in “errore”) scaturiscono e proliferano “teorie” che portano lontano e che provocano, magari, ulteriori incertezze e inquietudini. Teorie che possono essere condivisibili o meno ma che, se suffragate dai dati o dai fatti che non possono essere confutati, possono costituire “ragione” di approfondimenti e di riflessione. E ciò sempre nel tentativo di rapportare la “conoscenza” a “presumibile” verità.
Ci chiediamo e chiediamo se quanto scritto nel corso degli ultimi giorni non possa essere assimilato a un “discorso” sulle riflessioni che riteniamo dovrebbero essere comune patrimonio:
- (…) Interrogativi e dubbi si intrecciano e spontanea vien fuori la domanda: “Non è che il Caso Savona è soltanto un pretesto per bloccare la nascita di un governo Cinque Stelle/Lega?”. Così come “pretestuose” possono essere, a conti fatti, le “ingerenze” di marca europeagermanica, mentre al di sopra c’è una “superiore” volontà/autorità? Certo, scivolare sulla fantapolitica, sulle teorie complottiste non serve in quanto non spiega il groviglio delle situazioni e degli eventi che si stanno vivendo in questi giorni 8…).
- (…) si continua a discutere sulla Sicilia e personaggi autorevoli (lo apprendiamo dalla AdnKronos) come il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato affermano apertamente che “C’è una parte della storia” sulle stragi di mafia “che è una storia segreta, ma purtroppo non è una novità, perché è cominciata con la strage di Portella della Ginestra e tutta la sequenza delle stragi che hanno insanguinato la storia italiana hanno una parte che non è stata rivelata e che non credo che, a questo punto, emergerà (…) Abbiamo delle commissioni parlamentari sulle stragi neofasciste, che hanno concluso i loro lavori senza depositare una relazione conclusiva. Per i reciproci interventi politici (…) Penso che questo Paese abbia un grave problema: non riesce ancora oggi a fare i conti con il proprio passato. E, quindi, non può capire il presente (…).
- (…) Chiamatele “coincidenze” o “casualità”, chiamatele come volete ma c’è da farci un “pensierino”, una “riflessione”: nelle questioni importanti del Paese a decidere c’è sempre un Siciliano. Da Scelba a La Russa, a Mattarella. Dai lontani anni Quaranta a oggi l’Italia ha visto in campo eminenti personaggi della vita pubblica che provengono dal profondo Sud: coincidenze o casualità? Chi lo può dire… Certo i giovani d’oggi ben poco conoscono dei primi momenti della Repubblica Italiana, quando l’intero territorio nazionale, da un capo all’altro, era ancora in fermento e gli “opposti” contrastavano l’ordine generale, mentre nell’Isola periferica il “fenomeno” Salvatore Giuliano metteva a rischio le libertà appena conquistate: allora e contemporaneamente il Governo nazionale sottoscriveva Trattati e accordi bilaterali con gli Stati Uniti, contravvenendo anche al Trattato di Pace di Parigi del 1947 dando in “concessione” militare agli USA pezzi di terra italiana e siciliana. Certo i giovani d’oggi ben poco sanno di Ignazio La Russa, ministro della Difesa che dette il suo appoggio all’intervento militare italiano in Libia per porre fine al regime di Gheddafi e dare anche il “via libera” all’installazione del MUOS/USA a Niscemi (…).
- (…) Sergio Mattarella, deputato della DC già nel 1983, ha attraversato le fasi più delicate della Repubblica Italiana: conosce tutto ciò che un politico “doc” deve conoscere, e lo ha dimostrato e lo sta dimostrando anche in questi giorni. La “minaccia” di impeachment, cioè la messa in stato d’accusa per attentato alla Costituzione, avanzata da Luigi Di Maio e Giorgia Meloni probabilmente lo avrà indispettito, ma probabilmente lo avrà fatto anche sorridere. In fondo, chi è stato ed è Sergio Mattarella lo sanno milioni di persone, così come sanno cosa ha rappresentato e rappresenta. Dunque? L’interrogativo del titolo (“L’Italia (da) sempre al servizio d’interessi altrui?”) offre la stessa risposta. E la “storia” d’Italia sta a ricordarcelo (…)
La vicende delle ultime ore, sempre riguardanti la formazione di “un” Governo per l’Italia, mostrano uno scenario “mutante” all’interno del quale – note positive – si registrano “toni” più bassi da parte dei principali protagonisti della vicenda politica che riguarda l’intera collettività nazionale, la messa in cestino dell’idea del ventilato impeachment nei confronti del Capo dello Stato, la ripresa di dialoghi “interrotti” sul (quasi) sicuro funerale del “tentativo Cottarelli”.
Il nostro chiodo fisso resta che può (o potrebbe) spiegare i contorcimenti attuali che pesano sul nostro Paese, è quanto accaduto nel passato: un passato sul quale sono stati costruiti tutti i presenti temporali sino ai giorni nostri, un passato dal quale non si sfugge, e che ha consegnato la “fiaccola” ai protagonisti che si sono succeduti ai precedenti (specialmente per una questione anagrafica) in una consecutio logica e ripetitiva di accordi più o meno conosciuti, fra forze politiche, economiche e militari italiane e straniere che, in un modo o in un altro, devono essere mantenuti.