La crisi politico/istituzionale non ferma le esercitazioni militari

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di Salvo Barbagallo

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Tutto d’un fiato, alla Samuel Beckett: attenzione nazionale e internazionale sull’Italia, che continua a dibattersi nei contorsionismi pseudo politici delle compagini che sono uscite “vincitrici” dalla competizione politica del 4 marzo scorso nei tentativi di formare un Governo, pseudo preoccupazioni della grande e piccola Finanza, dei mercati europei e di mezzo mondo ai quali (forse a ragione, forse no)  vengono attribuite le pressioni sull’andamento delle “trattative”, ingerenze vere straniere sulla conduzione di un Paese che non trova guide stabili e, soprattutto, credibili (a tutti i livelli), responsabilità che si attribuiscono esclusivamente ai leader di CinqueStelle e Lega dimendicando (volutamente e senza scusanti di sorta) le responsabilità di chi ha provocato governando male l’attuale situazione, responsabilità tutte (o quasi) risalenti alle azioni del “rottamatore Mario Renzi (l’unico ad avere raggiunto l’obbiettivo che si prefiggeva, la distruzione del PD e della Sinistra “ufficiale”), uno stato di confusione complessiva che porta nella collettività incertezze, inquietudini ed anche paura per un domani che non si riesce a intravedere, sensazioni di sicurezza che nessuno (dall’alto al basso) riesce a dare, ogni cosa in bilico tra il francese George Feydeau e il veneziano Carlo Goldoni, volendo ignorare il praghese Franz Kafka, eccetera eccetera, con quante (tante) altre cose che potrebbero aggiungersi che potrebbero essere etichettate con una sola espressione, la “logica del paradosso”.

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Ebbene nel quadro che abbiamo cercato di presentare (in maniera confusa, lo confessiamo) dell’Italia dal 4 marzo in poi (andare indietro sarebbe ancora peggio), nei mari e nei territori “italiani” continuano le esercitazioni militari “internazionali”, una dietro l’altra, che non risentono delle crisi in atto, sia in Italia che in altri Paesi (come la Spagna).  Le principali aree dove si svolgono le “manovre” che impegnano costantemente migliaia di uomini, e mezzi tradizionali e avveniristici, sono quelle del Mediterraneo in prossimità della Sicilia, la Sicilia stessa e la vicina Sardegna. Operazioni militari si susseguono a ritmo costante, a distanza di pochi giorni dalla conclusione di un importante “evento” aeronalenavaleterrestre ne parte un altro, eguale al precedente ma “diverso” nelle specificità che devono essere calibrate.

Ed ecco che mentre va ad esaurirsi la “Joint Star 18”, parte la “Italian Minex 2018”, conclusasi proprio ieri 30 maggio.

Come si può apprendere dagli stessi siti della Difesa, e facendo un “copia e incolla”, ci viene spiegato e spieghiamo:

l’esercitazione “Joint Star 18” (JS18) si è inserita nel più vasto contesto delle maggiori esercitazioni di Forza Armata per il conseguimento di ulteriori obiettivi di carattere interforze discendenti dalle direttive del Capo di Stato Maggiore della Difesa e basati sul concetto NATO di Connected Force Initiative (CFI). Per la prima volta l’esercitazione è l’occasione per il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI)  di addestrarsi come Comando Interforze in grado di pianificare e condurre specifiche attività operative del tipo Small Joint Operations-SJOs/High Intensity, in ambienti caratterizzati dalla minaccia cyber e Chimico Biologico Radioattivo Nucleare (CBRN), e per l’addestramento di comandi ed assetti nazionali destinati a comporre la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) (Land), (Maritime) ed (Air) anche nell’ottica di una loro futura certificazione. L’attività ha rappresentato un’eccellente opportunità e un significativo ritorno per la Difesa in termini di interoperabilità e integrazione tra le Forze Armate (aspetto di estrema importanza per l’impiego in ambito internazionale), di massimizzazione del valore addestrativo per un’ampia platea di partecipanti e di ottimizzazione di fondi. La JS18 è concepita per addestrare i comandi e le forze sulle diverse tipologie di missioni che potranno essere oggetto di future operazioni nazionali, multinazionali e di coalizione. Si è trattato dell’attività addestrativa di maggiore rilevanza nazionale, organizzata e gestita direttamente dallo Stato Maggiore della Difesa, per il tramite del suo “braccio operativo” ovvero il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI). Hanno partecipato oltre 2.000 militari, più di 25 tra velivoli ed elicotteri, decine di mezzi terrestri, navali ed anfibi. A questa esercitazione ha preso parte un assetto del 41° Stormo dell’Aeronautica Militare di Sigonella (Catania) con personale specialista ed operatori di volo a bordo del velivolo P-72A, si è rischierato presso l’aeroporto militare di Decimomannu (Cagliari) per partecipare all’esercitazione interforze “Joint Stars 2018 (JS18)”. Per il 41° Stormo la JS18 ha rappresentato la prima esercitazione in scenari differenti da quanto previsto dalla regolare attività MPA (sorveglianza marittima) in quanto il P-72A, grazie anche alla suite di sensore di cui è dotato, è stato impiegato in ambiente Joint principalmente nell’ambito delle missioni JPR (Joint Personal Recovery) con funzioni OSC (On Scene Commander) e AMC (Air Mission Coordinator). Inoltre, da Sigonella – Aeroporto, pronto a fornire il supporto richiesto dalla JS18, sono intervenuti anche diversi assetti della locale Naval Air Station U.S.Navy, con velivoli P-8 e V-22 Osprey. La JS18 ha permesso di federare concomitanti esercitazioni quale la “Ramstein Guard 6-2018” condotta dalla NATO e quelle nazionali “Golden Wings” dell’Esercito Italiano, “Mare Aperto” della Marina Militare e “Vega 18” dell’Aeronautica Militare. Con quest’ultima, l’Arma azzurra si è prefisso l’obiettivo di addestrare il “potere aereo” formando tutte le componenti nazionali della Forza Armata. In sintesi, una preziosa opportunità per conseguire, attraverso l’addestramento congiunto di Esercito Italiano, Marina Militare e Aeronautica Militare, sinergie ed economie, nonché condividere risorse e massimizzare l’interoperabilità in ambito Difesa, affinando le capacità d’intervento con un’impronta sempre più marcatamente interforze. Equipaggi e velivoli del 41° Stormo hanno partecipato anche alla “Mare Aperto”, nell’ambito della quale l’Aeroporto di Sigonella ha supportato le attività di un Atlantic Francese e di P-8 USA.

L’esercitazione “Italian Minex 2018” ha visto impegnate, per due settimane, nove unità di quattro nazionalità differenti nelle acque della Sicilia orientale. Le attività addestrative si sono svolte in uno scenario che prevedeva un’elevata minaccia nemica simulata da unità di superficie ed assetti elicotteristici. Il Comando dell’esercitazione è stato affidato al comandante delle Forze di Contromisure Mine, Ammiraglio Davide Berna, imbarcato sulla Fregata Euro, designata flag ship dell’esercitazione. Hanno partecipato due gruppi di cacciamine di cui il primo con unità del Standing NATO Mine Counter Measure Group 2 (SNMCMG2) al comando del CDR Justin Hains imbarcato sulla nave inglese Enterprise, formato da tre cacciamine tra cui l’italiano Alghero, il turco Anamur e lo spagnolo Segura. Il secondo, sotto il Comando del Comandante della 54^ Squadriglia dei Cacciamine Costieri Italiani, Capitano di Fregata Daniele Di Giacomo, con quatto navi, tre italiane – Nave Crotone, Nave Termoli e Nave Numana – e la spagnola Tambre. I cacciamine sono Unità dotate di sistemi ad elevato tasso tecnologico impiegati anche per la ricerca subacquea e la rimozione dai fondali di ordigni bellici, nonché per l’individuazione e messa in sicurezza di relitti e beni archeologici sommersi. Il tutto è finalizzato a garantire il libero accesso ai porti e mantenere aperte le vie di comunicazione marittime assicurando il libero transito delle Unità mercantili e la sicurezza della navigazione contribuendo in maniera sostanziale all’incolumità di quanti dal mare e sul mare operano quotidianamente e traggono il frutto del proprio lavoro. L’esercitazione ha visto anche la partecipazione di due team di veicoli subacquei, uno italiano ed uno del Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) imbarcati, rispettivamente, su Nave Numana e su Nave Enterprise. L’impiego di questi sofisticati veicoli autonomi subacquei permette di effettuare una fedele riproduzione dei fondali, individuando oggetti sommersi e garantendo la loro rimozione senza mettere a rischio l’operatore.

Per i militari le crisi politiche non esistono? Per le esercitazioni internazionali “comuni” le ingerenze straniere e i “veti” finanziari non esistono? Per i Renzi e i Gentiloni di turno, e per i futuri (?) Di Maio e Salvini, queste problematiche “militari” sono state messe in conto? Che poi la collettività dei territori attorno a Sigonella si preoccupi dei velivoli che sfrecciano a bassa quota sulle loro abitazioni, è circostanza talmente marginale che “non” può di certo interessare i mass media…

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One Thought to “La crisi politico/istituzionale non ferma le esercitazioni militari”

  1. Vincenzo

    Gli americani sono i continuatori delle vaccate e porcate inglesi. Dal 1943 ci hanno occupato e ci trattano come una colonia e con la complice passività di enti locali affidati a gentaglia che non è mai responsabile di quello che fa né di ciò che dovrebbe fare e non fa, gli occupanti del nostro territorio fanno e faranno sempre ciò che vogliono. Anche per questo, in Italia non c’è uno Stato autorevole. E loro continuano ad esercitarsi e a provare nuove armi. Mentre noi dobbiamo stare zitti

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