Nel Paese senza Governo, 7 milioni chiamati a votare per le Comunali

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di Carlo Barbagallo

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Mentre continua il tira&molla tra Lega e M5S nel tentativo di dare un Governo al Paese con querelle delle quali non si vede la conclusione, il prossimo 10 giugno sono chiamati alle urne sette milioni e centomila italiani (pari al 15 per cento del corpo elettorale nazionale), per formare le nuove amministrazioni di 797 Comuni, dei quali ventuno capoluoghi di provincia. in Sicilia sono cinque i capoluoghi – Catania, Messina, Siracusa, Ragusa e Trapani – e una miriade di Comuni (138, per l’esattezza). Si voterà col sistema maggioritario a doppio turno in 18 Comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti. Sotto i riflettori, principalmente, i capoluoghi nei quali si ripercuote la situazione politica nazionale e dove si vivono le stesse incertezze sulle improbabili prospettive di un concreto cambiamento.

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Riflettori, in realtà, che appaiono spenti: apparentemente, infatti, non si riscontrano gli elementi delle tradizionali battaglie elettorali e ai cittadini/elettorali, almeno fino a questo momento, non vengono forniti dai candidati programmi e confronti sui quali esprimere un voto “consapevole”. Gli stessi manifesti, per esempio, che mostrano volti e nomi di candidati (almeno sino a questo momento…) sono quasi tutti sprovvisti dei simboli delle liste con le quali si presentano alla competizione. Questo è uno dei “segnali” più vistosi delle “anomalie” che stanno caratterizzando una campagna elettorale che, se c’è, deve essere “sotterranea”, poiché non è visibile ai più.

A parte l’indifferenza che sembra regnare verso questa competizione del prossimo 10 giugno, c’è da sottolineare che i cittadini/elettori che stanno seguendo le vicende per la formazione del Governo nazionale si sono visti costretti a riflettere e ri-considerare il voto che hanno espresso il 4 marzo scorso, dovendo registrare che, nonostante siano trascorsi ormai oltre settanta giorni dalla elezione per il rinnovo del Parlamento, c’è un nulla di fatto. Solo dichiarazioni dei leader delle varie compagni politiche (da destra a sinistra) che mostrano (almeno in apparenza) una condizione di confusione e di complessiva inaffidabilità. Tutto ciò finirà con il pesare sulle amministrative ormai alle porte?

Nella provincia etnea sono 22 i Comuni dove si vota: Aci Sant’Antonio, Acireale, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Camporotondo Etneo, Castel di Iudica, CATANIA, Gravina di Catania, Maletto, Mascalucia, Mineo, Piedimonte Etneo, Randazzo, Riposto, San Cono, San Gregorio, San Pietro Clarenza, Sant’Alfio, Santa Venerina, Valverde, Viagrande. Ventisei i Comuni a Palermo, trentasei in provincia di Messina, sedici ad Agrigento, dodici a Trapani, cinque a Caltanissetta, sette ad Enna, nove a Siracusa, quattro a Ragusa,

Un test importante in Sicilia più di altre regioni, questo delle prossime elezioni: l’Isola è stata considerata da sempre il “laboratorio” per eccellenza delle sperimentazioni politiche italiane: un banco di prova soprattutto se, nel contempo, si sarà costituito un Governo nazionale.

La competizione del 10 giugno, con molta probabilità, potrà mostrare il suo scenario propedeutico appena si prospetterà il quadro nazionale in termini concreto nelle prossime giornate.

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