Dopo Elezioni: ora è il tempo delle attese e delle aspettative

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di Salvo Barbagallo

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Che la Sinistra abbia mantenuto il primato a Brescia è amara consolazione per chi ancora nel PD ritiene possibile una (ri)costituente del partito in vista delle future (non tanto lontane) consultazioni elettorali. Inaspettatamente il Centrodestra si ritrova spinto in avanti, rallenta la sua corsa il Movimento 5 Stelle, dei quasi sette milioni di italiani chiamati al voto un abbondante quaranta per cento è rimasto a casa, e in Sicilia, da sempre “laboratorio” di sperimentazioni “politiche”, non sono andati alle urne il 46 per cento di elettori. Il tanto vituperato (ora non più…) Berlusconi se la gode e (nonostante il suo dato anagrafico) guarda al domani come un giovane elettrizzato alla sua prima conquista.

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A conclusione si dovrebbe sostenere che l’elettorato italiano vuole affermare, in ogni occasione utile, la sua “libertà di scelta”, anche a costo di farsi definire “volubile” (forse impropriamente). Di fatto c’è che gli “schemi” ritenuti inviolabili, che i “sistemi” ritenuti “inamovibili” possono essere violati e rimossi: quanti, infatti, in posizioni primarie di Governo della Cosa pubblica erano convinti che il loro “potere” fosse indistruttibile e inattaccabile, sono stati costretti a registrare che così non era, e che ogni cosa che ha inizio, inevitabilmente, ha una fine. Un esempio per tutti è quanto accaduto al sindaco uscente di Catania, Enzo Bianco (che nella sua lunga carriera di “potere” ne ha raccolto probabilmente più del dovuto): si è visto “battuto” alla grande dal giovane Salvo Pogliese sul quale ha puntato un compatto Centrodestra.

È l’elettorato che dà “lezione” ai politici. Quell’elettorato formato dai “cittadini” ai quali è rivolto l’articolo 1 della Costituzione Italiana, un articolo che è sempre il caso di ricordare, in ogni occasione possibile affinché sia da monito: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Certo il “popolo” può sbagliare nelle sue scelte, magari si corregge per poi commettere ulteriori errori. Non c’è, però, giustificazione per coloro che fanno un uso errato del mandato che hanno ricevuto: i nodi, quasi sempre (non sempre, purtroppo), prima o poi vengono al pettine.

Una nuova stagione si apre per i 761 Comuni dove si rinnovano le amministrazioni. Ci sono ballottaggi che si devono ancora tenere, ma le linee conclusive sembrano già tracciate. In Sicilia in diversi Comuni appaiono volti nuovi e vecchie conoscenze: c’è molta aspettativa, nel capoluogo etneo soprattutto e a Trapani dove i sindaci sono stati già eletti a grande maggioranza. Le collettività (chi ha votato e anche chi si è astenuto) attendono una svolta, attendono risposte alle loro legittime esigenze. Una sfida per chi ora governerà queste comunità: non facile affrontare le molteplici problematiche, ingigantite nel tempo.

Tutto è nell’ordine naturale delle cose, anche tutto ciò che è definito (o si vuol definire) “cambiamento” non porterà nulla che non si sia verificato in precedenza. Ora è il tempo che i nuovi inquilini dei Palazzi di Città mostrino quello che sanno fare per il Bene comune.

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