Il GPP, la Vedova e il Papa Nero

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di Giovanni Negri

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Che fare, dunque , dinnanzi al nuovo Governo? Assolvo all’impegno preso con gli amici de La Voce dell’isola consegnando loro il mio personalissimo punto di vista sulla natura e durata del Governo. Spero nessuno ne abbia a male, confidando nella libertà di espressione e confronto delle idee sempre concessami in passato.

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La premessa: questo è un governo che piace molto a Washington. Di più: alcuni ministri di questo governo tali sono divenuti soltanto dopo essersi assicurati che questo governo piacesse molto a Washington.

Dottor Grillo, senza polemiche, perché nel Mondo Nuovo che ieri annuncia col tintinnio di un campanello, lei si fa rappresentare dal Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi? Poco importa che il nuovo titolare della Farnesina sia stato Ministro di Monti e di Letta, ciò che più rileva è che il ministro Moavero sia da decenni un riconosciuto, assiduo e affidabile frequentatore di originali e potenti meet-up , i cui riti non sono propriamente quelli dei meet-up dei Vaffaday. Dottor Grillo, dottor Casaleggio, ci siamo persi qualche passaggio?

Presidente Salvini, senza polemiche, perché in dirittura d’arrivo della sua corsa ministeriale sbuca come protagonista del grande braccio di ferro il colto, intelligente e saggio prof. Savona ? E’ stato un caso ? E’ stato un omaggio alla Felpa 56, quella che succede alla Felpa 55 Imperia e precede la Felpa 57 La Spezia ? O forse il prof. Savona nella distrazione generale intonava il Va Pensiero e scandiva “Sale il Nebiun Scapa il Terun” sul prato di Pontida e noi non ce ne eravamo accorti ? Presidente Salvini, ci siamo persi qualche passaggio ? Così, per capire. Senza polemica. E nella convinzione che perciò questo Governo durerà quel tanto che basta, per ragioni diciamo geopolitiche.

Tira un’aria freddina a Berlino. Washington è molto arrabbiata per il surplus di bilancio tedesco che da anni altera i commerci, oggi partono i dazi sull’acciaio ma domani sarà la volta di Mercedes e Polo. Di più: Washington non capisce l’utilità di una Ue costruita in modo da produrre soltanto surplus tedesco, povertà nel continente e inconsistenza politica sul piano globale.

Ma se Berlino guarda altrove non va meglio. Londra è rispettosa ma fredda. Mosca è rispettosa ma gelida. Praga, Varsavia, Budapest gentili ma secche, dicono no all’euro. Atene è domata, ma in cantina lucida le armi della vendetta. E l’amico più caro e fraterno, quello di Parigi? Ecco, se c’era bisogno di una conferma che il nostro non fosse proprio cresciuto sui libri del socialista Blum o del gollista Pompidou, bensì formato in Goldman Sachs e Rotschild, la conferma è arrivata. Una sventola: “Basta col feticismo del surplus di bilancio fatto a spese degli altri”. E poi giù telefonate a Conte, e come no Conte, un cher amì da sostenere. Anche nelle ore più difficili del tentativo di formare il governo italiano, Macron il Conte lo chiamava e il Conte lo scriveva su Facebook. Populista sì, ma cher amì. E siccome le disgrazie non vengono mai da sole, l’ultimo lutto per Berlino è giunto con la scomparsa dell’alleato più fido di tutti, quando il povero Mariano a Madrid ha incontrato un giudice (per caso o no , il dibattito è aperto) che ha rifilato 33 anni di carcere al suo tesoriere e altri fior di dirigenti, decapitando il Partito Popolare. E lui, il povero Rajoy, arrestatore seriale di catalani disobbedienti, rischia oggi la cella in una Spagna dal governo ostaggio dei voti di catalani e baschi .

Mancava qualcosa? Sì, l’ultimo tassello: il nuovo governo di Roma. Che puntuale è arrivato, con la sua relativa ma preziosa utilità. E che dunque qualcosa durerà. Quel tanto da far annunciare alla copertina dello Spiegel – con tanto di spaghetto a forma di forca – che l’Italia si impicca e trascina nel suo destino l’Europa. Un’Europa ingrata, diciamolo. Con una Germania offesa, molto offesa.

Il Governo Populista Provvisorio , quindi, qualcosa durerà. Il che significa che arresterà di un punto il declino italiano? Macchè. Gli Alleati daranno una mano, ma non è che possono organizzare lo sbarco ad Anzio o sulle coste siciliane. Gli italiani le brache devono anche tirarsele su da soli. Forse che in altri momenti della loro storia non ne furono capaci ? E qui comincia un film che da pellicola a colori rischia di trasformarsi in bianco e nero. Perché ieri il Governo è nato con la Festa, poi però dopo la Festa toccherà dire che c’è la Farina.

E la Farina , ohibò la farina non ci sta. Non ce l’ha pronta Matteo la Ruspa per soddisfare il Nord. Non ce l’ha da servire in tavola al Sud neanche Giggino A Purpetta . I due sapranno ascoltare il nostro caro amico prof. Mario Baldassari, che vanamente si sgola a spiegare come volendo – ma volendo e pagando il prezzo di facile consenso elettorale clientelare – eccome che si possono cavare fuori 100 miliardi dallo spreco della spesa pubblica ? Magari. Se lo sapranno fare si saranno guadagnati sul campo i giusti, sacrosanti galloni di Statista. Saremmo davvero felici di riconoscerglieli. Del resto gli statisti non è detto che debbano nascere alla Bocconi (Monti docet) , possono anche venire dalle ruspe.

Però la vedo difficile. E se i due non avranno questo coraggio , cominceranno a passarsi di mano non più il cerino bensì la bomba a orologeria, in un crescendo di difficoltà per Matteo la Ruspa. Sì: perché Matteo La Ruspa ha promesso al Nord (che le esige) alcune cose che costano soldi e tempo . Al massimo sarà bravo come Minniti, ma per rimpatriare 500.000 persone occorrono soldi che non ci sono. E la Flat Tax? Ci vogliono almeno tre anni di economia in ripresa per ragionarci. Ecco, lo vedo male.

Invece per Giggino A Purpetta le cose sono relativamente più facili. Perché lui ce l’ha nel sangue . Finita la Festa, se non c’è la Farina , si alza la Forca. La Forca non costa ed è un simbolo che funziona. Fatto apposta per un movimento che nasce e muore con un simbolo. Dal Vaffanculo alla Forca.

Già lo sento, Giggino A Purpetta. Dopo i porci della Casta a Vitalizio tagliato , al popolo toccherà dare in pasto i Pensionati di Platino, poi d’Oro, poi d’Argento, poi di Bronzo, poi di Rame, poi di Ferro e poi di Cartone. E poi ci vuole più Onestah, appunto. Il punto , però, è che per una Politica della Forca efficace, credibile, non basta Bonafede, né Giggino A Purpetta. I 5 Stelle dovranno far scendere in campo i loro veri Ministri. Quelli che – temo la Marianna abbia fatto da oltre un anno una terribile, giusta previsione – potrebbero già arrivare fra alcune ore, ma fosse anche questione di settimane o mesi, poco cambia.

Sì: signori cari. E’ l’ora dei Di Matteo, del Partito dei Giudici ministri, sottosegretari formato Di Matteo. Saranno loro a spiegare al popolo – senza reddito di cittadinanza – che l’Onestà ha un prezzo. Loro e il loro Architetto, il puparo di destra, ben più pericoloso del già visto all’opra (bei tempi) l’ architetto e puparo di sinistra Violante. E’ Davigo il Papa Nero. Che non vorrà e non avrà incarichi. Come Khomeini a Teheran.

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