Matteo Salvini in Libia: un viaggio a vuoto?

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di Salvo Barbagallo

 

Il tira e molla sulla “questione migranti” è continuato, dopo le proposte del premier Giuseppe Conte a Bruxelles, con il viaggio del ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini in Libia. Nel pre vertice dei 16 a Bruxelles un nulla di fatto, nessuna intesa sulle soluzioni avanzate dall’Italia, freddo glaciale su quella frase che stigmatizza una situazione reale “chi sbarca in Italia arriva nell’Ue “. Nel summit che si terrà fra 48 ore si comprenderà meglio il significato delle riluttanze e le ostilità di Emmanuel Macron, le indecisioni di Angela Merkel e del neo premier spagnolo Pedro Sanchez. Il verbo che sembra prevalere è “rinviare” mentre si cerca un compromesso.

Un altro rinvio a settembre per una conferenza ad hoc “sull’immigrazione illegale con la visione italiana e libica” a conclusione dell’incontro che Salvini ha avuto a Tripoli con il ministro dell’Interno Abdulsalam Ashour. Le parole con un fondo di ottimismo del vice premier italiano alla partenza verso Tripoli e la soluzione suggerita durante l’incontro– Noi abbiamo proposto centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia” – si sono scontrate con la presa di posizione di Abdulsalam Ashour che ha sostenuto Rifiutiamo categoricamente la proposta circolata in ambito europeo di realizzare campi per migranti in Libia: non è consentito dalla legge libica. Non è passato, insomma, il messaggio lanciato da Matteo Salvini L’unico modo per contrastare veramente gli interessi criminali degli scafisti ed evitare i viaggi della morte è impedire che i barconi prendano il largo, né è stato sufficiente al vice premier italiano lanciare un’ancora di salvataggio per un’apertura di dialogo senza riserve ad Abdulsalam Ashour affermando che La Libia “rappresenta un’opportunità di sviluppo. Saremo vicini alle autorità libiche anche con i necessari supporti tecnici ed economici per garantire insieme la sicurezza nel Mediterraneo e rafforzare la cooperazione investigativa e più in generale la collaborazione in tema di sicurezza”. Dunque, da questo incontro a Tripoli non è scaturito nulla di concreto: al più una prima presa di contatto diretta sulla quale bisognerà riflettere in previsione dell’incontro di giovedì prossimo a Bruxelles, dove già la proposta dell’Italia per superare il regolamento di Dublino ha avuto un’accoglienza gelida.

E mentre si gira in tondo sulla “questione migranti”, non passa inosservato il problema del terrorismo. Come scrive Grazia Longo sul quotidiano La Stampa, proprio oggi la Procura di Napoli, guidata da Giovanni Melillo, ha arrestato un complice del gambiano Touray Alagie, 22 anni, fermato lo scorso 20 aprile perché ritenuto vicino all’Isis. Il giovane ora in carcere era sbarcato a Pozzallo e dalla Sicilia poi si era diretto in Puglia per raggiungere Napoli. Secondo l’attività investigativa stava progettando un atto terroristico: i due, che erano in contatto, si erano radicalizzati in un campo in Libia dove si trovavano in attesa di imbarcarsi per l’Italia.

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