di Carlo Barbagallo
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a giugno risale e risulta pari al 32,6 per cento, in rialzo di 0,5 punti percentuali su maggio: è quanto rileva l’Istat, diffondendo i dati provvisori e sottolineando come il livello degli under 25 in cerca di occupazione sia nettamente inferiore al massimo raggiunto nel marzo del 2014 (43,5 cento) ma ancora di 13 punti superiore rispetto al minimo toccato nel febbraio del 2007 (quando era 19,5 per cento). Dunque a giugno la disoccupazione torna a salire: si attesta ad un tasso del 10,9 per cento, in aumento di 0,2 punti su base mensile. L’Istat fa notare come la stima delle persone in cerca di occupazione a giugno registri un aumento del 2,1 per cento (+60 mila). Il numero dei disoccupati risulta così pari a 2 milioni e 866 mila.
Dopo tre mesi di crescita, la stima degli occupati registra un calo di 49 mila unità (-0,2 per cento). La diminuzione congiunturale dell’occupazione coinvolge soprattutto gli uomini (-42 mila) e le persone di 35 anni o più (-56 mila). Il calo, spiega l’Istat, si concentra tra i dipendenti permanenti (-56 mila) e in misura più contenuta tra gli indipendenti (-9 mila). Continuano invece a crescere i dipendenti a termine (+16 mila), che aggiornano di nuovo il loro record storico, raggiungendo i 3 milioni 105 mila.
Il Sud e la Sicilia in particolare sono destinati a restare “indietro” rispetto al resto del Paese? Sembrerebbe ipotesi vicina (o vicinissima) alla realtà: i dati che puntualmente rileva l’Istat confermerebbero che l’attualità e la prospettiva non mutano rispetto al passato. Non c’è da rallegrarsi, ma sicuramente non c’è da stupirsi. Il Mezzogiorno rimane l’unica ripartizione geografica con un saldo occupazionale negativo rispetto al 2008. Già nel Rapporto annuale dell’Istat risultava che il Sud non aveva ancora recuperato i livelli pre-crisi, e veniva sottolineato che nel Mezzogiorno la quota di giovani 15-29enni che non studiano e non lavorano, conosciuti con l’acronimo inglese di Neet, era (e rimane) più che doppia rispetto a quella dell’Italia settentrionale. Per il Sud, per la Sicilia le condizioni negative non restano stazionarie ma tendono a raggiungere livelli ancora più che negativi.