L’aeroporto di Fontanarossa in “ostaggio” dei militari di Sigonella

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di Salvo Barbagallo

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Aeroporto di Catania Fontanarossa “Vincenzo Bellini”, un volano per lo sviluppo della Sicilia, i dati lo dimostrano chiaramente: è il primo scalo del Mezzogiorno per traffico totale passeggeri e il secondo scalo italiano per il traffico nazionale. Con oltre nove milioni di passeggeri nel 2017, con in media (2018) duecentoquaranta voli giornalieri (in partenza e in arrivo), con destinazioni in tutti i centri nevralgici d’Europa e nei principali punti dei Paesi dell’area del Mediterraneo, con 50 Compagnie aeree operanti, l’aeroporto di Catania potrebbe costituire il vero hub Euromediterraneo ed oltre. Pur incrementando esponenzialmente il numero dei passeggeri (al 26 luglio 2018, 5 milioni e 354 mila passeggeri, ed è probabile che a fine anno toccherà quota dieci milioni di presenze viaggianti) e dei voli vista la progressiva richiesta delle Compagnie aeree (settantacinque, operanti di linea e charter) lo scalo etneo è destinato a non andare oltre e la sua crescita si bloccherà nel giro di qualche anno. Una prospettiva inevitabile se le competenti Autorità non scendono in campo per favorire lo sviluppo della Sicilia, eliminando le attuali “servitù” che già ne precludono il futuro. Ci riferiamo all’incombente e sovrastante ”ingerenza” militare (italiana e straniera) della vicina base di Sigonella, sede non solo del 41° Stormo dell’Aviazione militare Italiana, ma soprattutto sede “stabile” della Naval Air Station statunitense e, contemporaneamente, sede di apparati NATO. Lo sviluppo dell’aeroporto “civile” di Fontanarossa – che si ammetta oppure no, è così – è nelle mani delle gerarchie militari nazionali e, soprattutto, nelle mani degli “alleati” made in USA.

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Il Radar principale di Sigonella

Una notizia recente, data con risalto, non ha mostrato il risvolto della medaglia: con grande enfasi è stato annunciato: il ripristino ed ammodernamento e le operazioni di certificazione del radar di back-up dell’aeroporto siciliano dell’Aeronautica Militare. Il vecchio radar di riserva è stato sostituito con uno più efficiente allo scopo di assicurare i compiti istituzionali della forza armata nel campo del controllo del traffico aereo nazionale e per non interrompere il supporto giornaliero garantito all’aeroporto civile di Catania Fontanarossa consistente nel servizio di assistenza al volo. La notizia, ovviamente, si riferisce al radar di Sigonella, in quanto l’aeroporto di Catania Fontanarossa è sprovvisto di radar e il traffico civile (questo il risvolto della medaglia) è sotto e permanente controllo dei militari. Con “enfasi” nei comunicati stampa è stato sottolineato che Il Comando aeroporto dell’Aeronautica Militare di Sigonella, oltre a fornire il supporto tecnico-logistico-amministrativo-operativo agli enti ivi rischierati ed in transito (compresi i servizi necessari per il sicuro ed efficace svolgimento delle attività di volo), è responsabile della fornitura dei servizi del traffico aereo all’interno della zona di controllo denominata “Catania Ctr”, che comprende i cieli della Sicilia orientale e dei mari adiacenti, ivi compresi gli aeroporti civili di Catania-Fontanarossa e Comiso e quello militare di Sigonella. Il tutto nel pieno rispetto delle procedure per assicurare il massimo livello di sicurezza del volo. E con enfasi è stato messo in evidenza che L’Aeronautica Militare supporta l’aeroporto di Catania Fontanarossa che è uno degli scali di interesse nazionale con particolare rilevanza strategica: 90 mila gli avvicinamenti assicurati dalla forza armata nel 2017, mentre nel 2018 si prevede di superare i 100 mila. In questo scenario, in considerazione del fatto che Fontanarossa si trova nella zona di controllo (Ctr) di Sigonella, sono continui gli interscambi dell’Aeronautica Mlitare con l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac), l’Ente nazionale per l’assistenza al volo (Enav) e la Sac, lo società che gestisce lo scalo di Fontanarossa, sia per ottimizzare le interagenzie delle attività volative che per analizzare le eventuali modifiche all’attuale architettura dello spazio aereo in previsione futura (…) l’ammodernamento del nostro radar è stata un’azione necessaria per essere pronti a qualsiasi eventualità al fine di garantire il costante assolvimento dei compiti assegnati, tendendoci continuamente aggiornati ed ampliando il nostro campo di azione per una reale e sinergica utilità ed integrazione con tutte le altre Forze Armate e con le varie istituzioni insistenti sul territorio, sia esse pubbliche che private (…).

Un radar “tuttofare”, quello di Sigonella, che principalmente deve assolvere ai “compiti militari”, e di certo “militarmente” il lavoro non manca tenendo nel debito conto quanto è di stanza “ufficialmente” nel vero e unico hub mediterraneo: i velivoli del 41° Stormo, i velivoli, i gruppi di elicotteri, i droni Predator e Global Hawks USA , poi gli aerei NATO con presenza “fissa” periodica.

Già è più che impegnativa l’attività operativa “quotidiana” dei droni USA, anche se le “missioni” sono tenute segrete. Franco Iacch in un suo servizio del 13 aprile scorso si “Analisi Difesa” scriveva: (…) Fin dal 2011, i droni Global Hawk decollano da Sigonella in operazioni Imagery Intelligence e Battlefield Airborne Communications Node. L’AGS di Sigonella è composto da due segmenti: quello aereo basato sulla piattaforma robotica Hale, High-Altitude Long-Endurance Unmanned Aircraft System, Globak Hawk RQ-4 Block 40 e quello a terra a cui è demandata sia la capacità di controllo della missione che l’analisi, distribuzione ed archiviazione dei dati. Sigonella ospita sia il MOS o Mission Operation Support che l’Air Vehicle Missions Command and Control (AVMC2), compreso l’intero apparato logistico. Il segmento aereo del programma AGS si basa sul drone RQ-4, in grado di volare ad altitudini massime di 60.000 piedi per più di 32 ore a velocità prossime ai 340 nodi, ben al di sopra dello spazio aereo occupato dal traffico commerciale. L’RQ-4 può operare a duemila miglia nautiche dalla sua base operativa principale. E’ ritenuta la migliore piattaforma robotica esistente per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione in grado di sorvegliare in un solo giorno centomila chilometri quadrati di terreno. Il radar ad apertura sintetica ad alta definizione MP-RTIP, è in grado di rilevare e tracciare ogni oggetto a terra e missili da crociera a bassa quota (…).Nella lotta antisommergibile nel Mediterraneo e nel Nord Atlantico, la US Navy utilizza i vettori con capacità Elint, Electronic signals intelligence, schierati in turnazione in quella che è definita Hub of the Med. Sigonella, in Sicilia, ospita permanentemente una forza di pattugliamento marittimo in rotazione semestrale per monitorare il movimento navale russo nel Mediterraneo (…). Questa estrapolazione del reportage di Franco Iacch per sottolineare una parte “irrisoria” di quel che è conosciuto dell’attività della Naval Air Station, base autonoma di Sigonella.

Il quotidiano “La Repubblica” del 21 giugno scorso apriva la sua prima pagina con l’inquietante titolo “Libia, la guerra segreta dei droni partiti da Sigonella”, con seguito nelle intere seconda e terza pagine dove si specifica meglio (sempre nel titolo di testa) “La guerra segreta dei droni, svelati 550 raid USA in Libia quasi tutti da Sigonella”. E nel contesto dell’inchiesta, a firma di Gianluca Di Feo, una frase abbastanza significativa: (…) La senatrice Roberta Pinotti, ministra della Difesa dal 2014 sino allo scorso primo giugno, si è limitata a precisare a Repubblica: “Come ho dichiarato in Parlamento, il governo ha autorizzato di volta in volta le richieste americane di usare la base di Sigonella per compiere attacchi con droni contro obbiettivi terroristici in Libia e per l’operazione del 2016 contro l’Isis a Sirte. Non sono mai stati segnalati danni collaterali, né vittime civili”. I vertici statunitensi dal 2011 in poi hanno ribadito che lo schieramenti di Predator e Reaper contribuiva a limitare i “danni collaterali” perché i droni possono colpire con “precisione chirurgica”. Non è mai stato provato che i raid americani abbiano causato la morte di civile. Un dossier diffuso ieri dal centro di monitoraggio inglese Airwars e dal tink tank New America sostiene che i bombardamenti in Libia dal 2012 abbiano provocato tra 244 e 398 vittime civili (…).

Quanto presentato costituisce un “dettaglio” su ciò che rappresenta la base di Sigonella, e un “dettaglio” del perché l’aeroporto internazionale “civile” di Catania Fontanarossa ne subirà (come già ne subisce) le conseguenze: limitazione dei voli “civili” per non “interferire” con le operatività (h24) dei mezzi aerei militari (italiani e stranieri…).

Maristaeli

Fin troppo “soffocato” dalla presenza militare, l’aeroporto “Vincenzo Bellini”, fin troppo tenuto in “ostaggio” dai militari lo sviluppo della Sicilia che passa per lo scalo aeroportuale del capoluogo etneo. Va ricordato che nell’area di Fontanarossa, a stretto contatto dell’unica pista di atterraggio, insiste la gloriosa Maristaeli, la base “Mario Calderara” della Marina Militare, con il 2º e il 3º Gruppo elicotteri e la 2ª Sezione Volo Elicotteri della Guardia costiera. L’aeroporto di Fontanarossa è inoltre sede del 12° Nucleo elicotteri carabinieri, di una Sezione aerea della Guardia di Finanza, di un Nucleo elicotteri Vigili del Fuoco, della Scuola di volo “Aeroclub di Catania”.

Il “tutto” sotto la vigilanza del radar di Sigonella… Radar che all’aeroporto di Catania Fontanarossa non sarà mai permesso d’avere. Anche questa una “diversità” tutta Siciliana.

Ma ministri e governanti (nazionali e regionali) in che termini valutano lo “sviluppo” della Sicilia?

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