Mediterraneo, la “sfida globale” è iniziata: da domani grandi manovre della Flotta russa

L'ammiraglio Vladimir Koroliov
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di Salvo Barbagallo

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Scrivevamo ieri mattina su questo giornale che le grandi Potenze potrebbero giocare la loro “sfida globale” nelle acque del Mediterraneo, vista la consistente presenza di navi statunitensi, russe, e (addirittura) cinesi, oltre quelle (presenza consueta) della Nato (Turchia in testa, eccetera). Neppure il tempo di pensare che forse l’ipotesi poteva apparire azzardata, che alle 15. 15 della stessa giornata di ieri una nota dell’Agenzia Ansa informava che “Esercitazioni su larga scala delle forze navali e aerospaziali russe si svolgeranno dall’1 all’8 settembre del 2018 nel Mar Mediterraneo sotto il comando del capo di Stato maggiore della Marina, ammiraglio Vladimir Koroliov”. L’Ansa riprendeva una informazione fornita dallo stesso ministero della Difesa russo che, fra l’altro, precisava “che si prevede il dispiegamento di “25 navi da guerra e battelli di supporto guidati dall’incrociatore missilistico Maresciallo Ustinov”, aggiungendo e specificando che “nello spazio aereo internazionale, attività di addestramento saranno messe in atto con circa 30 jet, tra cui i bombardieri strategici missilistici Tu 160, gli aerei antisommergibili Tu 142 Mk e II 38, i caccia Su 33 e Su 30Sm dell’aviazione Marina”.

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Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non sottolineare – come riporta ancora l’Agenzia Ansa – quanto affermato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in previsione di un possibile attacco degli Stati Uniti alla Siria che potrebbe avere “conseguenze imprevedibili e arrecherebbe un grave colpo al processo di pace in Siria e alla sicurezza globale del quale è impossibile prevedere le conseguenze del giocare con il fuoco”.

Così mentre l’Europa litiga sulla “missione Sophia”, nello scenario del Mediterraneo le “sfide” possono anche degenerare in qualcosa di irreversibile per la pace nel mondo. E tutto ciò, ovviamente, nella consapevolezza dell’indifferenza generale, l’attenzione indirizzata verso problematiche che la politica europea non mostra la volontà di trovare adeguate soluzioni.

E tutto ciò dimenticando posizione e ruolo d’Italia nel contesto dell’area del Mediterraneo, dimenticando che la base militare più avanzata degli USA è in Sicilia a Sigonella, da dove decollano giorno e notte verso obbiettivi ignoti, ma nell’altra sponda del Mediterraneo, i droni statunitensi Predator; e dimenticando pure la pericolosa situazione in Libia, a due passi dalla Sicilia, con Tripoli che “brucia”, come scrive il quotidiano Il Mattino, e con il Governo italiano preoccupato che i nuovi venti d’instabilità che soffiano dalla Libia possano far ripartire nuovamente i migranti verso i nostri porti, senza tenere nel debito conto che può accadere di peggio. Una situazione incandescente che, forse inconsapevolmente, si tende a sottovalutare.

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