UGL denuncia “scandalo Interporto Catania”

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Con una sua nota l’UGL Catania mette in evidenza la paradossale situazione dell’Interporto etneo, che da tempo passa quasi inosservata.

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Ecco cosa sostiene l’UGL:

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Dal 2006 a Catania c’è un polo logistico, in parte ancora da consegnare, con un’area intermodale ancora oggi da costruire. Distanti tra loro almeno 2 km e non collegati come giusto che sia, poiché l’avveniristica “strada 4.5” (così chiamata per via del costo di realizzazione di 4 milioni e mezzo di euro) in parte sopraelevata, che dovrebbe tenerli in comunicazione, è solo un progetto sulla carta. A gestire tutto questo una società a totale partecipazione pubblica, in cui la Regione fa la parte del leone, che viaggia sempre a rischio default ed impiega solo in terra etnea 13 lavoratori (già due volte in cassa integrazione) fortemente preoccupati anche perché solo da pochi giorni hanno ricevuto con ritardo 3 stipendi, mentre all’appello mancano luglio e la 14^. L’interporto di Catania, nel panorama nazionale, è un fatto più unico che raro essendo parecchio lontano dal porto, non troppo vicino all’aeroporto, distante sia dall’autostrada che (eccetto l’intermodale) dalla ferrovia. Una sorta di cattedrale nel deserto che trova il suo culmine in un paradosso, come quello degli uffici amministrativi dislocati in altra sede presa in affitto 14 anni fa. I nuovi locali, costruiti di recente nell’area logistica che si trova nella zona industriale, sono pronti e collaudati, ma bloccati da un braccio di ferro tra la Società Interporti Siciliani e la Tecnis che li ha realizzati e finiti nel 2015, per una penale rigettata ed una fattura non pagata. In tutto questo 2,5 milioni di euro per risolvere il contenzioso che, pur essendo iscritti in bilancio (senza di essi il consuntivo sarebbe in disavanzo), non si trovano in cassa dove invece dovrebbero essere. Intanto l’interporto continua a non produrre entrate, al netto delle poche decine di migliaia di euro ricavate dall’affidamento in gestione di una parte, ma solo uscite dovute in gran parte al costo del lavoro di circa 800 mila euro l’anno, ma anche nel tempo degli emolumenti liquidati agli amministratori (dalla fine degli anni ’90 quando erano in 11 nel consiglio d’amministrazione, ad oggi quando vi è un solo amministratore unico). Soldi che, manco a dirlo, sono stati impegnati anche per pagare il consueto stuolo di consulenti per quello che, negli annali, rientra nel novero delle principali incompiute siciliane e corre il serio rischio di fallire prima ancora di cominciare. A snocciolare gli impietosi dati, in un’attenta analisi, è la Ugl di Catania che lancia un grido di allarme nei confronti dei soci, chiedendo una netta inversione di rotta per scongiurare un possibile fallimento e la perdita di una occasione di sviluppo per l’intera Sicilia orientale, oltre ad una nuova emorragia di posti di lavoro. “La vicenda dell’interporto rappresenta uno scandalo in piena regola nel panorama siciliano e non solo, perché 17 anni ed una pioggia di contributi europei non sono bastati per completare il sito che, anche se innaturale e concepito male nella sua conformazione fisica, potrebbe comunque essere uno dei principali snodi in vista dell’attivazione delle zone economiche speciali in Sicilia – afferma il segretario generale territoriale Giovanni Musumeci. Invece da una parte oggi stiamo assistendo ad una grottesca situazione per la consegna di alcune strutture, la gara per la gestione del polo logistico è andata deserta e non è stata più bandita, per la realizzazione dell’area intermodale si sta attendendo l’esito delle procedure del bando da 29 milioni di euro che prevedono anche la revisione del progetto e la strada che dovrebbe collegarli esiste solo sulla carta. Non vi è neanche uno straccio di accordo con Reti Ferroviarie Italiane per l’utilizzo dei binari. In altri posti in quasi 20 anni, di interporto, ne avrebbero fatto un altro nuovo per l’obsolescenza del primo, mentre qua ancora siamo quasi all’anno zero con pesanti ombre sulla gestione finanziaria della società per i troppi soldi andati in fumo. Ci sono zone d’ombra legate in particolare alle gestioni passate che la magistratura, soprattutto la Corte dei conti, non può non verificare visto che la vergogna è ormai sotto gli occhi di tutti – continua il segretario. Ci appelliamo alla Regione Siciliana, ed al presidente Nello Musumeci, perché intervenga pesantemente sulla questione, visto che non è più tollerabile alcuno spreco di denaro pubblico tale da continuare a frenare la crescita economica di un contesto, come quello di Catania e dell’intero est isolano, già in grande difficoltà e provocare ricadute negative nell’ambito occupazionale dove già sono stati persi troppi posti di lavoro. Come Ugl – conclude – crediamo fortemente nella funzione degli interporti e siamo pronti a lavorare con chi la pensa come noi, per cancellare anche questo triste primato che penalizza la Sicilia.”

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