di Camilla Bottin
Possiamo definirti a tutti gli effetti una scrittrice di thriller ad alta tensione. Non è di certo facile la scelta di questo genere letterario, bisogna pianificare tutto nei minimi dettagli: la chiave di tutto è la preparazione all’esecuzione del crimine, che poi va svelato poco per volta coinvolgendo in un continuo crescendo della tensione e un forte coinvolgimento emotivo. Vuoi raccontarmi come strutturi mentalmente questo percorso prima di accingerti alla stesura vera e propria del romanzo?
I miei romanzi nascono da un incipit che può essere un fatto di cronaca, un luogo particolare o addirittura un sogno che annoto il mattino seguente nel mio piccolo taccuino tascabile dove scrivo qualunque idea mi venga in mente. Attorno a questo spunto iniziale costruisco una storia dove alcuni personaggi cominciano a prendere forma ed anima, così come le ambientazioni dentro le quali essi si muovono. Per rendere credibile e reale la vicenda devo avvalermi di approfondite ricerche su varie tematiche, ma il vero segreto dei miei thriller è che spesso le storie prendono una loro strada a mano a mano che si sviluppano, a volte in modo completamente diverso dalla struttura pensata inizialmente.
A prima vista la trama di “Sulla tua pelle” trae alcuni elementi connaturati alla tua vita reale, dall’attore Mattew Toso (è forse Matteo Tosi?) all’ambiente delle sfilate che frequenti per via della sorella che è stilista. Quanto ti piace rivelare di te stessa quando scrivi? Rivedi alcune tue caratteristiche nei protagonisti? Come ti immagini Joe Lake, lo pseudonimo che usi, se fosse un uomo in carne ed ossa?
Il mio ultimo romanzo “Sulla tua pelle” edito dalla casa editrice Freccia d’Oro è ambientato effettivamente nel mondo della moda animato da sfavillanti sfilate, donne bellissime e abiti incantevoli. Essere la sorella di una stilista mi ha agevolato nella stesura di questo thriller poiché mi ha permesso di avere un’ottica non soltanto da spettatrice, ma di conoscere anche i retroscena che muovono quel mondo effimero e a volte inquietante.
La caratterizzazione dei personaggi, non soltanto in questo romanzo ma in linea generale, prende spesso spunto dalla realtà. Le persone che mi circondano possono infatti ispirarmi nella creazione sia dei protagonisti che dei soggetti secondari. Un elemento dell’aspetto fisico o caratteriale può entrare a far parte del personaggio per renderlo più credibile.
Ho scelto questo pseudonimo maschile proprio per estraniarmi da me stessa in quanto donna e poter scrivere con un’ottica anche maschile.
Se Joe Lake fosse un uomo in carne ed ossa, sarebbe sicuramente uno scrittore di thriller acuto e determinato, amante della birra e del buon vino che sa alternare modi rudi ad atteggiamenti gentili. Un uomo, dunque, misterioso ed affascinante sia per la sua personalità che per il bell’aspetto fisico.
Nei tuoi libri affiora spesso sullo sfondo il Veneto, la città di Venezia in particolare ma anche il Monastero degli Olivetani sui Colli Euganei. Spiegaci dove è protagonista dell’ambientazione e come hai “vissuto” questi posti.
Il Veneto è la regione in cui sono nata e vivo attualmente, quindi mi viene spontaneo ambientare le storie nei posti che conosco bene. Rendere credibile un ambiente è molto importante; agli occhi del lettore la località deve apparire veritiera poiché i personaggi si muovono tra strade, vicoli, palazzi e città che effettivamente esistono. Comprendi, dunque, perché scelgo spesso città come Padova, Venezia e i Colli Euganei, luoghi a me familiari. Per quanto riguarda il mio ultimo romanzo “Sulla tua pelle” ho sconfinato un po’ verso le terre del Polesine; la storia inizia, infatti, a Comacchio, incantevole cittadina che ricorda Venezia e i suoi canali.
Il Monastero degli Olivetani è citato effettivamente sia in questo thriller che nel precedente dal titolo “Cannibalism” proprio per la sua peculiarità: antiche rovine dominano sulle alture del Colli Euganei creando un’atmosfera inquietante e misteriosa soprattutto per chi le visita di notte.
In Virtual Life hai messo di fronte all’altro due mondi paralleli, la vita reale e quella fittizia creata dalla Rete. Spiegami come hai dato vita a questa contrapposizione e come nel thriller arrivano a una commistione davvero pericolosa.
“Virtual Life” è il mio terzo romanzo pubblicato; un thriller fantascientifico ambientato nel mondo interattivo. La tecnologia ultimamente ci connette sempre di più alla rete, facendoci vivere in un mondo parallelo a quello reale. Ambientando Virtual Life in un futuro non molto lontano ho immaginato che questa connessione avvenisse automaticamente tramite un microchip impiantato nel cervello umano. Cosa succederebbe se qualcuno facesse circolare un virus in rete capace di costringere la popolazione ad eseguire le stesse follie pericolose che compie nella sua vita virtuale?