di Salvo Barbagallo
Palermo è blindata (oltre 2000 agenti impegnati per garantire sicurezza) per il summit sulla Libia, ma in mattinata (oggi 12 novembre) ancora non è noto se i “personaggi importanti” che dovrebbero prendere parte alla “Conferenza” saranno presenti, oppure no. Un alone di mistero “fasullo” aleggia su questo vertice che, nelle “speranze” di un’Italia che tende a ritagliarsi un ruolo nelle questioni del Mediterraneo, dovrebbe produrre soluzioni alla crisi che dilania la Libia del “dopo Gheddafi”.
Ma come può risolversi una profonda crisi in una manciata di ore di discussioni, quando i “veri” protagonisti sono assenti o non mostrano intenzioni di “riconciliazione”? Il programma del summit prevede questo iter: oggi (lunedì 12 novembre) alle ore 19 il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, accoglie a Villa Igiea i Capi Delegazione; subito dopo (ore 20) seguirà una cena di lavoro (?). Domani (martedì 13 novembre) il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte alle ore 9.40 accoglie a Villa Igiea i Capi delegazione; dopo un’ora (10.55) foto di famiglia. Alle ore 11 avrà inizio la Sessione plenaria dei Capi Delegazione, per concludersi due ore dopo (ore 13). La conclusione dei lavori è prevista per le 13,30-14, e subito dopo si terra la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Se la “scaletta” del programma è quella presentata e se i lavori saranno positivi, bisognerà dare un “premio” particolare ai partecipanti: in un paio d’ore “tutto” rimesso a posto e in Libia tornerà la pace. Ma andrà così? Ne dubitiamo.
Alla vigilia del summit era prevista la presenza del presidente egiziano Al-Sisi, del premier russo Medvedev, del segretario di Stato degli USA Mike Pompeo, della cancelliera Angela Merkel, del premier algerino Ahmed Ouyahia, del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, del ministro della Difesa turco Hulusi Akar, del rappresentante speciale del segretario delle Nazioni Unite per la Libia Ghassan Salamé, di numerosi ministri degli Esteri dell’area euro mediterranea, di delegazioni provenienti da tutto il mondo e, ovviamente, di responsabili del Governo italiano, Dei due principali e antagonisti protagonisti delle vicende degli ultimi tempi del territorio conteso dalla fine di Muammar el Gheddafi, incerta la presenza di Fayez al Sarraj, capo del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli (voluto e imposto dall’ONU), assente il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito Nazionale Libico. La lista dei “personaggi importanti” presenti a Villa Igiea sicuramente sarà resa nota in tarda giornata, tenuto conto che fino a stamane il Premier Conte si trovava a Roma per un vertice a Palazzo Chigi con i due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini per fare il punto sul decreto fiscale e sulla manovra in vista della lettera di risposta da inviare a Bruxelles. Ed è giallo anche su una presunta visita del Premier italiano a Bengasi nell’intento di assicurarsi la presenza a Palermo del generale Khalifa Haftar, restio alla trasferta siciliana, restio a sedersi al tavolo con i rappresentanti del Qatar e di una fazione, il Libyan Fighting Group, secondo Haftar “legata ad al-Qaeda”.
Ma già nei giorni precedenti al summit 10 partiti politici libici (National Forces Alliance (NFA), National Front, Centrist Youth Stream, Al-Watan, Taghyeer, Yes Libya Movement, Democratic Civil bloc, Movement of the Future, Libyan Federal Assembly e National Federal Bloc. Peraltro, la NFA è il gruppo di Mahmoud Jibril, già a capo del Consiglio Nazionale di Transizione libico a Tripoli, dopo la rivoluzione del 17 febbraio e prima alla guida dell’Ufficio per lo Sviluppo economico nazionale sotto Muammar Gheddafi) hanno protestato per non essere stati invitati alla “Conferenza”.
Un Vertice-flop o una manovra politica in vista di “altri” appuntamenti più riservati fra le opposte forze in campo? Al momento l’interrogativo principale (a nostro avviso) è e rimane: a chi e cosa sta servendo questo (pseudo) incontro nel capoluogo di una Sicilia “assente” alle problematiche dell’area del Mediterraneo?