di Salvo Barbagallo
Molto significativo il pensiero del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sull’informazione: “… ha un grande valore la libertà di stampa, perché anche leggendo cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere …”. Ma in Italia e nel mondo c’è “veramente” libertà di Stampa? L’interrogativo si pone in riferimento ai mass media importanti, quelli a maggiore diffusione, quelli che (alla fine) influiscono e “indirizzano” le opinioni “generali”, da una parte o dall’altra degli steccati sociopolitici. La stampa delle “piccole nicchie”, ovviamente, non fa gioco nel quadro complessivo.
Così, mentre da un canto riteniamo più che giusto apprezzare le parole del Capo dello Stato, dall’altro canto viene spontaneo chiedersi, in riferimento al summit sulla Libia che si tiene a Palermo, il “perché” questo “evento” sia stato “emarginato” dalle prime pagine dei quotidiani nazionali che oggi (13 novembre) si mostrano tutti (o quasi tutti) a “fotocopia” negli avvenimenti che presentano. Certamente l’argomento “Tav” rispecchia un momento particolare per la vita del Paese, e quindi opportuno trattarlo come merita; comprensibile anche l’ampio spazio dato al “papà” dell’Uomo Ragno, Stan Lee, ma la (quasi comune) scelta di “relegare” nelle pagine interne (anche se con spazio più o meno ampio) il Vertice che si sta tenendo nel capoluogo della Sicilia, in fondo suscita una serie di perplessità.
Probabilmente e nonostante la qualificata e “consistente” presenza di protagonisti che (in un modo o in un altro) hanno a che vedere con il destino della Libia, a conclusione degli incontri in suolo Siciliano, non si giungerà a risultati decisivi. È innegabile (volenti o nolenti) che l’iniziativa del Governo Italiano ha una sua valenza: piccolo o grande il passo che viene fatto per portare stabilità a un “vicino” Paese dilaniato dalle guerre interne, è innegabile che una “traccia” questo “passo” la lascia. Un “precedente” che, comunque, può considerarsi “propedeutico” per eventuali sforzi futuri in direzione “pacificazione” Libia. Non voler dar peso all’iniziativa voluta dal premier Giuseppe Conte, potrebbe voler dire “negare” all’Italia un ruolo in sede internazionale, potrebbe voler dire relegare l’Italia a un ruolo “passivo”, al seguito delle volontà che altri Paesi potrebbero imporre.
Che l’attuale Governo del nostro Paese non sia gradito in Europa è un dato di fatto, così come all’interno non gradito appare al vecchio establishment che detiene ancora tutti (o quasi tutti) i gangli del potere (burocratico e altro). Che l’attuale Governo percorra strade in salita (commettendo errori) è un altro dato di fatto, ma sottovalutare quanto sta accadendo a Palermo è una buccia di banana sulla quale non si dovrebbe scivolare. La grande stampa rispecchia pienamente i forti contrasti (meglio dire, le forti contrapposizioni) che serpeggiano in Italia, e spontaneo sorge il dubbio che ci sia una volontà (aliena?) che tende ad alimentare queste contrapposizioni. Come se si volesse cercare uno scontro.
La Libia ha da sempre un “posto” particolare nella vita del nostro Paese: da privilegiato Stato “vicino di casa”, fonte primaria energetica e di interscambi, a pericoloso territorio dal quale si diparte il (pilotato) flusso (mai interrotto) dei migranti, culla di un occulto e minaccioso jihadismo. Non sappiamo cosa realmente abbia trattato il premier Conte con il generale Khalifa Haftar e con Fayez al Sarraj, capo del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli (voluto e imposto dall’ONU). Di certo la presenza di personaggi (fra i tanti) come il presidente egiziano Al-Sisi, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il premier russo Dimitri Medvedev, il vice-ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, il premier algerino Ahmed Ouyahia, l’ambasciatore statunitense David Satterfield, il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, il presidente della Tunisia Beji Caid Essebsi e il premier algerino Ahmed Ouyahia, non ha avuto finalità conviviali.
Dunque: per chi è “scomoda” la presenza dell’Italia “protagonista” nel contesto internazionale?