Processo Marra, Pm romani: Condannate Virginia Raggi a 10 mesi

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AGGIORNAMENTO 10 NOVEMBRE ASSOLTA

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[AdnKronos]

 

Condannare la sindaca di Roma a 10 mesi con la concessione delle attenuanti generiche. E’ questa la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo al processo a Virginia Raggi , imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma. La procura di Roma non ha dubbi: il movente del reato ipotizzato dai pm durante l’udienza del processo è che la sindaca di Roma mentì sulla nomina di Renato Marra perché con l’allora codice etico vigente del M5S, nel 2016, si sarebbe dovuta dimettere.

Secondo Ielo, “Marra ci ha messo la manina ma la sindaca sapeva“. Per il procuratore aggiunto la sindaca avrebbe mentito nella risposta alla responsabile Anticorruzione del Campidoglio in merito alla nomina di Renato Marra perché il fratello Raffaele, capo del personale era “l’uomo-macchina, senza di lui non si andava avanti”, era fondamentale per il funzionamento dell’amministrazione capitolina e quindi “andava protetto”.

Per i pm, inoltre, la sindaca ha dovuto mentire e dire il falso per non rischiare di ritrovarsi indagata e doversi quindi dimettere secondo le regole del codice etico M5S in vigore nel 2016. “Questo spiega il movente di quel falso”, hanno concluso il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto procuratore Francesco Dall’Olio. Il regolamento interno ai 5Stelle infatti, nella sua versione precedente prevedeva che bastasse essere indagati per doversi fare da parte, con l’ineleggibilità o se già eletti, con le dimissioni. E con questa motivazione, oggi il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha chiesto l’acquisizione agli atti del vecchio codice etico del Movimento.

COSA RISCHIA – Dal canto loro, i grillini sono netti. Se domani il verdetto Raggi dovesse essere la condanna in primo grado, il M5S terrà la linea dura. Dunque dimissioni subito, e, in caso di mancato passo indietro, ‘cartellino rosso’: per i 5 Stelle l’espulsione sembra l’unica via praticabile. I vertici del M5S non si sbilanciano ufficialmente sul destino della prima cittadina e su un eventuale piano B anche per “non influenzare i giudici”. Ma ai piani alti del Movimento la strada in caso di condanna sembra già tracciata: “Per il M5S sarebbe inevitabile il ritorno alle urne“, spiega all’Adnkronos una fonte governativa 5stelle.

LA TESTIMONIANZA DI RAINERI – L’udienza del processo è iniziata questa mattina con l’audizione dell’ex capo di gabinetto del Campidoglio, Carla Raineri , che restò in carica circa un mese per poi dimettersi. Stando a Raineri “Raffaele Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco”. Marra e Salvatore Romeo, il primo vice capo di gabinetto, il secondo capo della segreteria politica nell’agosto del 2016, “si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante – ha spiegato Raineri – Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato”.

Marra, ha raccontato l’ex capo di gabinetto, “aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca”. Quindi ha spiegato che era stato ribattezzato “eminenza grigia, Richelieu, per sottolineare la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin“. “Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine” ha sottolineato Raineri.

LA REPLICA DI RAGGI – Dopo l’intervento di Raineri e la pronuncia del pm, la sindaca Raggi ha chiesto di poter replicare alla testimonianza di Raineri che ha definito “surreale“. “Siamo in questo processo a parlare di un mio presunto falso e invece ci siamo trovati a parlare di rapporti a tratti simili a gossip – ha detto la prima cittadina di Roma replicando in aula alle parole del suo ex capo di Gabinetto -. Non ho mai replicato alle sue interviste perché sono il sindaco e non credo di dovere dare corso a ulteriori gossip ma questo gossip ora entra nel processo e mi trovo costretta a fare delle precisazioni”. Secondo Raggi, “sono state dette cose palesemente contrarie al vero”.

Quanto alla richiesta di condanna a 10 mesi avanzata da Ielo, Raggi ha rimarcato che “nella prassi esplicativa l’espulsione non fu mai applicata, sia per Pizzarotti sia per Nogarin. Pizzarotti fu sospeso per non aver comunicato le indagini a suo carico. Se fosse stato come sostiene il pm non mi sarebbe stata consentita nemmeno la candidatura. La prassi del codice etico era diversa”.

DOMANI IL VERDETTO – La grana, per il Movimento Cinque Stelle, rischia di esplodere domani, con la sentenza di primo grado del processo Raggi. Oggi il capo pentastellato Luigi Di Maio ha chiarito che in caso di condanna della sindaca di Roma sarà applicato il codice etico, che prevede le dimissioni. Per i Cinquestelle, dunque, la partita, in caso di verdetto sfavorevole, sarebbe chiusa: condanna uguale via dal Campidoglio. A quel punto starebbe solo alla sindaca e alla sua maggioranza decidere se andare avanti senza la bandiera del Movimento, ‘traslocando’ al gruppo misto. Sempre che riesca a mantenere i numeri per non far cadere la giunta.

IL PIANO B – In queste ore, si stanno rincorrendo inoltre voci di piani B in seno al M5S per tenere in vita la giunta e la sindaca, in caso il verdetto dovesse essere di condanna. Anche perché, osservano in molti, c’è l’avanzata della Lega che potrebbe spodestare il Movimento dalla Capitale. Ma i vertici chiariscono all’Adnkronos “che le regole saranno applicate senza indugio”. Smentita, invece, l’iptoesi circolata sulla stampa di una consultazione online per decidere il destino della sindaca.

 

 

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